Gravidanza: cos’è e quando è necessaria l’ecografia strutturale
Parliamo di ecografia strutturale: l’uso degli ultrasuoni ha trovato grande impatto nella pratica ostetrico-ginecologica, tanto che troppo spesso le aspettative attribuite a questa tecnica superano le reali possibilità
L’ecografia, quando applicata in maniera razionale ed in mani esperte, può dare informazioni precise ed utili, talvolta vitali.
Come funziona l’ecografia
In Ecografia si sfruttano gli ultrasuoni, onde intermittenti ad alta frequenza generate applicando corrente alternata ad un trasduttore costituito da materiale piezoelettrico.
Esso ha la capacità di inviare le onde ultrasonore e di ricevere le onde riflesse dai tessuti sottostanti.
La risposta viene poi elaborata dal computer che ci dà la caratteristica immagine bidimensionale in scala di grigi.
Uso ed interpretazione dell’esame ecografico
Negli ultimi anni si è fatto un grande uso degli ultrasuoni perché potenzialmente in grado di identificare le malformazioni fetali.
L’ecografia va fatta a tutte le donne in gravidanza o solo a quelle con un particolare rischio? L’uso routinario dell’ecografia richiede maggiori costi ed è meno accurato, perché più rapido.
D’altra parte invece l’esame ecografico selettivo richiede più tempo e personale altamente specializzato.
Sicuramente tutte le donne in gravidanza dovrebbero sottoporsi ad almeno un esame ecografico.
Le recenti linee guida della Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica suggeriscono di eseguire almeno due esami ecografici, uno all’inizio della gestazione ed uno intorno alla 20ma settimana, la cosiddetta ecografia strutturale ed ulteriori esami solo se necessari.
Cosa si può vedere con l’ecografia strutturale
Questo esame va fatto tra la 20ma e la 22ma settimana, quando lo sviluppo degli organi interni è in una fase sufficientemente avanzata da poterne definire con buona approssimazione la completezza e la normalità, mentre le ossa sono ancora prevalentemente allo stato cartilagineo e si lasciano attraversare dagli ultrasuoni.
L’ecografia strutturale consente una stima dell’accrescimento fetale, in rapporto alle settimane di gestazione.
Conoscere il peso a questo stadio non ha nessuna utilità perché si modificherà nei mesi successivi.
L’esame del cranio distingue il cervello, il cervelletto, il corpo calloso ed alcune strutture minori importanti per escludere le grandi anomalie del sistema nervoso centrale, come l’idrocefalia o l’anencefalia.
Del volto si possono visualizzare le cavità orbitarie, la bocca, il labbro superiore in continuità anatomica con il palato duro, per escludere la formazione del labbro leporino.
Talvolta sono visibili anche le gemme dentarie.
L’esame del torace ci dà l’esatta posizione del cuore e l’assenza di malformazione cistica del polmone.
Del cuore si devono vedere le 4 camere, due atri e due ventricoli, ed i due assi, cioè la continuità tra cavità cardiaca e grandi vasi.
Dell’addome distinguiamo la parete addominale, che dovrebbe essere completamente chiusa ad eccezione del punto da cui origina il cordone ombelicale; lo stomaco, il fegato, la colecisti, i due reni, la vescica sono strutture abbastanza agevoli da identificare.
Dello scheletro vanno misurati, oltre ai diametri della testa, la lunghezza del femore e dell’omero; vanno visualizzati tutti e due i segmenti (prossimale e distale, ovvero braccio ed avambraccio, gamba e coscia) per ciascuno dei 4 arti, e le mani ed i piedi, mentre non è previsto il conto delle dita.
La colonna vertebrale va studiata in sezione longitudinale e trasversale, soprattutto nei segmenti sacrali, per la diagnosi di spina bifida.
È sempre utile indicare la posizione della placenta e la quantità di liquido amniotico.
Limiti dell’ecografia strutturale
Spesso sono difficilmente visualizzabili il labbro superiore ed il palato duro, il volto, lo sviluppo dei ventricoli cardiaci, i genitali ed alcuni vasi periferici.
Se la posizione del feto impedisce l’esame del cuore, l’ecografia va ripetuta a distanza di mezz’ora o il giorno seguente.
Alcuni reperti, come la quantità di liquido amniotico, l’inserzione bassa della placenta o un’anomala anatomia placentare, sono frutto dell’interpretazione soggettiva perché non esistono metodi di misurazione precisi.
Alcuni difetti di sviluppo possono comparire in epoca successiva all’esame strutturale, come per esempio, l’idrocefalia, l’idronefrosi, l’atresia gastrointestinale.
Difetti di crescita possono subentrare anche questi in qualunque momento della gravidanza.
L’affidabilità e l’accuratezza dipendono dall’esperienza dell’operatore, dall’ecogenicità dei tessuti, dalla posizione del feto; attualmente gli ecografisti che eseguono la strutturale di fronte ad un dubbio diagnostico invitano la paziente ad andare in un centro specializzato nella diagnosi di quella determinata patologia.
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