Inibitori della pompa protonica: attenzione agli effetti collaterali dell'omeprazolo e derivati

Gli inibitori di pompa protonica (omeprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo, pantoprazolo e rabeprazolo) sono farmaci comunemente utilizzati soprattutto nella terapia a breve e lungo termine della malattia da reflusso gastro esofageo, nell’eradicazione di Helicobacter pylori, nella terapia dell’ ulcera peptica e come ‘gastroprotettori’ in pazienti che assumono per altre patologie steroidi o antinfiammatori non steroidei

Recentemente sono state introdotte in commercio formulazioni da banco di questi farmaci che non richiedono prescrizione medica per il trattamento della dispepsia.

Omeprazolo e reflusso gastroesofageo

Il reflusso esofageo o gastroesofageo è una condizione durante la quale i liquidi contenuti nello stomaco risalgono nell’esofago: si tratta di una situazione che, in piccole quantità, è considerata normale, ma quando questo disturbo si verifica frequentemente e comporta dei sintomi evidenti, allora si parla di malattia da reflusso gastroesofageo.

Le cause del reflusso possono essere di vario tipo ed è importante individuarle per ottenere una diagnosi corretta della malattia ed evitare che si arrivi a possibili complicanze come, per esempio, quella più grave che è l’Esofago di Barrett.

I farmaci utilizzati per la cura del reflusso esofageo sono, appunto, gli inibitori di pompa protonica come omeprazolo e pantoprazolo, ma è necessario fare attenzione ai possibili effetti collaterali di questo tipo di farmaci.

Omeprazolo, gli effetti collaterali degli inibitori di pompa protonica

Una recente revisione della letteratura ha tuttavia evidenziato che, come tutti i farmaci, non sono certo esenti da effetti collaterali o indesiderati ed in particolare:

  • maggiore incidenza di cefalea, rash cutanei e diarrea a breve termine per la terapia della dispepsia rispetto agli anti H2 (ranitidina ed altri)
  • due studi hanno osservato una maggiore incidenza di osteoporosi e fratture d’anca in pazienti in terapia con inibitori di pompa, anche se non è del tutto dimostrato un rapporto causa effetto (in particolare conseguente al minore assorbimento di calci e magnesio nei pazienti in terapia) che tuttavia appare verosimile
  • malassorbimento di ferro in pazienti già noti per carenza di ferro come succede nei pazienti con gastrite atrofica
  • ridotto assorbimento di vitamina B 12
  • l’utilizzo di inibitori di pompa è associato ad una maggiore incidenza di cancro gastrico, la maggior parte dei cancri diagnosticati in pazienti in terapia vengono tuttavia individuati entro un anno dalla terapia, suggerendo più che un rapporto causa effetto un mascheramento della sintomatologia da parte del farmaco
  • maggiori infezioni intestinali in particolare da Salmonella e Campylobacter probabilmente favorite dalla inibizione spiccata dell’acidità gastrica
  • aumentata incidenza di colite microscopica e collagenosa in pazienti in terapia

In conclusione, l’utilizzo di questi farmaci, estremamente efficaci se ben utilizzati, dovrebbe essere sempre limitato a pazienti nei quali l’indicazione è corretta, al minimo dosaggio efficace e per il minor tempo necessario secondo le indicazioni del medico e mai autoprescritti o utilizzati senza una precisa ragione.

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Fonte dell’articolo

Medicitalia

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