Fototerapia per la cura della psoriasi: che cos’è e quando è necessaria

Di solito la fototerapia si impiega per trattare forme lievi di psoriasi che interessano circa un terzo del corpo

La fototerapia per la cura della psoriasi comprende:

  • Elioterapia
  • UVB fototerapia a banda larga
  • UVB fototerapia a banda stretta
  • PUVA fototerapia
  • Terapia Bath PUVA

Elioterapia

L’elioterapia è la più comune terapia per la psoriasi.

I raggi UV, sia nella banda UVA sia UVB esercitano un’azione riducente per la psoriasi.

I raggi UV, infatti, producono la dimerizzazione del DNA dei cheratinociti, bloccando temporaneamente le mitosi.

Come conseguenza, il ciclo reduplicativo dei cheratinociti si riporta a valori normali e la chiazza psoriasica scompare.

Lo spettro di radiazioni solari agisce meglio che le singole radiazioni UV artificiali, pertanto si può ritenere l’esposizione alla luce solare una vera e propria terapia per la psoriasi.

L’elioterapia va eseguita preferibilmente in ambiente marino, dove è più facile trascorrere molte ore senza indumenti.

Vanno evitati l’eritema solare e scottature che indurrebbero un’esacerbazione della psoriasi.

L’elioterapia può essere svolta, forzatamente, sul Mar Morto dove la radiazione UVA è particolarmente intensa e dove la salinità del mare agisce da potente decappante.

UVB fototerapia a banda larga

La fototerapia con raggi UVB a banda larga, (lunghezza d’onda 290-320 nm), è stata per anni la terapia ospedaliera della psoriasi, specie in associazione con l’applicazione di catrame minerale.

Oggi è pressoché abbandonata, poiché richiede tempi lunghi per indurre la remissione delle lesioni.

UVB fototerapia a banda stretta

Questa terapia richiede il trattamento con lampade che emettono nella banda UVB di 311 nm.

Questa metodica, pur dando risultati apprezzabili, richiede anch’essa tempi lunghi ed è meno efficace della PUVA terapia.

PUVA fototerapia

Questa metodica combina una fototerapia con raggi UVA (lunghezza d’onda 320-400 nm) con lo psoralene metoxalene.

Il metoxalene causa una fotosensibilizzazione, ed é assunto oralmente due ore prima della fotoesposizione.

La PUVA terapia agisce sia bloccando la sintesi del DNA, e quindi la proliferazione cellulare, sia sopprimendo la risposta immunologica cellulo-mediata totale.

Il rischio maggiore della PUVA terapia è lo sviluppo di carcinomi spinocellulari.

Terapia Bath PUVA

Per diminuire il rischio di effetti sistemici dovuta alla somministrazione orale di psoralene, in questa metodica il farmaco è applicato per via cutanea, in lozione o disciolto direttamente in una vasca d’acqua dove il paziente si immerge prima dell’esposizione ai raggi UVA.

Anche questa metodica non è scevra da rischi, quali reazioni di fototossicità localizzata e pigmentazione a chiazze.

Attualmente l’uso dei raggi ultravioletti è molto più limitato rispetto al recente passato, sia per i problemi di carcinogenesi fotoindotta, sia perché queste metodiche sono considerate troppo lunghe e costose.

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

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