Epatite neonatale: sintomi, diagnosi e trattamento
L’epatite neonatale è un’infiammazione del fegato la cui causa, spesso, rimane ignota. I segni e sintomi più comuni comprendono ittero, febbre, fegato e milza aumentati di dimensione
Con il termine epatite neonatale si indica un’infiammazione del fegato che si verifica nel primo o nel secondo mese di vita
La frequenza dell’epatite neonatale è stimata intorno ad 1 caso su 2500 nati vivi.
Le cause dell’epatite neonatale non sono ben comprese.
Circa il 20% dei neonati con epatite neonatale è stato infettato da un virus come il citomegalovirus, il virus del morbillo, il virus della rosolia, un enterovirus un virus dell’epatite (A, B e C).
Anche alcune infezioni non virali come la sifilide e la toxoplasmosi possono causare l’epatite neonatale
Nel restante 80% dei casi la causa può essere un difetto metabolico, un’alterazione genetica o l’infezione da un virus che non riusciamo ancora a identificare.
I neonati hanno una funzionalità immatura del fegato.
Anche la bile, che normalmente fluisce dal fegato nell’intestino attraverso le vie biliari, tende a ristagnare (colestasi) nei primi giorni di vita.
Inoltre, ogni insulto al fegato neonatale si traduce in un’ulteriore accentuazione del ristagno di bile con aumento dei livelli di bilirubina nel sangue.
Questo aumento si manifesta con la comparsa di ittero, vale a dire di un colorito giallastro della pelle e delle sclere (il bianco degli occhi).
L’epatite può essere presente senza dare nessuna manifestazione.
Quando compaiono i sintomi, questi comprendono:
- Ittero;
- Febbre;
- Fegato e milza aumentati di dimensione (epatomegalia e splenomegalia);
- Scarso accrescimento (peso);
- Valori elevati degli enzimi epatici (transaminasi);
- Dolori addominali;
- Riduzione dell’introito alimentare e vomito;
- Diarrea, feci color argilla (ipocoliche).
Nei casi più gravi di epatite neonatale possono osservarsi:
Ecchimosi (lividi) causate dalla scarsa produzione dei fattori della coagulazione da parte del fegato;
Ascite (accumulo di liquidi all’interno della cavità addominale).
Il primo passo è il riconoscimento precoce dell’ittero. Inoltre possono essere presenti ingrossamento del fegato o della milza.
Pertanto, qualsiasi neonato presenti ittero oltre i 14 giorni di vita deve essere sottoposto ad analisi del sangue (dosaggio degli enzimi epatici e dei fattori della coagulazione, test per la ricerca di una possibile causa virale).
La struttura del fegato, dei dotti e dei vasi sanguigni circostanti può essere valutata, sia pure grossolanamente, mediante l’ecografia.
È fondamentale la biopsia del fegato.
Durante la biopsia, un ago e una siringa vengono utilizzati per rimuovere un piccolo campione di tessuto del fegato, poi studiato al microscopio.
La biopsia dimostra abbastanza spesso quattro o cinque cellule epatiche combinate in una grande cellula che funziona ancora ma non come una normale cellula epatica.
Questo tipo di epatite neonatale è chiamata epatite a cellule giganti.
La biopsia epatica permette di escludere altre malattie del fegato come l’atresia delle vie biliari che dà sintomi molto simili a quelli dell’epatite neonatale.
Infine è essenziale l’utilizzo di test genetici, grazie a pannelli sempre più completi, affidabili e riproducibili.
Se l’epatite neonatale non viene trattata adeguatamente, può portare a varie complicazioni:
- Encefalite: spesso causata dal cytomegalovirus è caratterizzata da uno scarso sviluppo cerebrale e da una paralisi cerebrale;
- Cirrosi epatica: quasi il 20% dei bambini che contraggono l’epatite alla nascita sono a rischio di sviluppare malattie epatiche croniche e cirrosi in età successive;
- Carenze vitaminiche: l’assorbimento della vitamina A, vitamina D, vitamina E e vitamina K viene interrotto, con conseguenti problemi di salute come riduzione della crescita di peso e di statura, rachitismo, riduzione dell’acutezza visiva, lesioni della pelle e ridotta capacità di guarigione delle ferite;
- Malattie della pelle: la ridotta capacità del fegato di eliminare le tossine tramite la bile può causare un’irritazione prolungata a livello della pelle;
- Colestasi epatica: può portare ad una ridotta capacità dell’intestino di assorbire le vitamine.
Non esiste una cura specifica per l’epatite neonatale.
Il trattamento ha lo scopo di alleviare i sintomi.
Particolare attenzione deve essere rivolta ai bisogni nutrizionali e alla dieta dei neonati.
Possono essere prescritti speciali latti formulati per lattanti.
Per esempio, il malassorbimento dei grassi può essere corretto con formule che contengono trigliceridi a catena media (MCT), facilmente digeribili.
Gli integratori con vitamine liposolubili (vitamine A, D, E e K) vengono generalmente prescritti perché possono contribuire a promuovere la crescita e lo sviluppo del neonato.
Il prurito, causa di irritabilità nel piccolo paziente, può essere in parte controllato tramite l’acido ursodesossicolico, che migliora la funzionalità del fegato, così come la rifampicina, che facilita la detossificazione degli acidi biliari e l’eliminazione della bilirubina.
Capitolo a parte riguarda la prevenzione, in presenza di infezione materna da HBV, attraverso la somministrazione al neonato nelle prime ore di vita di immunoglobuline e vaccino anti-HBV.
Nella maggior parte dei casi l’epatite, tende a migliorare nei primi sei mesi di vita.
Ma, se l’infezione è causata dal virus dell’epatite B o C, è probabile che porti alla cirrosi con necessità di un trapianto di fegato, scelta chirurgica obbligata per i bambini che sviluppano una insufficienza epatica che non può essere curata con la somministrazione di medicine o con interventi chirurgici più semplici.
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