Gonfiore addominale? Il Breath Test può individuare le cause

Cosa è un test respiratorio anche detto breath test? Il test del respiro è uno strumento diagnostico molto semplice e solitamente non invasivo nella pratica clinica (alcuni test utilizzano isotopi radioattivi ma sono utilizzati soprattutto nelle sperimentazioni)

Generalmente lo richiede il medico internista e il gastroenterologo: ha numerose indicazioni, quindi non ha nulla a che fare con le patologie polmonari e respiratorie.

Breath test: “sfrutta” la produzione di gas che avviene nel nostro intestino

Molti pazienti affollano gli ambulatori medici a causa di un frequente e fastidioso disturbo, il “gonfiore addominale”.

Arrivano esausti e sconfortati, dopo aver provato innumerevoli rimedi, dai consigli della nonna alle tisane carminative ai prodotti da banco più disparati.

E spesso sono preoccupati, perché temono che questo gonfiore nasconda chissà quale grave patologia organica.

Raramente il gonfiore cela una patologia organica più o meno seria, nel caso in cui non sia accompagnato da sintomi di allarme.

Certo il sintomo non va trascurato e bisogna parlarne con il proprio medico ed uno specialista con esperienza nell’argomento.

Nella maggior parte dei casi è la manifestazione di un disturbo “funzionale” che seppure abbia una prognosi nettamente migliore rispetto ad alcune famigerate patologie, spesso influenza negativamente la qualità della vita e non è quindi per nulla trascurabile né di secondaria importanza.

Ma il gas che gonfia la nostra pancia, non è gas ingerito.

L’aria che ingeriamo con la deglutizione, con le bevande gassate o fumando, viene eliminata prevalentemente con la eruttazione.

Il gas che causa la fastidiosa sensazione di gonfiore è invece il prodotto di processi fermentativi che avvengono più giù, nell’intestino

I processi fermentativi in natura solo molto importanti.

Pensate all’alcol, alla lievitazione e all’acido lattico che trasforma il latte in yogurt e migliora il sapore dei formaggi.

Ma questa fermentazione ha bisogno di due attori protagonisti: da una parte i batteri e i funghi, dall’altra i “substrati” cioè i mattoni che devono essere frantumati e trasformati.

Questo avviene al lattosio contenuto nel latte, allo zucchero dell’uva e all’amido della farina che altro non è che una catena di glucosio, un monosaccaride cioè un piccolissimo zucchero omni-presente nei prodotti di origine vegetale ed in particolare in quelli dal sapore più o meno dolce.

Provate a fare il vostro esperimento, tenete in bocca del pane o un pezzettino di pasta cruda e dopo un po’ avvertirete il sapore dolce.

Certo questo non avverrà mai masticando della carne o del pesce o un uovo in camicia.

E adesso vi invito a fare attenzione ad un altro “incantesimo” che avrete ripetuto innumerevoli volte o a cui avrete assistito a casa della nonna: un pezzettino di lievito di birra, dell’acqua tiepida ed un cucchiano di zucchero, la pozione è pronta!

Dopo pochi minuti sopra al “miscuglio” si verrà a formare una schiuma gassosa; in poche parole i lieviti si sono nutriti di zucchero ed in cambio hanno restituito gas come prodotto di scarto e quel penetrante odore di alcol che avvertite quando scoprite la pasta in lievitazione.

Ma seppur semplice, il processo fermentativo richiede una serie di accortezze…i lieviti e i batteri non amano il freddo né il caldo eccessivo.

Ebbene, tutte queste condizioni sono presenti nel nostro intestino, in particolare nel colon.

Esso è popolato dalla così detta flora “saprofita” che convive con il nostro corpo e ha tanti effetti su di esso, la maggior parte dei quali ancora non noti, e che, se in equilibrio tra loro, sono importanti per il corretto funzionamento del nostro organismo.

Il nostro intestino ha una temperatura constante e attraverso la ingestione degli alimenti riceve ondate di nutrienti e substrati non digeribili.

Quindi nel soggetto “normale” gli alimenti ingeriti subiscono i processi digestivi che li scompongono in piccoli elementi che vengono assorbiti.

I prodotti non “digeribili” arrivano al colon, vengono attaccati dai batteri che li “fermentano” con produzione di gas che viene poi espulsa dall’ano in forma di flati ed in parte riassorbito.

L’intestino è costituito da due parti, l’intestino tenue o piccolo intestino più “a monte” ed il crasso “ a valle”.

Al piccolo intestino spetta il ruolo digestivo e l’assorbimento dei nutrienti; nel crasso avvengono invece i processi fermentativi e il riassorbimento dell’acqua.

Ecco perchè la flora intestinale è nettamente più rappresentata nel’intestino crasso nel soggetto “normale”.

Bene abbiamo parlato di fisiologia, ma ai nostri pazienti gonfi e preoccupati, interessa la patologia e principalmente il rimedio ad essa.

Provate ad immaginare cosa succede agli individui che non assorbono alcuni zuccheri perché “intolleranti” ad essi.

Questi zuccheri restano nella cavità intestinale e richiamano acqua dalle pareti dell’intestino per un processo che prende il nome di osmosi.

Un po’ come una spugna asciutta immersa in un liquido.

Questa soluzione “zuccherina” induce la proliferazione dei batteri, in origine più scarsi rispetto al crasso e la conseguente “contaminazione” e fermentazione.

Liquidi e gas distendono il nostro intestino, ed in particolare nei soggetti “ipersensibili” provocano disturbi quali il gonfiore, la diarrea, il dolore.

Questi sono i pazienti più difficili da trattare, spesso etichettati come “ansiosi” perché gli esami ematici non mostrano alcuna alterazione, gli esami endoscopici sono del tutto negativi così come tutte le altre indagini cui si sottopongono.

Ebbene a questo servono i breath test, a valutare come il vostro organismo reagisce alla ingestione di alcuni “substrati”.

Per questo vi verrà dato da bere o da mangiare prodotti particolari e sarete invitati a raccogliere l’aria espirata ad intervalli regolari per cercare di individuare produzioni di gas anomale che indicano una disfunzione intestinale ad un livello più o meno prossimale.

Molti soggetti sono “intolleranti” al lattosio e corrono in bagno al primo sorso di cappuccino.

Il breath test al lattosio serve ad evidenziare se questo zucchero viene assorbito male

Il lattosio è un di-saccaride, costituito cioè da due monosaccaridi, il glucosio ed il galattosio.

L’intestino non è in grado di assorbire il lattosio se questo non è prima digerito dalla lattasi, un enzima che si trova sulla superficie mucosa.

Se il lattosio è “malassorbito” a causa della sua “maldigestione”, oltre alla frequente comparsa dei sintomi,arricchirà di idrogeno e/o metano l’aria espirata, poiché esso arriverà indigerito al colon, qui verrà fermentato dalla flora che a sua volta produrrà dei gas che attraverso il sangue verranno veicolati ai polmoni e da qui espulsi.

I test respiratori hanno numerose applicazioni ma vanno eseguiti attenendosi ad un protocollo estremamente rigoroso

In particolare è fondamentale che il paziente si attenga ad una dieta molto particolare il giorno prima che ha la funzione di ridurre significativamente la presenza dei substrati indigeribili (come le fibre) dal nostro intestino che conseguentemente renderebbero impossibile l’interpretazione del test.

L’esame deve poi essere eseguito a digiuno ed il campionamento molto scrupoloso.

Se soffrite di gonfiore addominale, diarrea o stitichezza, dolori addominali, avete il sospetto che qualche alimento vi “faccia male”, avete un mattone in pancia dopo pranzo o la sensazione di una digestione infinitamente lunga, nausea e malessere generalizzato, un breath test può contribuire ad individuare il colpevole o i colpevoli.

Ma l’invito è quello di rivolgersi ad uno specialista poiché anzitutto si dovranno escludere patologie più pericolose e soprattutto dovrete essere indirizzati alla corretta esecuzione dei test respiratori.

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Brugnoni

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