Interazioni disfuzionali: che cos’è il triangolo drammatico? Il drama triangle di Karpman

Il triangolo di Karpman (o drama triangle) è un modello teorico di interazione disfunzionale che viene utilizzato nei rapporti di potere e di responsabilità nei conflitti

L’assunto teorico si basa sul ruolo ben preciso che ogni persona ricopre in questa interazione: dal ruolo di ciascuno derivano ripercussioni non solo su di sé, ma anche sugli altri.

Quali sono i ruoli del triangolo drammatico di Karpman?

I ruoli del triangolo di Karpman sono tre, proprio come i vertici del triangolo (da cui deriva il nome):

Il persecutore

A questo ruolo si associa lo schema “è tutta colpa tua!”.

Il persecutore (o carnefice) bullizza la vittima con un atteggiamento ipercritico, oppressivo e giudicante.

Si sente superiore e manifesta la sua superiorità e grandiosità presunta.

Indossa questa maschera di finzione per evitare di ascoltare i propri sentimenti e per non essere annientato dalle proprie paure.

Il persecutore ha bisogno della vittima perché questa gli permette di proiettare su di lei la propria insicurezza e le proprie difficoltà di disregolazione emotiva.

Il salvatore

A questo ruolo si associa lo schema “ti aiuto io!”.

Il salvatore ha il ruolo di sostenere la vittima.

È una persona che non è in grado di accettare i propri limiti e di affrontare i propri conflitti, si sente una persona irrisolta che cerca di dimenticare e rimuovere o negare i suoi problemi dedicandosi all’altro.

Mostrando le sue doti filantropiche e sentendosi indispensabile per l’altro, si sente realizzato, quando non riesce ad aiutare la vittima, invece, si sente frustrato.

L’aiuto del salvatore non fa bene alla vittima lo rende incapace di prendersi le sue responsabilità, restando vulnerabile al persecutore.

La vittima

A questo ruolo si associa lo schema “povero me!”.

La vittima non è una vera e propria vittima, ma indossa questa maschera.

Si sente disperata e oppressa, accusata e dipendente.

Questo ruolo dà la possibilità di restare vicino costantemente al salvatore e ricevere in ogni momento affetto e conforto: la vittima soddisfa così il suo bisogno di dipendenza non si sente mai responsabile di ciò che accade, rimanda tutte le colpe al suo persecutore.

Questi tre ruoli generalmente vengono interpretati da tre persone in interazione costante e in maniera rigida, ciascuno tende ad alimentare il circolo vizioso con queste caratteristiche relazionali dell’altro.

L’aiuto offerto dal salvatore non permette alla vittima di assumersi le sue responsabilità o di sviluppare delle risorse in autonomia, costringendola a rimanere sempre nella posizione di inferiorità dipendenza e bisogno.

Capita che i ruoli possono scambiarsi, ma le dinamiche restano le stesse, senza possibilità di uscita dal circolo!

Il drama triangle di Karpman nelle fiabe

Per immaginare il suo triangolo, Karpman ha tratto spunto dal modello delle fiabe, dove troviamo spesso:

  • un protagonista che incarna il ruolo della vittima indifesa (Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, la Bella Addormentata),
  • un antagonista (il lupo, la strega, l’orco),
  • un salvatore (la fata madrina, il cacciatore).

Simili ruoli stereotipati vengono assunti anche dai personaggi dell’opera lirica o in altri campi artistici.

Come uscire dal triangolo drammatico?

Per uscire da questa situazione ogni ruolo deve apportare dei cambiamenti.

Per la vittima è necessario cercare di sviluppare la propria autonomia: deve quindi sforzarsi e assumersi le sue responsabilità, facendo leva sull’autostima e sulla sicurezza di sé e il senso di autoefficacia.

Deve usare la sua vulnerabilità come punto di partenza per ristrutturarsi.

Il persecutore deve cercare di riconoscere e accettare i suoi limiti e insicurezze, diventare più assertivo e smettere di giudicare gli altri, cercando di

Il salvatore deve lasciare le persone libere di scegliere se instaurare o meno un rapporto con lui, smetterle di legarle a sé solo per bisogno, deve rivolgere le sue attenzioni ai propri conflitti, cercando di risolverli e imparando a chiedere aiuto. In sintesi deve accettare la sua personalità senza rifugiarsi in un falso altruismo.

Cosa fare:

  • Nel dilemma “o io o l’altro”, scegliere sé stesso;
  • Accettare di scontrarsi direttamente col carnefice, se ciò è necessario;
  • Accettare di deluderlo dicendogli di “No”;
  • Affrontare la paura e i sensi di colpa;
  • Non rimandare l’azione volta al proprio bene a quando non si avranno più questi sentimenti.

Bibliografia:

Yalom I. D. (1995). The Theory and Practice of Group Psychoterapy. Basic Books, New York Tr. it.

Teoria e pratica della psicoterapia di Gruppo, Bollati Boringhieri, Torino, 1997.

Weiss J. (1993). Come funziona la psicoterapia. Tr. It. Bollati Boringhieri, Torino, 2000.

Weiss J., Sampson, H. (1999). Convinzioni patogene. Quattro Venti, Urbino.

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Fonte dell’articolo

Medicitalia

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