Ipertensione Arteriosa: sintomi, fattori di rischio e prevenzione
L’ipertensione arteriosa consiste nell’innalzamento dei valori di pressione del sangue all’interno del circolo arterioso oltre i valori normali
L’ipertensione arteriosa è una condizione potenzialmente pericolosa per l’organismo e costituisce un importante fattore di rischio cardiovascolare.
L’ipertensione arteriosa, inoltre, può causare patologie anche gravi come:
- retinopatia ipertensiva
- nefropatia
- cardiopatia
- fibrillazione atriale
- infarto del miocardio
- aneurisma dell’aorta.
La pressione sanguigna è un valore che dipende dal rapporto tra la quantità di sangue che il cuore pompa al minuto e le resistenza arteriose periferiche, ovvero la resistenza opposta dalle pareti delle arterie al passaggio del flusso sanguigno.
Se uno di questi due valori si alza, aumenterà anche la pressione, come durante un intenso sforzo fisico oppure quando le arterie diventano meno elastiche.
La pressione arteriosa raggiunge un valore massimo quando il cuore si contrae (sistole) e uno minimo quando si rilassa riempiendosi di sangue (diastole).
In condizioni definibili ideali, la pressione sistolica (o Massima) non dovrebbe superare i 120 mmHg e la pressione diastolica (o Minima) gli 80 mmHg.
Quando si parla di Ipertensione Arteriosa?
La pressione del sangue non è costante nel corpo umano perché dipende dalla quantità di sangue e di nutrienti di cui i tessuti hanno bisogno in un momento specifico.
L’organismo umano è in grado di compiere aggiustamenti della pressione anche in pochi secondi e senza alcun controllo cosciente, attraverso una complessa interazione tra il sistema nervoso centrale, gli ormoni e le sostanze prodotti a livello del circolo arterioso.
Quando la pressione del sangue è al di fuori dei range di normalità in una situazione di riposo, siamo di fronte ad una forma di ipertensione.
Esistono diverse forme e stadi di Ipertensione Arteriosa
Questa si può distinguere in Ipertensione Essenziale ed Ipertensione Secondaria. Inoltre la si può classificare in base alla gravità del disturbo, in 4 Stadi: Preipertensione (o Pressione Arteriosa normale – alta), Stadio 1, Stadio 2 e Stadio 3 (Linee guida ESC – ESH 2018).
Ipertensione Essenziale
La maggior parte delle persone ipertese soffre di una forma di ipertensione essenziale.
Questa è il risultato di un aumento delle resistenze vascolari, la cui causa non è spesso definibile e dipende da molteplici fattori fisiopatologici.
Questa forma di ipertensione può coinvolgere sia la pressione sistolica che diastolica.
In alcuni casi l’aumento della pressione riguarda solo la pressione sistemica (detta anche Massima).
In questo caso parliamo di Ipertensione Sistolica Isolata ed è la forma più comune di ipertensione nelle le persone anziane.
Con l’età, infatti, le arterie tendono a perdere elasticità e si riduce la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti del flusso sanguigno.
I valori di questa forma di ipertensione sono superiori a 140 mmHg per la PA massima e non si accompagnano a significativi incrementi della PA minima (che resta inferiore ai 90 mmHg).
Gli stadi dell’Ipertensione Arteriosa
Esistono diversi stadi di ipertensione che vengono definiti in base a quanto la pressione sanguigna si discosta dai valori normali (fino a 129 mmHg per la PA massima e fino a 84 mmHg per la minima secondo le Linee Guida Europee più recenti del 2018).
Sono riconosciuti in:
- pressione normale/alta (in passato definita come preipertensione). Si parla di PA Normale/Alta se la pressione sistolica è tra 130 e 139 mmHg e la pressione diastolica si mantiene tra 85 e 89 mmHg.
- Ipertensione Stadio 1. Si ha un’ipertensione allo Stadio 1 quando i valori della pressione sistolica sono compresi tra 140 e 159 e/o quelli della pressione diastolica tra 90 e 99. Se non ci sono altre patologie a carico dell’apparato cardiovascolare, diabete mellito o malattia renale, si consiglia innanzitutto di modificare il proprio stile di vita e le proprie abitudini alimentari. Il medico, inoltre, può valutare la necessità di un farmaco per il controllo della pressione.
- Ipertensione Stadio 2. In questo stadio la pressione sistolica misura tra i 160 e i 179 mmHg e/o la pressione diastolica è tra i 100 e i 109 mmHg. Oltre ai cambiamenti delle abitudini di vita, in questi casi è quasi sempre consigliata l’assunzione di farmaci per abbassare la pressione.
- Ipertensione arteriosa Stadio 3. Viene definita da valori di Pressione Sistolica superiori ai 180 mmHg e/o di Pressione diastolica superiori a 110 mmH. A questo punto è necessario sottolineare che Il rischio cardiovascolare (cioè la possibilità in termini statistici di andare incontro ad un evento cardiovascolare del tipo infarto miocardico o ictus cerebrale) inizia a salire già quando la pressione è oltre i valori di 120/70 mmHg e si duplica ogni 20 punti di incremento della pressione sistemica e ogni 10 punti di incremento della pressione diastolica.
Ipertensione Secondaria
L’ipertensione secondaria emerge come disturbo connesso ad altre patologie, come la stenosi dell’arteria renale, l’iperaldosteronismo, l’Ipertiroidismo, la Sindrome di Cushing, la coartazione dell’aorta, e la Sidrome delle Apnee Notturne.
Inoltre l’ipertensione secondaria può essere causata dall’assunzione di alcuni medicinali, inclusi medicinali di automedicazione come gli anti-infiammatori non steroidei, decongestionanti nasali e alcuni integratori per la perdita di peso.
Inoltre possono portare ad un innalzamento pressorio anche i farmaci per le malattie autoimmuni come i glucocorticoidi e le ciclosporine che provocano un restringimento delle arterie.
L’ipertensione può anche essere un effetto collaterale di alcuni medicinali usati per curare la depressione.
Infine, nelle donne in gravidanza si può verificare un aumento della pressione sanguigna intorno alla 20esima settimana.
Quando il rialzo pressorio è accompagnato da un eccesso di proteine nelle urine, tale condizione è detta pre-eclampsia.
Nella maggioranza dei casi, la pressione torna alla normalità entro sei mesi dal parto.
Ipertensione: i sintomi della pressione alta
La maggior parte degli ipertesi non presenta sintomi specifici, questo è il motivo per cui l’ipertensione è stata soprannominata “killer silenzioso”.
Alcuni segni dell’ipertensione non controllata possono essere:
- il mal di testa localizzato dietro la nuca o al vertice del capo che scompare spontaneamente dopo alcune ore
- i capogiri
- le palpitazioni
- l’affaticamento
- la perdita di sangue dal naso (epistassi)
- i disturbi della vista
- l’impotenza.
I campanelli d’allarme più drammatici sono le aritmie cardiache, gli attacchi transitori di ischemia cerebrale (TIA), le emorragie sottocongiuntivali.
Diagnosi dell’ipertensione arteriosa: come si misura la pressione
Misurarsi la pressione regolarmente è il metodo più efficace per diagnosticare precocemente l’ipertensione.
La pressione arteriosa si misura utilizzando uno sfigmomanometro a mercurio, o aneroide, o mediante oscillometro semiautomatico.
Prima della misurazione il paziente deve restare seduto per alcuni minuti.
Si posiziona il manicotto sul braccio facendo coincidere il bordo inferiore del manicotto con la piega del gomito, mantenendo il misuratore all’altezza del cuore e si procede alla misurazione della pressione massima e minima, definite rispettivamente dalla comparsa e dalla scomparsa di un battito rilevabile con un fonendoscopio.
La posizione ottimale è quella del paziente seduto con entrambi i piedi sul pavimento e le braccia in posizione di riposo, preferibilmente appoggiate al tavolo.
La prima volta è opportuno misurare la pressione arteriosa da entrambe le braccia per identificare eventuali disturbi della circolazione periferica.
In caso di valori differenti sarà considerato quello più elevato; il braccio a rilevazione più elevata (braccio dominante) dovrà essere utilizzato per le misurazioni successive.
Per ottenere dei valori affidabili è bene non assumere caffeina e non fumare nei 30 minuti prima del test.
Buona norma, soprattutto quando si utilizzano misuratori automatici, è ripetere la misurazione per 3 volte consecutivamente e fare una media delle 3 misurazioni.
Se la prima delle misurazioni dovesse risultare significativamente più alta delle successive, tale reperto è da considerarsi il risultato di una reazione d’allarme e può essere escluso dalla media.
Se la pressione è al di sotto dei 120/80 mmHg si parla di ipotensione.
Ipertensione arteriosa: epidemiologia
Si stima che l’incidenza dell’ipertensione sulla popolazione italiana sia oltre il 35% dei pazienti con più di 55 anni (circa 15 milioni).
Di questi solo il 50% sa di essere iperteso, e più del 50% di quelli che sanno di esserlo non raggiunge target pressori adeguati con la terapia prescritta, nonostante sia in cura da un medico.
Tra i fattori di rischio per la mortalità per malattie cardiovascolari, l’ipertensione spiega il 40% dei decessi per ictus e il 25% di quelli per malattia coronarica.
Per quanto riguarda i valori pressori e la distribuzione, secondo i dati di una indagine condotta dall’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare tra il 2008 e il 2012 in tutte le regioni d’Italia, la pressione sistemica (PAS) media è di 134mmHg negli uomini e 129 mmHg nelle donne tra i 35 e i 79 anni; i valori, sempre più alti negli uomini rispetto alle donne, sono più elevati al Nord e al Sud rispetto al Centro.
La pressione diastolica (PAD) mostra un andamento analogo.
Complessivamente, più del 50% degli uomini e più del 40% delle donne sono ipertesi; si discostano da questi valori solo le donne dell’Italia centrale (38%).
Anche per quanto riguarda il trattamento antipertensivo il quadro appare migliore per le donne: gli uomini sono più trattati perché maggiore è la prevalenza dell’ipertensione, ma le donne ipertese non trattate sono di meno (33%) rispetto agli uomini ipertesi non trattati (43%).
Questo andamento è simile in tutte le regioni d’Italia; da notare che la proporzione di uomini ipertesi trattati è maggiore al Sud (ipertesi trattati 64%, ipertesi non trattati 36%, rispetto al 56% e al 50% degli uomini ipertesi che sono trattati al Centro e al Nord).
Fattori di rischio e prevenzione dell’ipertensione arteriosa
Una maggiore consapevolezza di quali sono i fattori che espongono al rischio di ipertensione è importante per poter prevenire patologie a carico dell’apparato cardiovascolare.
I fattori che rendono un individuo più incline a sviluppare l’ipertensione sono:
- la familiarità
- l’avanzare dell’età
- il sesso
- l’ obesità.
Le donne, infatti, se fino a 55 anni circa sono meno propense a sviluppare la malattia ipertensiva, dopo la menopausa sono a maggior rischio a causa dei cambiamenti ormonali.
Altri fattori di rischio sono:
- uno stile di vita poco sano
- un’alimentazione ricca di grassi
- l’eccesso di sale negli alimenti
- una vita sedentaria
- l’alcol
- il fumo
- la mancanza di attività fisica regolare
- lo stress.
Anche le situazioni di tensione sono assolutamente da evitare per prevenire la pressione alta.
Queste, infatti, provocano una risposta ormonale che prepara il corpo all’azione: il battito del cuore aumenta e una maggiore quantità di sangue viene pompata dal cuore.
Se questa condizione è prolungata nel tempo provoca degli effetti nocivi tra cui l’incremento della pressione sanguigna.
Per queste ragioni, è fondamentale imparare delle strategie di gestione dello stress, facendo esercizi di rilassamento e riposando a sufficienza.
In generale, uno stile di vita salutare è fondamentale per tenere la pressione sotto controllo e prevenire il rischio di malattie cardiovascolari: evitare il fumo, mangiare cibi ricchi di vitamine e fibre, assumere poco sale, fare attività fisica regolare, evitare lo stress e controllare il peso.
Secondo diversi studi clinici, i cambiamenti nello stile di vita aiutano concretamente a controllare la pressione del sangue, sia in associazione alla terapia farmacologica sia in sua assenza.
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