L’attacco di panico e le sue caratteristiche
Ansia o attacco di panico? È fondamentale comprendere in che cosa consiste un attacco di panico e in cosa si differenzia da un episodio di ansia acuta, riuscendo così ad adottare le opportune misure di gestione dello stesso
Il DSM-5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) definisce l’attacco di panico come: “una comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, periodo all’interno del quale devono verificarsi almeno 4 dei seguenti sintomi: palpitazioni o tachicardia, sudorazione, tremori o grandi scosse, sensazione di fiato corto o di fatica nel respirare, sensazione di soffocamento, dolore retrosternale, nausea o dolori addominali, sensazione di vertigine o svenimento, brividi o vampate di calore, parestesie, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o impazzire, paura di morire”.
Attacco di panico, sempre secondo il DSM-5, per una diagnosi di disturbo di panico è necessario:
A- aver avuto l’attacco di panico più volte, in modo ricorrente. con la comparsa di almeno 4 dei sintomi elencati precedentemente;
B- che almeno uno degli attacchi sia stato seguito da un mese (o più) di uno o di entrambi i seguenti sintomi: preoccupazione persistente per l’insorgere di altri attacchi, comportamenti disadattivi correlati agli attacchi, come la messa in atto di comportamenti specifici per evitare le situazioni in cui si è verificato l’attacco, fino alla possibilità di sviluppare agorafobia (paura o ansietà riguardo al trovarsi in situazioni o luoghi da cui non si può scappare facilmente o in cui si potrebbe non ricevere aiuto se si sviluppa ansia intensa. Queste situazioni o luoghi vengono spesso evitati o affrontati con grosso disagio).
Se non si sono soddisfatti tali criteri, è più facile che l’episodio sia riconducibile ad uno stato di ansia acuto.
In questo secondo caso, è possibile domandarsi se l’ansia provata possa esser stata generata da una situazione specifica o, se non possa esser ricondotta ad una qualche cosa in particolare.
Il Disturbo di panico si manifesta spesso in comorbidità con altre condizioni quali il Disturbo Depressivo Maggiore, il Disturbo d’Ansia Generalizzata, il Disturbo d’Ansia Sociale e la Fobia specifica (Brown et al., 2001), ed è piuttosto infrequente che si presenti come unica condizione psicopatologica (APA, 2013).
Gli attacchi di panico sono frequenti, arrivando a colpire fino all’11% della popolazione in un solo anno
La maggior parte dei soggetti guarisce senza terapia; una minoranza sviluppa un disturbo di panico.
Il disturbo di panico interessa dal 2 al 3% della popolazione in un periodo di 12 mesi.
Di solito esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età adulta e ha un’incidenza 2 volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini (MSD manuals: Il Manuale è stato pubblicato per la prima volta nel 1899 come un servizio alla società. L’eredità di questa opera eccezionale prosegue tuttora con il nome di Merck Manual negli Stati Uniti e in Canada e MSD Manual fuori dal Nord America).
FATTORI PREDISPONENTI L’ATTACCO DI PANICO
Si ritiene che vi siano diverse condizioni che possono predisporre all’insorgenza del Disturbo di panico.
Tra i più riconosciuti ci sono i tassi di familiarità: si stima infatti che il 15-20% dei parenti prossimi di una persona con disturbo di panico, possa sviluppare a sua volta lo stesso disturbo.
A livello di personalità invece, un aspetto molto indagato nell’ambito dei disturbi d’ansia è il nevroticismo (o affettività negativa), una tendenza generale a sperimentare emozioni negative come paura, tristezza, rabbia, senso di colpa, di fronte agli eventi.
Le persone che si caratterizzano per alti livelli di nevroticismo tendono ad essere meno abili nel controllare i propri impulsi e reagiscono in modo peggiore allo stress (McCrae & Costa, 2013), e questo potrebbe predisporre allo sviluppo del panico.
ESORDI
Il disturbo di panico tende ad insorgere nella tarda adolescenza o nella prima età adulta (Kessler et al., 2005).
Spesso il primo attacco di panico è preceduto da un periodo particolarmente stressante, caratterizzato da difficoltà lavorative, separazione da una persona cara, problemi di salute, o un lutto.
Il primo attacco di panico si verifica in genere fuori casa e la sensazione che viene riferita dalle persone che lo hanno vissuto è quella di essersi trovati privi di una via di fuga o di una soluzione (bloccati in ascensore o in auto, lontani da casa) mentre si esperivano dei sintomi fisici vissuti come estremamente pericolosi (battito cardiaco accelerato, senso di svenimento, nausea).
COME SI CURA L’ATTACCO DI PANICO
Spesso, chi soffre di attacchi di panico riporta la sua grande difficoltà a gestire il problema o peggio ancora mette in atto delle strategie “risolutive” che risolutive non sono e che diventano dei meri circoli viziosi controproducenti.
Purtroppo, se non trattato, il disturbo di panico tende ad avere un andamento cronico intermittente, con un’alternanza tra periodi caratterizzati da attacchi, e fasi – anche molto lunghe – di remissione (APA, 2013).
Non è da escludere anche la possibilità, per alcune persone, anche di una terapia farmacologica.
Ricordo che intraprendere un percorso psicologico, senza lasciar passare troppo tempo dal primo attacco, può essere molto utile.
Articolo scritto dalla dottoressa Letizia Ciabattoni
Per approfondire:
Ansia, panico e paura: distinguerli ancor prima di gestirli
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Fonte dell’articolo:
https://www.sanraffaele.it/comunicazione/news/12095/paura-panico-ansia-che-differenza
https://www.nimh.nih.gov/health/topics/anxiety-disorders/index.shtml