Epatite B: sintomi, cause e trattamento dell’HBV
L’epatite B è un’infezione del fegato causata, come dice il nome stesso, dal virus dell’epatite B, il virus HBV
È meno diffusa rispetto al passato, ma non va assolutamente sottovalutata perché è potenzialmente pericolosa per la vita: può causare infezioni croniche e aumentare il rischio di cirrosi e tumore al fegato.
Ancora oggi, rappresenta un grave problema di salute globale.
La buona notizia è che è disponibile un vaccino sicuro ed efficace che offre una protezione dal 98% al 100% contro l’epatite B.
HBV, cos’è
L’epatite B è un’infiammazione e infezione delle cellule del fegato, causata dal virus B (HBV – Hepatitis B Virus).
Si tratta di uno dei virus più infettivi al mondo, tanto che è decisamente più contagioso (50-100 volte) dell’HCV (il virus che scatena l’epatite C) e dell’HIV.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale dalla Sanità (OMS), la malattia è più diffusa nelle regioni del Pacifico occidentale e dell’Africa, dove rispettivamente sono cronicamente infetti 116 milioni e 81 milioni di persone.
Al terzo posto di questa particolare classifica c’è la regione del Mediterraneo orientale, con 60 milioni di infetti. In Europa si stimano 14 milioni di soggetti infetti.
Epatite B sintomi
Inizialmente, in genere, il virus HBV causa una forma acuta, che nella maggior parte dei casi è asintomatica oppure si manifesta con sintomi lievi e poco caratteristici, come stanchezza, dolori articolari, dolori addominali.
Solo una percentuale ridotta di persone presenta sintomi che durano diverse settimane, tra cui ingiallimento della pelle e degli occhi (ittero), urine scure, estrema stanchezza, nausea, vomito e dolore addominale.
In genere, questi disturbi si sviluppano a distanza di due-sei mesi dal contagio.
In oltre il 90-95% degli adulti sani, con un sistema immunitario efficiente, il virus HBV viene eliminato spontaneamente dall’organismo nel giro di circa sei mesi.
Il restante 10% circa di persone contagiate non è in grado di debellare completamente il virus e va incontro quindi a un’infezione cronica.
La cronicizzazione avviene invece più frequentemente quando è acquisita in età neonatale (90% dei casi) o infantile (50% dei casi).
Le persone affette da epatite B possono contrarre anche il virus Delta (HDV), un virus cosiddetto “difettivo” poiché ha bisogno della contemporanea presenza del virus B per potersi riprodurre.
La trasmissione avviene prevalentemente tramite contatto con sangue infetto.
Epatite B cronica
L’epatite B cronica non è necessariamente pericolosa.
Talvolta, l’infezione cronica è caratterizzata da una bassa replicazione del virus e non comporta danni per il fegato.
In questo caso, si parla di infezione inattiva da HBV: in pratica, il soggetto è un “portatore sano” e non necessita di cure antivirali.
La malattia va solo sorvegliata nel tempo, attraverso periodici esami del sangue che permettono di accertare che il fegato non stia soffrendo, che le transaminasi siano normali e che la replicazione del virus si mantenga bassa.
Non sempre, però, la situazione è così rosea.
In alcuni casi, la forma cronica è pericolosa poiché gli esami del fegato, in particolare le transaminasi, risultano elevate, i livelli di virus nel sangue sono alti e nel fegato si sviluppa infiammazione (epatite) con lesioni istologiche.
In queste situazioni si può sviluppare un’insufficienza epatica acuta, una grave problematica che può portare anche alla morte.
Tra le complicanze a lungo termine delle infezioni da HBV, ci sono le malattie epatiche avanzate come la cirrosi e il carcinoma epatocellulare, che causano elevata morbilità e mortalità.
Epatite B trasmissione
Nelle aree altamente endemiche, l’epatite B si trasmette più comunemente da madre a figlio alla nascita (trasmissione perinatale) oppure per trasmissione orizzontale, ossia attraverso l’esposizione a sangue infetto, in particolare da un bambino infetto a un bambino non infetto durante i primi cinque anni di vita.
Lo sviluppo dell’infezione cronica è comune sia nei bambini infettati dalla madre sia nei bambini con meno di cinque anni.
L’epatite B si trasmette anche attraverso lesioni da aghi, tatuaggi, piercing ed esposizione a sangue infetto e fluidi corporei, come saliva e fluidi mestruali, vaginali e seminali.
La trasmissione del virus può avvenire poi attraverso il riutilizzo di aghi e siringhe contaminati o di oggetti appuntiti, anche in ambito sanitario.
La trasmissione sessuale è più diffusa nelle persone non vaccinate che hanno più partner sessuali
Come detto, l’infezione da epatite B acquisita in età adulta porta all’epatite cronica in meno del 5% dei casi, mentre l’infezione nell’infanzia porta all’epatite cronica in circa il 95% dei casi.
Ecco perché è fondamentale vaccinare neonati e bambini.
Il virus dell’epatite B può sopravvivere al di fuori del corpo per almeno sette giorni.
Durante questo periodo, il virus può causare infezione se entra nel corpo di una persona non protetta dal vaccino.
Il periodo di incubazione del virus dell’epatite B varia da 30 a 180 giorni.
Il virus può essere rilevato entro 30-60 giorni dall’infezione.
I fattori di rischio
Le persone che corrono maggiori rischi di contrarre l’epatite B, e che dunque dovrebbero sottoporsi a dei controlli, sono quelle che:
- hanno rapporti promiscui senza usare il preservativo;
- condividono rasoi e spazzolini da denti;
- hanno una storia di infezioni sessualmente trasmissibili;
- si scambiano o si sono scambiate siringhe infette;
- convivono con soggetti affetti da HBV;
- sono nate da madri affette da HBV;
- hanno come partner sessuali persone con infezione da HBV;
- sono sottoposte a emodialisi;
- necessitano di trasfusioni;
- viaggiano in zone ad alta endemicità per HBV;
- sono detenute negli Istituti di prevenzione e pena;
- lavorano in ambito sanitario a contatto con sangue o materiale infetto;
- sono state esposte a sangue o secrezioni corporee in ambiente lavorativo (sono a rischio lavoratori in pronto intervento, vigili del fuoco, impresari di pompe funebri, imbalsamatori).
Epatite B cura
Non esiste un trattamento specifico per l’epatite B acuta: è consigliabile riposarsi il più possibile; bere molto, così da integrare eventuali liquidi persi a causa di vomito e diarrea; seguire un’alimentazione leggera, povera di grassi.
Essenziale anche evitare farmaci non necessari, inclusi acetaminofene, paracetamolo e farmaci contro il vomito, poiché durante l’epatite acuta la capacità metabolica del fegato è ridotta.
Nemmeno per la forma inattiva esistono terapie specifiche: solo in casi di riattivazione il medico prenderà in considerazione la terapia antivirale.
In questo caso, però, la situazione va monitorata nel tempo per vederne l’evoluzione.
L’infezione cronica da epatite B può essere trattata farmacologicamente, in particolare con agenti antivirali (entecavir, tenofovir) impiegati per via orale, che azzerano la viremia di HBV e impediscono la progressione della malattia, riducendo il rischio di evoluzione in cirrosi e quello dell’insorgenza di epatocarcinoma.
La maggior parte delle persone che inizia il trattamento per l’epatite B cronica deve continuarlo per tutta la vita.
Epatite B vaccino
L’epatite è prevenibile mediante un vaccino specifico, che in Italia viene somministrato ai bambini in tre dosi: in genere, al terzo, quinto e undicesimo mese di vita.
Il vaccino attualmente in uso si è dimostrato sicuro ed efficace e fornisce immunità di lunga durata (probabilmente per tutta la vita).
Oltre alla vaccinazione infantile, l’OMS raccomanda l’uso della profilassi antivirale nelle donne incinta, per la prevenzione della trasmissione dell’epatite B da madre a figlio.
Le altre regole di prevenzione
Per ridurre il rischio di essere contagiati dal virus dell’epatite B, è bene:
- evitare rapporti sessuali con persone a rischio o partner occasionali. In tali occasioni, usare sempre il preservativo;
- utilizzare soltanto il proprio spazzolino da denti;
- per depilarsi usare esclusivamente lamette o rasoi usa e getta;
- non scambiarsi siringhe;
- evitare, per quanto possibile, il contatto con sangue di persone a rischio o non conosciute.
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