Il Sant’Orsola di Bologna apre una nuova frontiera medica con il trapianto di microbiota
Una nuova frontiera a Bologna: il trapianto di microbiota: ieri sono stati eseguiti i primi tre tapianti della colonia batterica su tre uomini affetti da gravi infezioni intestinali resistenti agli antibiotici e a rischio di morte
Nell’intestino di ogni essere umano vive una colonia di microorganismi e batteri ‘buoni’ fondamentale per regolare il metabolismo e garantire le difese immunitarie.
È il microbiota intestinale, da anni al centro della ricerca scientifica e che ora rappresenta anche la nuova frontiera medica per la cura dei pazienti grazie al trapianto, non di un organo ma appunto di questa comunità di microbi
Ad aprire questa nuova strada è l’Irccs-Policlinico Sant’Orsola di Bologna, riconosciuto dal ministero della Salute come Centro nazionale di riferimento per il trapianto del microbiota intestinale, uno dei quattro centri presenti in Italia (insieme al Gemelli, al Careggi e al Policlinico di Pisa) e il primo totalmente pubblico.
Proprio ieri al Sant’Orsola sono stati eseguiti i primi tre trapianti di microbiota, su tre uomini di 40, 50 e 60 anni affetti da gravi infezioni intestinali resistenti agli antibiotici e a rischio di morte.
Come funziona? Dalle feci di un donatore sano viene estratto un ‘pacchetto’ di batteri, lavorati dai microbiologi e poi inseriti nell’intestino del malato in regime di colonscopia.
Il trapianto, dunque, è di per sè tecnicamente molto semplice: la parte complessa è la preparazione pre-clinica e la selezione del microbiota sano da trapiantare
La procedura può essere ripetuta anche più volte sullo stesso paziente.
Questo sistema al momento viene utilizzato per la cura dell’infezione da ‘clostridium’, un batterio resistente agli antibiotici che, se non curato, può portare anche al decesso del paziente. I più colpiti sono gli anziani, in particolare lungodegenti od ospiti delle Rsa, e i malati cronici.
È una delle principali infezioni prese in ospedale: in Emilia-Romagna ha un’incidenza tra 1,5 e 3,7 casi ogni mille ricoveri, con un aumento del 40% negli ultimi 10 anni e del 200% per le infezioni ricorrenti.
L’efficacia del trapianto di microbiota è ad oggi intorno al 90% per i pazienti con infezione da ‘clostridium’ e aumenta la sopravvivenza complessiva di oltre il 30% a 90 giorni.
In prospettiva, però, gli specialisti del Sant’Orsola sono sicuri che il microbiota intestinale aiuterà anche nel contrasto di molte altre patologie: dalle setticemie alle ulcere, dal morbo di Crohn alle malattie epatiche, dall’obesità al diabete, da malattie neurologiche come sclerosi e morbo di Parkinson fino a patologie oncologiche e del sistema immunitario.
Inoltre, il trapianto di microbiota sarà più efficace quanto più sarà personalizzato
L’idea è quindi di individuare dei ‘super-donatori’ sani e costituire una bio-banca per garantire le associazioni più efficaci coi pazienti. Per questo è stato acquisito dal Policlinico un sequenziatore ad hoc del valore di 100.000 euro, donato dal Gruppo Ima.
“Siamo di fronte a un’innovazione che ci proietta nel futuro, di cui forse ancora non comprendiamo a fondo la portata”, afferma la direttrice generale del Sant’Orsola, Chiara Gibertoni.
“Segniamo un passaggio rilevante a livello internazionale“, aggiunge il prorettore alla ricerca dell’Alma Mater di Bologna, Antonino Rotolo.
“In un momento in cui vediamo ancora tanti scettici, oggi celebriamo la vittoria della scienza”, commenta Giuliano Barigazzi, presidente della Conferenza socio-sanitaria metropolitana.
Il centro dedicato al Sant’Orsola, presentato oggi in conferenza stampa sarà guidato da Vincenzo Stanghellini e ne fanno parte: Giovanni Barbara, Tiziana Lazzarotto, Patrizia Brigidi, Pierluigi Viale, Andrea Pession e Lucia Bortoluzzi. In conferenza stampa era presente anche il nuovo rettore eletto, Giovanni Molari.
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