Interventi in emergenza: le 4 fasi che precedono la morte per annegamento
Le tragedie della cronaca quotidiana, l’annegamento di decine di esseri umani è tra queste, vedono i soccorritori in prima linea e impegnati a salvare vite. Abbiamo pensato di spiegare nel dettaglio alcuni aspetti medici di quanto accade, nella speranza che siano informazioni di una qualche utilità
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Cosa determina un annegamento?
Con “annegamento” in medicina ci si riferisce ad una forma di asfissia acuta causata da causa meccanica esterna all’organismo, determinata dal fatto che lo spazio alveolare polmonare – normalmente occupato da gas – viene progressivamente occupato da un liquido (ad esempio acqua salata nel caso di allegamento in mare o acqua clorata in caso di annegamento in piscina).
La causa di morte in un annegamento è l’ipossiemia che porta ad ipossia acuta che determinata alterata funzione soprattutto a livello cerebrale e miocardico con perdita di coscienza, insufficienza cardiaca destra ed arresto cardiaco.
Contemporaneamente si verifica ipercapnia (aumento della concentrazione di anidride carbonica nel sangue) ed acidosi metabolica.
L’ipossiemia è a sua volta determinata dall’ingresso di acqua nei polmoni e/o dal laringospasmo (chiusura dell’epiglottide, che impedisce l’entrata dell’acqua, ma anche dell’aria).
Le quattro fasi che predecono la morte per annegamento
Il decesso per annegamento viene preceduto da quattro stadi o fasi:
1) Stadio o fase della sorpresa: dura pochi secondi ed è caratterizzato da una inspirazione rapida ed il più possibile profonda, prima che l’individuo vada sott’acqua.
Si verifica inoltre:
- tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
- tachicardia;
- ipotensione arteriosa (“pressione bassa”);
- cianosi (pelle bluastra);
- miosi (restringimento del diametro della pupilla dell’occhio).
2) Stadio o fase della resistenza: dura circa 2 minuti ed è caratterizzato da apnea iniziale, durante la quale l’individuo impedisce la penetrazione di liquido nei polmoni tramite espirazione e si agita cercando di riemergere, tipicamente allungando le mani sopra la testa in direzione della superficie dell’acqua.
In tale fase si verificano progressivamente:
- apnea;
- panico;
- movimenti rapidi nel tentativo di riemergere;
- ipercapnia;
- ipertensione arteriosa;
- elevato rilascio in circolo di adrenalina;
- tachicardia;
- obnubilamento della coscienza;
- ipossia cerebrale;
- convulsioni;
- riduzione dei riflessi motori;
- alterazione sensoriale;
- rilasciamento sfinteriale (possono essere involontariamente rilasciate feci e/o urina).
Quando il soggetto esaurisce l’aria nei polmoni tramite spirazione, l’acqua penetra lungo le vie respiratorie provocando un’apnea causata dalla chiusura dell’epiglottide (laringospasmo), una reazione finalizzata a proteggere l’apparato respiratorio dall’acqua ma che impedisce anche il passaggio dell’aria.
L’ipossia e l’ipercapnia stimolano successivamente i centri nervosi al fine di far riprendere la respirazione: in tal modo avviene un’improvvisa apertura della glottide con conseguente ingresso di notevole quantità d’acqua nei polmoni, impedimento degli scambi gassosi, alterazione del surfattante, collasso alveolare e sviluppo di atelettasie e shunts.
3) Stadio o fase della fase apnoica o “della morte apparente”: dura circa 2 minuti, in cui i tentavi di riemersione, vani, si riducono fino a che il soggetto rimane immobile.
Tale stadio è caratterizzato progressivamente da:
- arresto definitivo del respiro;
- miosi (restrizione della pupilla);
- perdita di coscienza;
- rilasciamento muscolare;
- severa bradicardia (battito cardiaco lento e debole);
- coma.
4) Stadio o fase terminale o “del boccheggiamento”: dura circa da 1 minuto ed è caratterizzato da:
- proseguimento della perdita di coscienza;
- aritmia cardiaca severa;
- arresto cardiaco;
- morte.
L’anossia, l’acidosi e gli squilibri elettrolitici ed emodinamici derivanti dall’asfissia determinano disturbi del ritmo fino all’arresto cardiaco ed al decesso.
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