La risposta fisiologica all'emorragia

Emorragia, cosa succede nel corpo quando essa si verifica? Il flusso di sangue è l’elemento più importante della fisiologia del cervello, pertanto la fisiologia della perdita di sangue è strettamente legata alla fisiologia del cervello

La perdita di sangue rientra in due categorie: compensata e scompensata.

La perdita di sangue è “compensata” quando l’organismo è in grado di alterare altri fattori per mantenere sufficiente il flusso di sangue al cervello, mentre è “scompensata” quando la perdita di sangue supera la capacità del cuore e dei vasi sanguigni di mantenere un flusso sufficiente di sangue al cervello.

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La risposta dell’organismo all’emorragia

I principali fattori che alterano la risposta dell’organismo alla perdita di sangue sono la velocità della perdita, l’età e le condizioni mediche preesistenti.

I giovani, gli anziani e i malati cronici sono particolarmente suscettibili agli effetti della perdita di sangue, poiché il loro organismo ha una ridotta capacità di compensare la perdita o di arrestare la perdita di sangue.

Le risposte fisiologiche immediate al sanguinamento sono la costrizione dei vasi sanguigni e la formazione di coaguli.

Questi due meccanismi lavorano insieme per ridurre la quantità di sangue perso quando l’organismo rileva un’interruzione della parete di un vaso sanguigno.

L’insieme di queste risposte è noto come “emostasi”.

Diverse cose possono interrompere il processo di emostasi: disturbi della coagulazione, malattie dei reni/fegato/ milza, farmaci per la pressione arteriosa/ictus/attacco di cuore e variazioni di temperatura o idratazione.

EMORRAGIA, RISPOSTA SISTEMICA:

Oltre alla risposta locale volta a bloccare la perdita di sangue, l’organismo dispone anche di meccanismi per migliorare l’afflusso di sangue al cervello nel caso in cui si verifichi una perdita lieve o moderata.

La frequenza cardiaca aumenta quando il ritorno di sangue al cuore diminuisce per garantire che le arterie rimangano il più possibile piene; anche le arterie che portano agli arti e all’intestino si vasocostringono per garantire che il sangue arrivi al cervello.

Ipoperfusione e grave perdita di sangue

L’ipoperfusione spesso provoca la disfunzione degli organi, nota come shock.

Esistono molti tipi di shock, tutti caratterizzati da un flusso sanguigno insufficiente, ma i tipi specifici legati all’emorragia sono lo shock “emorragico” e lo shock “ipovolemico”.

Lo shock varia per gravità e velocità di progressione: in alcuni pazienti può essere appena percettibile per lunghi periodi di tempo, mentre in altri l’insorgenza dello shock fino alla morte clinica può avvenire in pochi minuti.

In tutti i pazienti, i principali segni di ingresso nello shock sono cefalea, affaticamento, respiro corto, eccessivo senso di calma e alterazioni della frequenza cardiaca.

Si noti che la pressione arteriosa bassa non fa parte dell’elenco, è un segno di shock ma non si può fare affidamento sulla sua individuazione.

L’ipotensione è un reperto tardivo e un segno che lo scompenso è già avvenuto e che la finestra per trattare in modo proattivo lo shock è passata.

Gestione dell’ipoperfusione e dello shock

Un’eccessiva perdita di sangue impedisce al cuore di pompare correttamente, rimuovendo al contempo il fluido che trasporta l’ossigeno ai tessuti.

È la combinazione di questi due fattori a uccidere i pazienti.

La gestione dell’ipoperfusione dovuta alla perdita di sangue si concentra sul mantenimento della capacità di pompaggio del cuore e sulla riduzione della quantità di lavoro necessaria per spostare l’ossigeno nel corpo.

Il ripristino della capacità di pompaggio del cuore avviene sostituendo il volume di sangue perso con altri liquidi.

Sebbene la soluzione fisiologica non sia in grado di trasportare l’ossigeno come i globuli rossi, è sufficiente a stabilizzare i pazienti che stanno iniziando a entrare in shock a causa del basso volume di sangue.

Per ridurre la quantità di lavoro necessaria per spostare l’ossigeno, si somministra al paziente ossigeno tramite cannula nasale o maschera non rebreather.

Se la combinazione di fluidi e ossigeno non stabilizza il paziente, la somministrazione di emoderivati è un’opzione utilizzata di routine nei livelli di assistenza più elevati.

Considerare sempre la necessità di forme di trasporto più avanzate e l’ospedale di destinazione del paziente.

I pazienti con grave ipoperfusione dovuta a perdita di sangue a seguito di un trauma hanno fino al 25% di possibilità in più di sopravvivenza se trattati in un centro traumatologico designato.

Valutazione generale dell’emorragia

L’INDAGINE PRIMARIA si concentrerà sull’identificazione e sulla gestione dei rischi per la vita legati all’emorragia; questo è un elemento chiave della circolazione (C) nell’ABC del trauma.

Per valutare completamente la circolazione è necessario valutare quanto segue: frequenza cardiaca, pressione sanguigna, pulsazioni in tutte le estremità, ricarica capillare in tutte le estremità, colore/temperatura della pelle e presenza di ferite esterne significative.

La riduzione dei suoni polmonari e/o la tenerezza addominale sono altri reperti importanti all’esame fisico, in quanto possono indicare un’emorragia interna significativa negli spazi polmonari e addominali.

LESIONI NASCOSTE: La presenza di una lesione nascosta dagli indumenti o dalla posizione del paziente è una delle principali cause potenziali della possibile perdita di sangue interna/esterna e dello scompenso del paziente.

La valutazione completa di tutte le superfici esterne del paziente è un passo fondamentale nella valutazione di una sospetta perdita di sangue!

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STORIA MEDICA/ MALATTIE PREESISTENTI: sono fondamentali per identificare gli elementi che possono alterare o mascherare i segni e i sintomi dei pazienti con emorragia; per questo è fondamentale un’anamnesi accurata.

Sebbene la conoscenza delle esatte condizioni complicanti non sia importante, è bene sapere che alcune condizioni mediche, così come alcuni farmaci, possono mascherare la tachicardia/bradicardia, la sudorazione, la cianosi e la pelle fredda che si osservano nello shock emorragico.

Sospettare sempre un alto indice di sospetto per le emorragie interne ed esterne.

Alcune malattie ad alto rischio sono: infarto del miocardio, ictus, diabete, emofilia ed embolia polmonare.

Alcuni farmaci ad alto rischio sono: aspirina, farmaci per la pressione sanguigna e warfarin (coumadin).

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

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