Fattori di stress per l’équipe degli infermieri dell’emergenza e le strategie di coping
Infermieri e stress: il personale infermieristico che lavora nel settore dell’emergenza vive costantemente in relazione con persone in situazioni di criticità
Pazienti e familiari portano in sé molti problemi, pensieri, ansie, che inevitabilmente riversano sul personale infermieristico, proprio per l’esigenza di trovare ascolto.
Tali continue richieste possono generare nell’operatore uno stato di stress cronico, che può provocare dei meri esaurimenti emozionali, disturbi da stress post-traumatico o psicopatologie, acute o croniche (DG Personale, organizzazione e bilancio: ai sensi dell’art. 37 “Obblighi di pubblicazione concernente i contratti pubblici di lavori, servizi e foniture” Del D.lgs 33/2013 e dell’art. 29, comma 1 del D.lgs 50/2016, si pubblica la determina del 09/09/2021 con la quale è indetta una procedura di affidamento tramite Ordine diretto d’Acquisto su piattaforma Consip del servizio di “valutazione del rischio da stress da lavoro correlato” per i dipendenti del Ministero della Salute).
STRESS E DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS
Lo stress è una sindrome di adattamento a sollecitazioni chiamate “stressor”.
Può essere fisiologico, ma può avere anche dei risvolti patologici.
Ogni stressor che rompe l’equilibrio dell’organismo richiama immediatamente delle reazioni regolative neuropsichiche, emotive, locomotorie, ormonali e immunologiche (OMS: Guida illustrata per la gestione dello stress).
La prevedibilità, la conoscenza e la gravità degli eventi giocano un ruolo fondamentale nella possibilità di instaurare delle strategie adattative atte a gestire questo stress.
All’opposto è problematico l’adattamento in caso di esposizione a eventi catastrofici e improvvisi, come accade nel soccorso in ambulanza.
I SINTOMI PIÙ FREQUENTI DELLO STRESS
- Flashback: un vissuto intrusivo dell’evento che si propone alla coscienza, “ripetendo” il ricordo dell’evento
- Numbing: uno stato di coscienza simile allo stordimento ed alla confusione
- Evitamento: la tendenza ad evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo, o che sia riconducibile, all’esperienza traumatica (anche indirettamente o solo simbolicamente)
- Incubi: che possono far rivivere l’esperienza traumatica durante il sonno, in maniera molto vivida.
- Hyperarousal: caratterizzato da insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate.
Per un infermiere esperto e qualificato è molto difficile entrare immediatamente nella situazione con lucidità e chiarezza, impegnando subito pensieri e azioni negli atti richiesti dall’intervento.
FATTORI FONTE DI STRESS PER IL PERSONALE DI EMERGENZA
(Cantelli G., 2008, Lo stress nell’operatore dell’emergenza. Emergency oggi)
- Imprevedibilità: l’operatore non sa preventivamente quando verrà chiamato per l’intervento, quante uscite dovrà fare in un giorno, dove dovrà andare, quante persone possono essere coinvolte, la gravità del soccorso, l’esito delle sue cure. Una volta arrivato sul luogo dell’evento, l’infermiere in possesso solamente delle informazioni date della centrale operativa, spesso frammentarie e sintetiche, deve capire com’è in realtà la situazione. Nel frattempo, deve coordinare anche il lavoro dell’équipe, gestire gli astanti, comunicare con la centrale operativa. Questa incertezza, a lungo andare, può creare disagio e alienazione.
- Età della persona da soccorrere: il soccorso a vittime giovani, a maggior ragione coetanei e bambini, sono in assoluto le situazioni stressanti maggiormente emerse dagli studi. I primi due incidenti considerati più critici in assoluto dagli infermieri riguardano in particolare la morte e gli abusi sessuali sui bambini.
- Pazienti psichiatrici: specialmente quando non sono collaboranti. In questo caso il paziente si sente minacciato da tutto ciò che lo circonda, operatore compreso, tanto che la sua reazione violenta rappresenta proprio un meccanismo di difesa. Il controllo emotivo, la calma e la sicurezza dell’operatore in questo caso sono determinanti, ma non sempre facili da mettere in pratica, poiché la tensione che si respira è veramente forte e la possibilità di commettere errori nella comunicazione, compromettendo la buona riuscita dell’intervento, è decisamente alta.
- Pazienti traumatizzati gravi: ancora di più se giovani o se con lesioni corporee molto gravi (amputazioni, deformità) o coinvolti in incidenti scenici/gravi (paziente incarcerato, auto ribaltata, maxi-emergenze).
- Responsabilità: il desiderio di autonomia dell’infermiere, la gratificazione di essere da solo con l’utente a inquadrare la situazione clinica, a trattarla e a scegliere il codice di accesso al pronto soccorso, si accompagna al timore della responsabilità della scelta, che storicamente era delegata al medico.
- Organizzazione: situazioni che creano ansia nel personale dell’emergenza possono essere l’insufficiente numero di risorse umane e il sovraccarico di lavoro a cui sono sottoposti gli infermieri soprattutto negli ultimi anni e, non da ultima, l’incapacità di poter provvedere alle cure secondo gli standard previsti, sempre a causa di mancanza di risorse, tempo e personale. Inoltre, Una frequente sensazione riportata da alcuni infermieri è quella di far parte di una catena di montaggio.
- Assenza di feedback riguardo al lavoro che si svolge: non si sa come si sta procedendo e da ciò può derivare una perdita di motivazione al lavoro.
- Identificazione con la vittima: l’empatia è la condizione necessaria per stare vicino a chi soffre, ma se non si impara a “educarla”, può essere devastante.
- Equipe: lavorare con colleghi sempre diversi o non preparati e non fidarsi di loro.
STRATEGIE DI COPING
(Monti M., Lo stress acuto negli operatori d’emergenza e sue complicanze. Descrizione e criteri di intervento nel personale. Relazione convegno AISACE, 2011)
Per evitare di incorrere in disturbi anche seri come quello post traumatico da stress, il burnout o la somatizzazione sul fisico, è importante applicare strategie personalizzate e individuali per gestire questo stress (prima fra tutte il parlarne e il debriefing, ma anche attività fisica e/o supporto psicologico.
Le strategie di adattamento possono essere incentrate sull’emozione, cercano di migliorare lo stato d’animo della persona diminuendo lo stress emotivo da essa provato o sul problema, strategie che mirano invece a gestire il problema che è causa di afflizione. Di solito, in una situazione stressante vengono attivate entrambe le strategie.
In una realtà operativa come quella dell’emergenza extraospedaliera, sospendere la propria azione e dedicare un tempo alla riflessione su ciò che si sta facendo, può apparire insolito e minaccioso se non si ha a disposizione anche un luogo fisico, che possa costituire una sosta dall’emergenza, uno spazio per il solo pensiero, dal quale riprendere poi l’azione, in maniera più consapevole.
Per liberarsi dallo stress accumulato è necessario ottenere comprensione, avere l’opportunità di poter parlare con qualcuno delle proprie esperienze, riuscendo così a rendersi conto di ciò che è successo, di ciò che questo ha provocato e, in caso di evento negativo, riaffermare che si è agito nella maniera corretta, constatando che non si poteva fare in altro modo; in questo modo si ha la possibilità di superare i sensi di colpa scaturiti dal fallimento della missione.
Autrice dell’articolo: dottoressa Letizia Ciabattoni
FONTI
https://www.dors.it/page.php?idarticolo=3557
https://www.salute.gov.it/portale/ministro/p4_10_1_1_atti_2_1.jsp?lingua=italiano&id=1812
Cantelli G. (2008) Lo stress nell’operatore dell’emergenza. Emergency oggi; 6
Cudmore J. (2006) Preventing Post traumatic stress disorder in accident and emergency nursing (a review of the literature). Nursing in Critical Care; 1
American Psychiatric Association (2013). DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore.
Laposa J.M., Alden L.E., Fullerton L.M. (2013) Work stress and posttraumatic stress disorder in ED nurses/personnel (CE). Journal of Emergency Nursing; 29
Monti M. Lo stress acuto negli operatori d’emergenza e sue complicanze. Descrizione e criteri di intervento nel personale. Relazione convegno AISACE, 2011
Per approfondire:
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