Lo psichiatra: “Con il Covid incombe la minaccia dell’ipocondria. Nessuno si sente al sicuro”
Il continuo allarme legato al Covid può determinare un incremento dell’ipocondria? Il presidente emerito della Società italiana di Psichiatria, Massimo Di Giannantonio: “C’è il pericolo dell’autocondizionamento e della percezione della malattia”
Covid e ipocondria, il parere dello psichiatra
“Dire che il Covid ci stia trasformando in una società di malati è certamente ‘eccessivo’, ma occorre dare uno spazio giusto e adeguato al termine ipocondriaci“.
Perché l’idea che “nella giornata, nella settimana, nel mese possiamo sempre scontrarci con un problema sanitario che ci riguardi direttamente, personalmente e somaticamente è un qualcosa ormai costantemente presente nell’opinione pubblica e nei vissuti quotidiani di una popolazione divisa per fasce: prima e seconda infanzia, adolescenza, età adulta, terza e quarta età; ma anche nella declinazione maschile-femminile ed oltre”.
Così Massimo Di Giannantonio, presidente emerito della Società italiana di Psichiatria, spiega l’impatto psicologico che questa quarta ondata di contagi da variante Omicron, a poche settimane dal raggiungimento del picco, sta avendo sulla salute psicofisica degli italiani.
Ipocondria emergente? Il Covid sta ponendo un gigantesco problema di stress legato al contagio e alla malattia
“Si sta ponendo un gigantesco problema di vissuti – continua Di Giannantonio – siamo tutti sottoposti a una continua fonte di stress generata dal pensiero, dalla raffigurazione e dalla problematicità relativa al rapporto salute-malattia, al rapporto con se stessi e con gli altri, intesi come potenziali veicoli involontari di infezione e malattia”.
Ormai i cittadini, grandi e piccoli, sono chiamati a fare quotidianamente uno scanner del loro corpo e non solo: come va la gola? Ho emicrania? Sento odori e sapori? E la temperatura? E se a tossire o starnutire sono gli altri? Non è che hanno il Covid?
In questa scansione continua non è scontato il pericolo dell’autocondizionamento, che “può diventare un elemento fuori dal controllo quando la vulnerabilità, l’insicurezza, l’esito di traumi somatici, anche pregressi, rendono l’essere umano eccessivamente vulnerabile alla percezione del rischio potenziale, anche a fronte di situazioni reali dove il rischio non c’è”.
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