Medicina di genere, che cos’è e quali conseguenze ha l’endometriosi
L’endometriosi è una malattia cronica che colpisce le donne in età fertile. Quando si è affetti dalla malattia endometriale, le cellule dell’endometrio (lo strato più interno dell’utero) non crescono nella loro normale sede, ma fuoriescono da esso – per ragioni ancora sconosciute – e si impantano in diverse aree anatomiche, occludendole parzialmente o creando noduli e cisti che generano dolore
Favorita dalla produzione costante, durante il ciclo mestruale, di ormoni come estrogeni e progesterone, sembra che la regione dell’organismo maggiormente predisposta ad accogliere le cellule dell’endometrio sia tutta quella pelvica, tanto che le donne affette tendono a lamentare forti dolori non solo uterini, ma anche rettali e addominali.
L’endometriosi è purtroppo una malattia ancora misconosciuta e sottovalutata
Essa appare spesso in età precoce, già col menarca, momento in cui è consigliato sottoporsi ai primi controlli clinici ginecologici.
Se non curata per tempo, con terapie volte a diminuire la produzione di estrogeni e a regolare l’infiammazione, può inficiare la capacità di concepimento.
In Italia si stima che circa 3 milioni di donne ne siano affette, specie nella fascia di piena fertilità che va dai 25 ai 35 anni.
Studi recenti hanno però dimostrato che l’endometriosi, sebbene raramente, può essere anche una patologia maschile, che va ad intaccare l’area prostatica.
Cos’è l’endometriosi e come individuarla
L’endometriosi è, in linguaggio medico, una patologia di tipo ectopico che colpisce le donne in età fertile.
Si parla infatti di endometrio ectopico o tessuto endometriale ectopico quando le cellule dell’endometrio, invece di sedimentarsi nell’area uterina, lo fanno in altre aree del corpo come il complesso dei genitali femminili (soprattutto tube e vulva) e gli organi dell’area pelvica (il retto, la vescica, l’intestino).
Tali aree possono di conseguenza venire occluse e infiammate a causa della progressiva formazione di noduli e cisti doloranti.
Le cisti (o endometriomi) sono di solito di colore rosso, bluastro e talvolta nero perché, oltre a raccogliere le cellule endometriali, ospitano anche coaguli di sangue mestruale.
In quanto corpi estranei, generano infiammazione e dolori che possono essere erroneamente scambiati per fisiologici dolori mestruali.
Con questi ultimi il dolore da endometriosi ha infatti in comune alcune caratteristiche come quella di presentarsi ciclicamente, in fase mestruale o premestruale, quando l’ispessimento della mucosa è quindi completo grazie all’azione degli estrogeni.
I dolori da endometriosi, se non adeguatamente curati, sono destinati ad aumentare nel tempo, poiché la mucosa endometriale segue appunto lo stesso andamento di ispessimento di quella uterina e le cisti si ingrossano sempre di più, progressivamente all’aumentare della quantità di cellule e sangue raccolte in esse.
In rarissimi casi la malattia, soprattutto se interessa l’area vaginale, può trasformarsi in ulcera sanguinante.
Oggi l’endometriosi viene riconosciuta come patologia cronica invalidante; può beneficiare di alcuni trattamenti di tipo farmacologico o chirurgico volti a ridurre l’infiammazione oppure o all’asportazione chirurgica dell’endometrioma.
Endometriosi: i sintomi
Individuare i sintomi dell’endometriosi non è semplice: può presentare un quadro clinico molto variabile, da forme asintomatiche, fino a casi in cui presenta delle caratteristiche invalidanti.
Alcuni campanelli d’allarme che potrebbero destare preoccupazione, e far riflettere sul fatto che forse sia il caso di sottoporsi a un controllo medico, sono:
- dismenorrea. I dolori mestruali sono il primo grande sintomo di endometriosi. In realtà si tratta di una problematica piuttosto comune, e non per forza direttamente collegata a questo tipo di patologia. Il dolore che compare in chi soffre di endometriosi è solitamente molto acuto, fino a compromettere le normali attività quotidiane, e poco responsivo all’assunzione di antidolorifici
- dispareunia. Sono molte le donne affette da endometriosi che lamentano dolori pelvici, talvolta anche lancinanti, durante i rapporti intimi
- dolore durante la defecazione e/o minzione, specie in fase mestruale; possono capitare anche perdite ematiche nelle urine o feci fuori dalla fase mestruale
- menorragia, perdita di sangue particolarmente ingente durante la mestruazione
- astenia e ipertermia: stanchezza cronica, con il livello di temperatura corporea che spesso si alza oltre la media
- infertilità: l’endometrio che fuoriesce dalla sua normale sede si deposita spesso nelle aree in cui fisiologicamente avviene l’attecchimento degli embrioni. Sono però frequenti i casi in cui esso attacca anche le tube di Falloppio e le riserve ovariche, impedendo agli ovuli di svilupparsi come dovrebbero.
Endometriosi: da cosa è causata
La causa dell’endometriosi è, ad oggi, sconosciuta. Esistono però diverse ipotesi patogenetiche.
Una teoria sostenuta da numerosi specialisti prevede che l’endometriosi sia la conseguenza diretta del reflusso di sangue mestruale.
Anomalie nella conformazione interna dei genitali femminili potrebbero far sì che si generi un reflusso sanguigno (contenente anche cellule dell’endometrio) durante il mestruo, che esce dall’utero e va ad intaccare anche la pelvi e l’addome, dove tali cellule si depositano creando isole endometriali.
Questa ipotesi potrebbe essere confermata dal fatto che l’endometriosi si sviluppa prevalentemente nelle tube, nelle ovaie e nello scavo di Douglas, cioè la parte che si trova tra l’utero e il retto.
Un’ altra ipotesi è che l’endometriosi sia un disturbo prettamente genetico, in quanto vi è ricorrenza di molti casi nelle stesse famiglie tra parenti di primo e secondo grado.
La teoria ormonale sostiene che durante la pubertà alcune cellule inizialmente adibite ad altre funzioni si trasformino in cellule endometriali, per via dell’azione di estrogeni e progesterone.
Sulla stessa linea, la teoria metaplastica prevede che le cellule del peritoneo, per cause ad ora ignote, si trasformino in cellule endometriali.
Difficilmente dimostrabile, ma comunque possibile, sarebbe la diffusione delle cellule endometriali per via ematica (sangue) e linfatica oppure per via chirurgica.
Ad esempio, le vene pelviche agiscono sulle cellule come dei “trasportatori”, e collocano queste ultime in altre aree del corpo in cui solitamente sono assenti.
L’endometriosi potrebbe essere infine dovuta ad alterazioni del sistema immunitario, che di solito è adibito a riconoscerle quando fuoriescono dall’utero, procedendone all’eliminazione.
Un’anomalia nei linfociti potrebbe al contrario permettere loro di impiantarsi e moltiplicarsi, dando vita alla malattia.
Tipologie di endometriosi
La malattia di tipo endometriale può presentarsi essenzialmente in 3 diverse modalità a seconda dei sintomi avvertiti, della loro intensità e dell’area anatomica interessata dalla presenza di aderenze tessutali.
- Endometriosi interna. In questo caso le cellule fuoriescono dallo strato più interno dell’utero, ma restano comunque confinate ad esso, in altre aree anatomiche. In particolare l’endometrio si sedimenta sullo spessore del miometrio, cioè la parete muscolare uterina. Questo doppio ispessimento genera dolore uterino, specie in fase mestruale e premestruale quando già avvengono modifiche dovute all’ovulazione e al ciclo mestruale.
- Endometriosi esterna pelvica: in questo caso a essere intaccati dall’infiammazione sono gli organi dell’area pelvica. L’endometrio si deposita sul peritoneo pelvico e sugli organi pelvici (ovaie, legamenti uterini, tube, vulva, setto retto-vaginale, vescica, uretra, sigma del colon). Tra le tre è la tipologia più comune, e colpisce la maggior parte delle pazienti.
- Endometriosi esterna di un particolare organo o tessuto: siamo davanti al caso particolare in cui, ad essere colpiti da endometriosi, sono distretti anatomici fuori da quelli uterini e pelvici come ombelico, appendice, polmoni, cicatrici a seguito di interventi laparoscopici e di cesareo, addome, intestino tenue e reni. Si tratta però di casi molto più rari dei precedenti.
Endometriosi: la diagnosi
Come per ogni patologia in campo medico, stabilire un iter diagnostico che sia univoco per tutti i casi di endometriosi è pressoché impossibile. Infatti, non solo i sintomi, ma anche le modalità con cui essa si manifesta, variano da paziente a paziente, a seconda dell’età e di tanti altri fattori.
Per poter ottenere una diagnosi, è fondamentale rivolgersi ad un medico ginecologo.
Di norma, una visita ginecologica eseguita nel sospetto di endometriosi inizia con una fase di raccolta dei sintomi e con la conseguente valutazione della storia clinica della paziente.
È solo in un secondo istante che il medico procederà con un esame obiettivo volto ad individuare la presenza o meno di endometriomi.
Ad essere sotto stretta osservazione sono gli organi dell’area pelvica, prestando particolare attenzione alle zone dove la paziente avverte dolore.
L’esame ambulatoriale include una fase di esplorazione vaginale e, in alcuni casi, anche rettale, alle quali si può aggiungere un’ecografia pelvica che consente di identificare le aree soggette alla patologia, anche fuori dal distretto genitale.
In casi selezionati può essere prescritta un’ecografia dell’apparato urinario.
Per un esame più specifico, lo specialista può decidere di eseguire una risonanza magnetica in modo da diagnosticare l’area anatomica interessata dalla patologia anche con l’utilizzo di immagini più dettagliate.
Come si cura l’endometriosi e quando intervenire
Capire quando si è affetti da endometriosi ed è necessario intervenire non è sempre facile poiché, in una discreta casistica, la malattia si presenta come totalmente asintomatica.
Ciò che raccomandano gli specialisti è di educarsi al fatto che avvertire forti e cronici dolori mestruali non è un buon segno e che, a fronte di essi, è bene recarsi quanto prima possibile in ambulatorio per una visita specialistica.
Una volta diagnosticata l’endometriosi, si rendono disponibili per le pazienti diverse opzioni di trattamento, che vanno scelte consapevolmente a seconda dell’intensità con cui si presenta la malattia e del desiderio di attuale o futura gravidanza.
L’approccio alla cura dell’endometriosi può essere di due tipologie: conservativo (farmaci) oppure chirurgico.
La terapia farmacologica è di solito il primo passo per la cura del disturbo.
Il ginecologo prescrive farmaci antidolorifici/anti-infiammatori volti a ridurre l’infiammazione, ai quali si aggiunge una terapia ormonale con azione anti-estrogenica.
Essa riduce il livello di estrogeni, diretti responsabili della comparsa e diffusione della malattia.
Tale terapia abbassa il rischio che l’endometriosi peggiori, ma non la eradica.
Una volta interrotta la cura, i sintomi possono ripresentarsi.
L’intervento chirurgico è il passo definitivo, che si sceglie nel momento in cui la terapia farmacologica ormonale non ha dato i risultati sperati.
Generalmente consiste nell’asportazione dell’endometrio e delle sue anomale escrescenze che generano dolore.
È una procedura mini-invasiva, svolta in laparoscopia, che lascia segni davvero minimi e porta particolare attenzione al mantenimento del potenziale riproduttivo, non danneggiando il complesso genitale.
Nei casi più complicati, quando l’endometriosi interessa altri organi oltre a quelli dell’apparato riproduttore, può essere richiesto un consulto e un approccio multidisciplinare.
In tutti i casi, l’endometriosi è una patologia spesso recidiva
Anche a seguito di un intervento di asportazione chirurgica, la problematica potrebbe ripresentarsi.
Ciò che raccomandano i medici è il mantenimento di uno stile di vita sano, che influisce sensibilmente e positivamente sul decorso della malattia.
Un corretto apporto di fibre e vitamine con l’alimentazione, unito all’astensione da fumo e alcool, ad esempio, ha effetti sulla riduzione dei sintomi e dell’infiammazione.
Anche l’attività fisica costante contribuisce ad agire beneficamente.
Endometriosi: prevenzione ed effetti sulla vita quotidiana
La prevenzione dell’endometriosi passa da alcune semplici regole, volte a diagnosticare per tempo la malattia e ad evitare di incorrere in complicanze più gravi.
La malattia endometriale è cronica e invalidante e compare spesso col menarca, per andarsene definitivamente solo con la menopausa.
Il dolore fisico avvertito, specie se molto acuto, funge da spia della presenza di un disturbo più grave.
Per questi motivi, per coloro che avvertono dolori mestruali già durante l’adolescenza, si consiglia di sottoporsi preventivamente a visite specialistiche, al fine di capire se effettivamente il disturbo non derivi da endometriosi.
I risvolti che la patologia in questione ha sulla vita personale e quotidiana delle donne sono numerosi e non interessano solo il dolore fisico, potendo spaziare dall’aumento di tumori di tipo ovarico all’infertilità, fino al benessere mentale minato per l’incapacità di diventare madri.
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