Epifisiolisi, una panoramica su questa patologia del femore

L’epifisiolisi è una condizione caratterizzata dalla perdita della continuità del femore. Infatti, nella sua porzione superiore, si realizza una discontinuità tra la testa ed il collo dell’osso

L’epifisiolisi è un particolare tipo di distacco epifisario e, in alcuni casi, si accompagna allo scivolamento reciproco delle due porzioni ossee.

I sintomi dell’epifisiolisi possono essere differenti a seconda dello stadio della patologia

Il sintomo principale è il dolore al movimento, questo può comportare una difficoltà deambulatoria e rendere complesso il mantenimento di una corretta postura.

La combinazione di queste caratteristiche esita in un’andatura zoppa.

Effettuando una corretta diagnosi è possibile impostare il trattamento più adeguato a seconda dei diversi fattori specifici del paziente.

È bene ricordare che la patologia, se non trattata, può portare a delle complicanze come instabilità e rigidità dell’anca. Il rimedio definitivo per questa condizione è l’intervento chirurgico.

Le persone che soffrono di questa patologia sono soprattutto gli adolescenti.

Infatti, questa condizione colpisce solitamente i pazienti di sesso maschile con età compresa tra i 12 anni e i 17 anni.

I sintomi di questa condizione possono interessare un solo femore o entrambi, solitamente il 30/40% dei casi diagnosticati è di tipo bilaterale.

Questa patologia non deve essere confusa con il Morbo di Perthes che, pur colpendo allo stesso modo l’anca, è una patologia inquadrabile nel gruppo delle osteocondrosi.

Tuttavia, la sintomatologia di presentazione può essere confondente e può risultare necessario eseguire indagini più approfondite per una corretta diagnosi differenziale.

Anatomia dell’anca

Per comprendere le cause dell’epifisiolisi è fondamentale avere una conoscenza di base dell’anatomia dell’anca.

Questa articolazione è composta da diverse strutture.

Le anche a sono la regione anatomica dove avviene l’unione tra il tronco e gli arti inferiori che si realizza per mezzo dell’articolazione coxofemorale.

Risulta essere composta dalla giustapposizione del cotile dell’osso iliaco con la testa del femore.

In questa regione anatomica sono altresì presenti numerose strutture quali tendini, legamenti e muscoli.

L’epifisi all’estremità tondeggiante delle ossa lunghe, connessa alle diafisi attraverso le metafisi.

L’epifisiolisi è una alterazione che comporta la rottura dell’epifisi a seguito della quale vanno persi i normali rapporti tra la testa e il collo del femore.

La componente distale può scivolare rispetto a quella prossimale andando a peggiorare il quadro clinico.

Questa condizione è anche conosciuta come SCFE, Slipped Capital Femoral Epiphysis.

La crescita ed il consolidamento del tessuto e osseo in età adolescenziale possono subire delle alterazioni in presenza di differenti fattori di rischio.

Tra questi riconosciamo traumi, predisposizioni genetiche e sovrappeso.

A seconda della gravità si riconoscono due diverse entità cliniche:

  • epifisiolisi stabile, caratterizzata da sintomi più lievi, il paziente è in grado di compiere azioni semplici;
  • epifisiolisi instabile, che è la forma più grave ed è caratterizzata dall’impossibilità da parte del paziente di camminare o caricare il proprio peso sull’anca.

Per scongiurare l’insorgenza di complicazioni il trattamento deve essere tempestivo.

I sintomi dell’epifisiolisi sono diversi a seconda dello stadio di gravità della patologia del paziente

Il sintomo cardine della condizione patologica è il dolore.

Questo può presentarsi acutamente oppure emergere lentamente in cronico.

Il dolore, almeno inizialmente, si presenta durante il movimento o l’attività sportiva.

La sintomatologia dolorosa può rendere complicata la deambulazione e alterare la postura del soggetto che cerca di mantenere un atteggiamento antalgico.

A causa del dolore è frequente che il paziente zoppichi, poiché tende a caricare tutto il peso del corpo sull’arto inferiore non dolente.

Questo può portare, a lungo termine, anche a problematiche a livello della schiena.

Durante l’esame obiettivo possono emergere diversi segni:

  • difficoltà nella rotazione interna dell’anca;
  • impossibilità a flettere l’anca;
  • dolore dell’abduzione dell’anca;
  • diminuzione del range di movimento.

Oltre a questi sintomi è possibile anche che vi sia rigidità muscolare.

Il dolore può estenderai anche ad altre parti del corpo come inguine, ginocchio e coscia.

Questa sintomatologia aspecifica è insidiosa in quanto può ritardare la diagnosi della patologia.

Le cause dell’epifisiolisi non sono ancora totalmente chiare

Infatti, non è possibile ricondurre l’insorgenza della patologia ad un unico fattore.

Nonostante ciò, è possibile riconoscere l’esistenza di alcuni fattori di rischio che possono predisporre all’epifisiolisi.

Ricordando che la patologia interessa il nucleo di accrescimento della testa del femore prima che questo sia giunto a completo consolidamento, l’età non è un fattore di rischio.

Tra questo riconosciamo:

  • Peso corporeo superiore alla norma: nei bambini con obesità infantile aumenta la probabilità di contrarre questa patologia, i dati mostrano come gran parte dei pazienti con questa patologia siano sopra il 95esimo percentile per il peso corporeo.
  • Predisposizione genetica: non è raro che tra i parenti di primo grado di un soggetto affetto ci siano altri casi della stessa patologia.
  • Fattori ormonali: determinate alterazioni ormonali possono alterare il corretto sviluppo dell’epifisi femorale, predisponendo alla patologia, gli ormoni coinvolti sono quelli sessuali o tiroidei.

La diagnosi dell’epifisiolisi non è molto complessa

Nonostante la scarsa specificità dei sintomi, sono sufficienti alcuni semplici esami per confermare la diagnosi.

Nel corso della prima visita il paziente riferirà la propria sintomatologia con particolare attenzione al tipo di dolore percepito, alle modalità di insorgenza ed alla risposta ad un eventuale trattamento farmacologico.

Il paziente dovrà poi essere pesato e questo dato dovrà essere confrontato con il valore di riferimento per la sua età.

Grazie a queste informazioni il medico sarà in grado di porre il sospetto diagnostico che dovrà essere confermato con l’esecuzione di alcuni esami specifici.

A seguito di questo colloquio, il professionista potrà prescrivere, se lo ritiene necessario, una visita con uno specialista, solitamente è un ortopedico.

A discrezione dello specialista potrebbero essere richieste ulteriori indagini:

  • esami radiografici, in grado di fornire un’immagine dettagliata della struttura ossea e delle condizioni dell’anca. Solitamente vengono richiesta le radiografie del bacino, della coscia e dell’anca;

In alcuni casi selezionati può essere necessaria l’esecuzione di una risonanza magnetica.

Questa permette una migliore visualizzazione dei tessuti molli circostanti.

I trattamenti possono essere di tipo conservativo o chirurgico

I primi sono raccomandabili in caso di patologia lieve.

Il principale trattamento conservativo è il riposo, il paziente dovrà astenersi dal praticare l’attività sportiva e, nei casi più gravi, dovrà evitare di deambulare senza l’adeguato sostegno.

Se la patologia non dovesse risolversi con questi accorgimenti, o insorgesse già con importanti alterazioni delle strutture anatomiche, sarà necessario un intervento chirurgico.

L’obiettivo dell’operazione è quello di stabilizzare la testa del femore e prevenire complicazioni.

L’intervento è fondamentale per evitare il rischio di sviluppare artrosi precoce dell’anca ed, inoltre, fornisce un sollievo rapido dalla sintomatologia dolorosa.

A seguito dell’intervento saranno necessari alcuni giorni di monitoraggio in ospedale ed un periodo di riposo stabilito dal chirurgo.

Abbinato all’operazione chirurgica, può essere impostato un percorso di fisioterapia che ha come obiettivo aiutare a riacquistare una corretta e completa mobilità all’articolazione.

Inoltre, queste sedute di fisioterapia possono portare all’aumento della forza muscolare e ad una maggiore stabilità del complesso lombo-pelvico.

La maggior parte dei pazienti a cui viene diagnosticata la epifisiolisi sono in età di sviluppo, per questo motivo è fondamentale effettuare controlli periodici dopo l’operazione.

In questo modo è possibile analizzare lo stato di crescita ed il recupero da parte del paziente.

L’epifisiolisi del femore deve essere diagnosticata rapidamente in modo da prevenire eventuali complicanze

Tra queste può esserci la necrosi, che può avvenire quando l’epifisiolisi femorale è molto grave o viene trascurata. In questo caso l’afflusso di sangue alla testa del femore è ridotto.

Questo causa un importante dolore al fianco e può rendere necessaria l’assunzione in cronico di farmaci antidolorifici.

Un’altra complicanza dell’epifisiolisi molto rara è la condrolisi.

Questa condizione porta alla degenerazione delle cellule che compongono la cartilagine articolare con la loro sostituzione da parte di tessuto osseo.

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Pagine Bianche

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