Le fasi del parto, dal travaglio alla nascita
Il parto è definito come la progressiva dilatazione del collo dell’utero associata a contrazioni ritmiche dell’utero stesso, che porta all’espulsione del feto e dei suoi annessi
Questa definizione serve a puntualizzare che la dilatazione del collo dell’utero in assenza di contrazioni, ovvero le contrazioni in assenza di dilatazione del collo dell’utero, sono condizioni patologiche che non si identificano con il parto stesso.
Come calcolare la data del parto
Normalmente il parto è atteso tra la 38a e la 42a settimana di gestazione.
Il calcolo della data presunta del parto si fa tenendo conto del primo giorno dell’ultima mestruazione (il cosiddetto conto del ginecologo).
Il parto che si verifica prima di questa data è detto prematuro, quello successivo è detto serotino.
Il parto dopo la 42a settimana può comportare alcuni rischi legati ad un eccessivo accrescimento del feto, per cui è opportuna una più accurata valutazione del peso fetale.
Inoltre la cute del feto può essere più sensibile e macerabile per la prolungata permanenza nel liquido amniotico.
Il parto pretermine comporta rischi maggiori legati alla maturità dell’apparato respiratorio e cardiovascolare del feto.
Sintomi del travaglio
La diagnosi di travaglio di parto si basa sia sul reperto sintomatologico della contrazione dolorosa sia sul reperto della visita ostetrica.
Le contrazioni sono sicuramente un segno di allarme; nella donna alla prima gravidanza piccole e brevi contrazioni si manifestano durante le ultime settimane di gravidanza, ma non hanno alcuna efficacia propulsiva sul feto e sono definite di preparazione.
Nella donna che ha già partorito le contrazioni in genere segnano l’inizio del travaglio di parto
La visita ostetrica definisce il grado di preparazione del collo dell’utero: fuori dal travaglio di parto esso è retroposto (ovvero rivolto posteriormente) ed impervio (ovvero non accessibile all’esplorazione digitale).
Con il progredire del travaglio il collo dell’utero tende ad allinearsi con l’asse della vagina e a dilatarsi sotto la pressione della testa fetale in modo da formare un unico canale: utero, collo dell’utero (scomparso) e vagina.
Le contrazioni
Le contrazioni rappresentano un segnale di allarme.
Esse progrediscono in modo abbastanza regolare da sopportabili e con intervallo superiore a 10 minuti, fino ad essere presenti ogni 2/3 minuti nella fase espulsiva.
Le contrazioni del travaglio vengono vissute spesso con ansia; le contrazioni della fase espulsiva inducono la donna a spingere e quindi ad una attiva collaborazione.
La sensazione dolorosa deriva dall’accumulo di acido lattico nella muscolatura uterina; il modo migliore per tollerarle è una buona respirazione; essa infatti consente di ossigenare i tessuti e di eliminare più rapidamente l’accumulo di acido lattico.
Il parto naturale
Il parto fisiologico è un processo continuo e progressivo, in cui tradizionalmente si identificano fattori meccanici, dinamici e plastici.
Di questi quelli sicuramente più evidenti sono i fenomeni meccanici, cioè quella serie di eventi che portano alla progressiva discesa del feto attraverso il canale del parto fino alla sua espulsione.
Genericamente possiamo distinguere il parto in tre fasi:
- una prima fase che comprende l’impegno della testa del feto nel bacino e la dilatazione del collo dell’utero;
- una seconda fase che comprende la completa dilatazione del collo dell’utero e l’espulsione del feto;
- la terza fase va dall’espulsione completa del feto all’espulsione della placenta.
Discesa attraverso il canale del parto
Il feto, per andare incontro ad un parto normale, deve trovarsi in presentazione cefalica, ovvero con la testa rivolta verso il basso.
Il primo evento fondamentale per l’inizio del parto è l’impegno della testa fetale; essa si trova normalmente in atteggiamento di flessione e prende contatto con i punti in cui il bacino comincia a restringersi.
Da qui segue una breve discesa, che aiuta ulteriormente la flessione della testa fino al contatto del mento con lo sterno; il movimento di flessione è di importanza fondamentale per la ulteriore progressione del parto; con esso infatti il feto espone i diametri della testa minori, ovvero recupera spazio utile alla propria discesa.
L’impegno della testa fetale nella donna alla prima gravidanza può avvenire anche molto tempo prima dell’inizio del travaglio di parto, nella donna che ha già partorito si verifica più tardivamente.
Una volta avvenuti l’impegno, la discesa e la flessione, la testa del feto compie una rotazione interna dalla posizione originaria (in genere trasversale rispetto al canale del parto) portandosi con l’occipite a contatto con la sinfisi pubica e rivolgendo la faccia all’osso sacro.
A questo punto, fissando l’occipite sotto la sinfisi pubica, la testa compie un movimento di estensione, che le consente finalmente di uscire.
Per consentire la fuoriuscita delle spalle e del resto del corpo fetale con il minor danno possibile, il feto compie una seconda rotazione, detta questa volta esterna, per cui le spalle si dispongono una sotto la sinfisi pubica (anteriore) ed una verso l’osso sacro (posteriore).
La spalla impegnata sotto la sinfisi pubica funge da perno, consentendo alla spalla cosiddetta posteriore di liberarsi per prima, quindi fuoriesce facilmente anche la seconda e con essa tutto il corpo fetale.
Una vota reciso il cordone ombelicale, si attende l’espulsione spontanea della placenta.
Questa fase conclusiva del parto è detta secondamento.
Importanza del primo vagito
Il neonato ha respirato per nove mesi indirettamente attraverso il sangue materno, senza mai sfruttare i suoi polmoni.
Ricordiamo che la respirazione, ovvero lo scambio di ossigeno tra aria e sangue, avviene a livello degli alveoli, piccole dilatazioni del parechima polmonare.
Fino alla nascita gli alveoli sono collabiti e non contengono aria; con il primo vagito una grande quantità di aria inspirata improvvisamente li riempie e li distende.
Una volta distesi gli alveoli tendono a rimanere tali per tutta la vita grazie ad una sostanza che li ricopre detta ‘surfactant’.
Si tratta di uno strato sottilissimo di acidi grassi ed in particolare di fosfolipidi, prodotto dalle stesse cellule polmonari quando hanno raggiunto un buon grado di maturazione.
Nel parto pretermine spesso si somministra il cortisone; la funzione di quest’ultimo è proprio quella di substrato per le cellule del polmone perché lo convertano nelle componenti del surfactant e consentano al polmone di raggiungere un buon grado di maturità.
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