Malattie delle valvole cardiache: uno sguardo d’insieme
Le patologie che coinvolgono le valvole cardiache danno origine a un ampio spettro di malattie, alcune meritevoli solo di periodici controlli, altre che richiedono interventi di sostituzione o riparazione chirurgica anche urgenti
Molto è cambiato negli ultimi 30-40 anni relativamente alle cause delle malattie valvolari cardiache, da quando cioè è stata debellata, almeno nei paesi occidentali, la malattia reumatica che, fino alla diffusione della profilassi antibiotica, rappresentava la principale causa di malattia delle valvole cardiache, mitrale ed aortica in particolare.
Valvole cardiache, la situazione attuale
Oggi, nei paesi industrializzati, a causa anche del notevole allungamento della vita media, prevalgono le malattie degenerative come cause delle malattie valvolari, soprattutto quelle della valvola aortica, e le disfunzioni valvolari secondarie alle miocardiopatie, spesso di origine ischemica.
Un’altra causa di malattia valvolare in aumento è l’endocardite, in particolare quella delle valvole del Cuore destro (tricuspide a polmonare), legata all’uso per via endovenosa di stupefacenti.
Accanto alle forme acquisite, esistono alterazioni valvolari congenite, quali il prolasso della valvola mitrale o la valvola aortica bicuspide, che predispongono allo sviluppo di una malattia valvolare.
Qualunque sia la causa della malattia valvolare, il danno anatomico che ne consegue può produrre o una stenosi, cioè un’incompleta apertura della valvola, cosicché il sangue è costretto a passare da una camera cardiaca all’altra attraverso un orifizio valvolare più piccolo della norma (e quindi con più difficoltà), o una insufficienza, cioè un’incompleta chiusura della valvola, cosicché parte del sangue torna indietro nella camera cardiaca da dove proviene, cosa che una completa chiusura della valvola normalmente evita.
Le conseguenze delle malattie valvolari variano a seconda della valvola coinvolta, del tipo di difetto (stenosi o insufficienza) e dell’entità della malattia stessa.
Quindi il cuore può andare incontro a dilatazione, ispessimento delle pareti e, a lungo andare, ad un’importante riduzione della sua forza di contrazione.
I sintomi di una malattia valvolare possono comparire improvvisamente (in genere quando si ha un danno valvolare improvviso da parte di un processo acuto, come la lesione su base infettiva di un lembo valvolare o delle corde che lo sostengono) o, più frequentemente, essere progressivi nel tempo.
I pazienti possono lamentare un facile affaticamento durante le normali attività quotidiane, difficoltà respiratoria (dispnea), inizialmente da sforzo, poi anche a riposo o durante la notte, svenimenti, di gonfiore (edemi) agli arti inferiori, dolori toracici o palpitazioni (aritmie).
Nei casi più avanzati e non sottoposti ad adeguato trattamento, il paziente può andare incontro a embolie o a grave scompenso cardiaco.
Diagnosticare correttamente una malattia alle valvole cardiache è oggi molto facile
Accanto all’auscultazione cardiaca e all’esame clinico, il cardiologo dispone di raffinate tecniche strumentali, largamente diffuse sul territorio, che consentono un’immediata identificazione del problema e una valutazione completa dell’entità dello stesso.
L’esame diagnostico principale nello studio delle malattie valvolari è l’ecocardiografia-color-Doppler, che ha il grande vantaggio di essere del tutto innocua e nello stesso tempo capace di fornire informazioni dettagliate, utili eventualmente anche al cardiochirurgo qualora sia indicato l’intervento chirurgico sulla valvola.
A volte è necessario ricorrere al cateterismo cardiaco, un esame invasivo che richiede l’uso di cateteri capaci di risalire il letto vascolare fino al cuore, per avere informazioni dettagliate sulle caratteristiche della malattia valvolare.
Riconoscere precocemente una malattia valvolare grave, che può non dare alcun segno di sé, è di estrema importanza al fine di indirizzare il paziente al più corretto trattamento al momento giusto.
Il trattamento delle malattie valvolari più gravi è usualmente chirurgico, e consiste nella sostituzione o nella riparazione della valvola malata.
La sostituzione avviene tramite protesi meccaniche (realizzate con materiali di carbonio), che hanno una durata teoricamente illimitata, ma che necessitano di una terapia anticoagulante per tutta la vita, o tramite protesi biologiche (costituite da materiale tratto da cadavere o da altri animali), che, per la loro minore durata nel tempo (8-10 anni) e per la possibilità di evitare la Terapia anticoagulante, sono consigliate nei soggetti più anziani.
Oggi la cardiochirurgia si è notevolmente evoluta e spesso risulta possibile conservare la propria valvola riparandola con tecniche sofisticate
Accanto alle tecniche chirurgiche, alcune malattie valvolari possono avvalersi della possibilità di correzione attraverso interventi percutanei, che usano cateteri a palloncino capaci di dilatare le valvole stenotiche, sul tipo di quelli utilizzati per dilatare le stenosi coronariche (v. Angioplastica e stent coronarici).
Questa tecnica è oggi applicabile alla Stenosi mitralica non calcifica e, molto recentemente, ad alcuni casi particolarmente selezionati di stenosi aortica.
I notevoli progressi tanto nelle tecniche diagnostiche quanto nella terapia chirurgica ed interventistica hanno consentito un miglioramento della prognosi e della qualità di vita dei pazienti colpiti da malattie valvolari, inimmaginabile solo fino a qualche decennio fa.
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