Ictus cerebrale: che cos’è, come si affronta, quali sono i trattamenti
L’ictus cerebrale è conseguenza della mancata irrorazione di una zona del cervello da parte di un’arteria, per la rottura dell’arteria stessa (ictus emorragico) o per la sua occlusione da parte di un trombo (ictus trombotico)
Ictus cerebrale: la morte dei neuroni
I neuroni, privati del necessario apporto di ossigeno trasportato dal sangue, muoiono entro pochi minuti; conseguentemente tutte le parti del corpo che sono sotto il controllo di questi neuroni cessano di funzionare.
Il cervello è infatti un organo definito nobile, che soffre cioè molto rapidamente, e in modo sensibile, di un ridotto apporto di sangue.
Ictus cerebrale e prevenzione
Nel caso dell’ictus cerebrale la prevenzione è obbligatoria perché la cura è impossibile: il tessuto cerebrale non ha, a differenza di altri tessuti, la capacità di rigenerarsi, cioè di riparare un’eventuale lesione sostituendo i neuroni morti con altri neuroni.
Per questo è molto importante identificare in tempo problemi al cuore che possono provocare danni molto difficilmente recuperabili alle cellule cerebrali.
L’ictus cerebrale trombotico può essere causato da un’embolia cerebrale o da una trombosi cerebrale
- Embolia cerebrale. L’embolia cerebrale è dovuta alla migrazione di piccolissimi coaguli che, formatisi generalmente nel cuore o nelle arterie carotidi, prendono la strada delle grandi arterie e si fermano in un’arteria cerebrale ostruendo il passaggio del Sangue e dell’ossigeno. La causa più frequente di embolia cerebrale è la fibrillazione atriale.
- Trombosi cerebrale. La Trombosi cerebrale è sicuramente il tipo più frequente di Ictus cerebrale. Essa è dovuta alla formazione di un trombo su un’arteria cerebrale lesa da placche arteriosclerotiche (escrescenze che si formano sulle pareti delle arterie, a causa di un eccesso di grassi nel sangue, del fumo di sigaretta o della pressione sanguigna troppo elevata) e si verifica prevalentemente di notte o nelle prime ore del mattino.
Fattori di rischio dell’ictus cerebrale
Le persone più soggette a rischio di ictus cerebrale sono coloro che hanno già avuto TIA (Attacchi Ischemici Transitori) o altre malattie di tipo ischemico alle arterie; quelle che soffrono di diabete, ipertensione arteriosa o presentano un eccesso di colesterolo nel sangue; coloro che hanno avuto un familiare colpito da ictus in un’età relativamente giovane (meno di 60 anni).
Altri importanti fattori di rischio sono il fumo di sigaretta, l’obesità, la sedentarietà e lo stress.
Ultimamente è stato accertato che livelli troppo elevati di omocisteina (un amminoacido che può provocare, se presente in eccesso, irritazione alle pareti delle arterie) nel sangue aumentano i rischi di avere un ictus cerebrale.
Segnali precoci di ictus: i campanelli d’allarme
- Fibrillazione atriale. La fibrillazione atriale è un’alterazione del battito cardiaco per cui gli arti cardiaci pompano il sangue nei ventricoli con forza insufficiente e a intervalli irregolari; questo provoca una stasi del sangue a livello degli atri del cuore e ne favorisce la coagulazione. Il paziente può avvertire una sensazione di cardiopalmo e, tastandosi il polso, nota un’assoluta irregolarità dei battiti. La complicanza più grave della fibrillazione atriale è l’embolia arteriosa al cervello.
- Attacchi ischemici transitori (TIA). Gli attacchi ischemici transitori sono un deficit temporaneo di una funzione cerebrale (perdita della parola, diminuzione della forza di un arto), dovuto generalmente all’ostruzione transitoria di un’arteria cerebrale da parte di piccoli emboli o trombi provenienti da placche aterosclerotiche delle arterie del collo che portano il sangue al cervello. I sintomi durano pochi minuti, anche se, occasionalmente, possono durare alcune ore (non più di 24 ore) e regrediscono completamente, a differenza di quanto avviene per l’ictus cerebrale. Essi sono però molto simili a quelli tipici dell’ictus:
- debolezza e/o difficoltà di movimento di un arto o di un lato del corpo;
- offuscamento o perdita della vista da un occhio;
- problemi di linguaggio, come pronuncia difettosa (disartria) o difficoltà a trovare le parole giuste (afasia);
- più raramente vertigini o vista sdoppiata (diplopia).
Gli attacchi ischemici transitori sono degli importanti segni premonitori, utili per predire il rischio di ictus cerebrale in ciascun paziente.
Infatti il rischio di ictus per una persona che abbia avuto almeno un TIA è circa dieci volte superiore a quello di un’altra persona con le stesse caratteristiche che non abbia mai sofferto di TIA.
Relazione tra chirurgia vascolare e ictus
Il chirurgo vascolare può correggere un importante fattore di rischio per l’ictus cerebrale: la stenosi delle carotidi, ossia un restringimento dovuto alla presenza di placche aterosclerotiche sulle pareti delle carotidi.
La stenosi delle carotidi si rileva grazie all’ecodoppler dei tronchi sovraortici, un esame che non richiede iniezioni o dolore: passando una sonda sul collo del paziente si osserva il flusso nelle arterie carotidi e si cercano eventuali indurimenti o restringimenti delle arterie.
Ictus cerebrale: le terapie
Per impostare una cura adeguata è fondamentale stabilire, grazie alla TAC (Tomografia Assiale Compiuterizzata) e alla RMN (Risonanza Magnetica), se si tratta di un ictus ischemico (come nella maggior parte dei casi) oppure emorragico.
Per esempio, se l’ictus è di natura ischemica, cioè dovuto a trombosi o embolia, si può somministrare al paziente una sostanza in grado di sciogliere il coagulo (trombolisi); somministrare la stessa sostanza nel caso di un ictus di natura emorragica significa peggiorare l’emorragia.
In alcuni casi, invece, è meglio tenere il paziente sotto osservazione, in attesa che l’evoluzione dei sintomi orienti ad una diagnosi più certa e indichi se può essere impostata una terapia mirata, anticoagulante o antiaggregante.
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