Epatite A: sintomi, cause e trattamento dell’HAV

L’epatite A è un’infezione del fegato causata dal virus dell’epatite A, il virus HAV. Si tratta di una malattia molto contagiosa che si sviluppa quando la persona entra inconsapevolmente in contatto con l’agente patogeno, nella maggior parte dei casi mangiando cibi o bevande contaminati

Non sempre la malattia si manifesta, ma quando lo fa può causare affaticamento, nausea, mal di stomaco e ittero.

Il modo migliore per prevenirla è attraverso il vaccino.

Epatite A, che cos’è 

L’epatite è un processo infiammatorio e infettivo a carico del fegato, caratterizzato da una distruzione, più o meno estesa, delle cellule epatiche.

Esistono varie forme di malattia, causate da fattori diversi, virali e non.

Fra le forme virali, c’è anche l’epatite A che, come dice il nome stesso, è provocata dal virus dell’epatite A, chiamato anche HAV.

La malattia è presente in tutto il mondo: in alcune zone è epidemica (soprattutto nei paesi poveri e con scarse condizioni igieniche), cioè riguarda un numero consistente di persone, mentre in altre è presente in forma sporadica.

Il virus HAV può sopravvivere fuori dal corpo per mesi.

Epatite A sintomi

L’epatite A non sempre si manifesta: in alcuni casi, è silenziosa e dunque non dà segni della sua presenza, specie nei bambini (gli adulti hanno maggiori probabilità di avere sintomi rispetto ai bambini).

Oppure si manifesta in modo talmente lieve che la persona non si accorge di nulla.

Se si sviluppano sintomi, di solito essi compaiono da due a tre settimane dopo l’infezione e durano in media una-due settimane, anche se alcune persone possono ammalarsi fino a sei mesi dopo e in alcuni casi la malattia può trascinarsi per due mesi.

Le manifestazioni, quando presenti, possono includere:

  • pelle e/o occhi gialli (ittero);
  • mancanza di appetito;
  • malessere;
  • stomaco “sottosopra”;
  • nausea e/o vomito;
  • mal di stomaco;
  • febbre;
  • urina scura e/o feci chiare;
  • diarrea;
  • dolori articolari;
  • sensazione di stanchezza;
  • prurito.

Questa epatite causa raramente complicanze.

Queste si verificano soprattutto in persone che hanno altre malattie epatiche e sono anziane, con età superiore ai 65 anni.

Il pericolo più grave è rappresentato dall’insufficienza epatica, che talvolta può essere anche molto grave.

Epatite A: si guarisce?

A differenza di altre forme di epatite, come la C e la B, l’epatite A si manifesta solo in forma acuta e non cronicizza mai: i soggetti colpiti guariscono sempre.

Solo in rari casi, subentrano conseguenze serie.

Una volta guariti dalla malattia, non ci si può più riammalare perché si sviluppano gli anticorpi specifici, che proteggono dalla patologia per tutta la vita.

Un soggetto può diffondere il virus HAV anche se non ha sintomi? Purtroppo, sì: l’epatite A è molto contagiosa e le persone, in particolare i bambini, possono diffondere l’infezione anche se non hanno manifestazioni.

Fra l’altro, occorre sapere che un individuo infetto può trasmettere il virus dell’epatite A ad altri fino a due settimane prima della comparsa dei sintomi.

Trasmissione epatite A

Il virus dell’epatite A si trova nelle feci e nel sangue delle persone infette.

La trasmissione del virus può avvenire principalmente attraverso due vie:

– per via oro-fecale, ossia attraverso il consumo di acqua e cibi crudi o poco cotti contaminati: la contaminazione del cibo da parte di questo virus può avvenire in qualsiasi momento, durante la crescita, la raccolta, la lavorazione, la manipolazione, la preparazione degli alimenti. I prodotti più a rischio da questo punto di vista sono i frutti di mare e i molluschi allevati in acque contaminate da scarichi fognari contenenti il virus. Nemmeno frutta e verdura però sono immuni. La cottura rappresenta l’unica misura efficace per eliminare o inattivare il virus HAV dai prodotti freschi. La contaminazione di cibo e acqua si verifica più spesso nei paesi in cui l’epatite A è endemica;

-contatto da persona a persona: questa forma di epatite può essere trasmessa dal contatto ravvicinato e personale con una persona infetta, per esempio attraverso alcuni tipi di contatto sessuale (come il sesso orale-anale), l’assistenza a qualcuno che è malato, la cura di neonati. Il virus, infatti, è presente nelle feci da 7-10 giorni prima della comparsa dei sintomi e fino a una settimana dopo. Se si entra in contatto con le feci di un soggetto infetto, dunque, ci si può ammalare a propria volta. Occorre considerare che il virus rimane anche nel sangue, sebbene per pochi giorni. La malattia, dunque, può essere trasmessa anche attraverso il contatto con sangue infetto, anche durante rapporti sessuali.

I fattori di rischio 

Alcuni gruppi di persone sono a più alto rischio di contrarre l’infezione e di avere una malattia grave se contraggono il virus HAV.

Ecco quali:

  • viaggiatori internazionali;
  • uomini omosessuali, che hanno rapporti con persone dello stesso genere;
  • persone che fanno uso di droghe;
  • lavoratori con un rischio professionale di esposizione;
  • soggetti senza fissa dimora e che vivono in scarse condizioni igienico-sanitarie;
  • individui con malattie epatiche croniche, tra cui epatite B ed epatite C;
  • persone con HIV.

Come si scopre l’epatite A

Se si ha il dubbio di essere stati esposti al virus HAV, è bene rivolgersi al proprio medico o alla propria Asst il prima possibile.

In questo modo, si possono ricevere indicazioni precise e mirate in merito ai comportamenti da seguire anche in base alle proprie condizioni di salute e alla propria età.

Un medico può determinare la presenza di epatite A semplicemente analizzando gli eventuali sintomi presentati dalla persona e prescrivendo un esame del sangue per la ricerca degli anticorpi contro il virus che causa l’epatite A.

Epatite A cura

In genere, la malattia dura una-due settimane.

Solo in una minoranza di casi si protrae più a lungo (anche alcuni mesi).

In ogni caso, per trattare i sintomi dell’epatite quando presenti, i medici di solito raccomandano di riposare il più possibile, per non accentuare il malessere e la stanchezza.

Sì anche a seguire un’alimentazione sana e leggera, povera di alimenti pesanti e grassi e di alcol, così da non appesantire ulteriormente il fegato, e a introdurre molti liquidi.

Se i sintomi sono gravi può essere necessario il ricovero in ospedale, per seguire cure specifiche.

Il vaccino per l’epatite A

Il modo migliore per prevenire questa epatite consiste nell’effettuare la specifica vaccinazione.

Occorre sapere, infatti, che esiste un vaccino che protegge da questa patologia, costituito da virus inattivati (uccisi).

Per ottenere il massimo beneficio dal farmaco, è necessaria più di un’iniezione.

In genere, le due dosi vengono effettuate a distanza di almeno 6-12 mesi l’una dall’altra.

La protezione si sviluppa già dopo 14-21 giorni dalla prima dose.

La seconda dose prolunga l’efficacia, fornendo una protezione di lunga durata (fino a 10-20 anni).

Esiste in commercio anche un vaccino combinato contro l’epatite A e l’epatite B che viene utilizzato nei soggetti che sono suscettibili a entrambi i virus.

Le regole di prevenzione 

Per prevenire questa forma di epatite è fondamentale rispettare le basilari norme igieniche, specialmente durante la preparazione degli alimenti.

Ecco qualche consiglio.

  • Lavarsi accuratamente le mani dopo aver usato il bagno e cambiato i pannolini e prima di preparare e mangiare cibo. La manipolazione di cibo da parte di persone infettate, che non si siano lavate con cura le mani, infatti, rappresenta uno dei comportamenti più a rischio.
  • Non mangiare pesce e frutti di mare crudi se non si è certi della loro provenienza.
  • Lavare accuratamente frutta e verdura prima del consumo.
  • Attenzione all’acqua di pozzo.
  • Riscaldare alimenti e liquidi a temperature di 85 °C per almeno un minuto: è un comportamento che può uccidere il virus. L’esposizione a temperature gelide, invece, non uccide il virus.
  • Quando si viaggia in paesi poveri, con scarse condizioni igienico-sanitarie o endemici per epatite A, è ancora più importante mangiare solo verdure e pesce cotti, bere esclusivamente acqua in bottiglia e non consumare ghiaccio (a meno che si conosca la provenienza dell’acqua con cui è stato fatto).

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