Osteomielite: definizione, cause, sintomi, diagnosi e cura
L’osteomielite è un’infezione dell’apparato osteo-articolare che, se non adeguatamente trattata, può cronicizzare
Pur potendosi presentare a livello di qualsiasi osso, interessa perlopiù le ossa ricche di tessuto spongioso, ossia quelle maggiormente vascolarizzate.
È più frequente nei bambini, negli anziani e nei soggetti fragili o immunocompromessi.
Secondo l’Associazione Nazionale per le Infezioni Osteo-Articolari, colpisce ogni anno circa 15.000 persone in Italia.
I patogeni più comunemente responsabili sono i batteri piogeni (producenti pus), più raramente micobatteri e funghi; generalmente essi raggiungono la sede dell’infezione:
- attraverso il flusso sanguigno;
- provenendo da un tessuto vicino infetto;
- provenendo da una ferita aperta, comprendendo quindi anche le cause iatrogene come interventi di protesi articolari o osteosintesi di fratture, trattamento di radici dentali o fratture ossee esposte.
A seguito dell’infezione, i globuli bianchi entrano nella sede dell’infezione per tentare di eliminare il patogeno e rilasciano enzimi che provocano il danno e la necrosi dell’osso.
Il pus penetra nei vasi sanguigni dell’osso, alterando il flusso e creando aree note come “sequestri ossei”.
In risposta a questo evento, l’organismo proverà a creare nuovo osseo attorno alla zona necrotica, il cosiddetto “involucro osseo”.
L’osteomielite può essere acuta, subacuta, o cronica, quest’ultima nei casi in cui i sintomi durino da più di 6 settimane.
Generalmente le forme croniche si complicano con sclerosi ossea e deformità, e si caratterizzano per patogeni talvolta resistenti agli antibiotici e difficili quindi da trattare.
Individuare la patologia e definirne o meno la cronicità, consente di mettere a punto la terapia più opportuna.
Osteomielite: le cause
L’osteomielite può insorgere per diverse cause e con diversi meccanismi, i principali dei quali sono:
- infezione per invasione diretta
- diffusione ematogena da altra sede di infezione
- per contiguità (da infezioni limitrofe)
L’infezione per invasione diretta si verifica quando l’agente patogeno raggiunge l’osso direttamente, ad esempio durante una operazione chirurgica, a seguito di una frattura ossea esposta o per mezzo di oggetti perforanti che con l’osso hanno un contatto diretto.
Alcuni casi di osteomielite si verificano infatti dopo impianto di protesi ossee o placche metalliche.
Nel caso di diffusione ematogena il sangue è il vettore dell’infezione e il patogeno più coinvolto è lo Staphylococcus aureus.
I soggetti più a rischio sono gli anziani (a livello della colonna vertebrale), i bambini (a livello delle estremità ossee di gambe e braccia) e i soggetti immunocompromessi come i dializzati, i soggetti tossicodipendenti e i pazienti che assumono terapie immunosoppressive.
Infine, l’osteomielite può verificarsi per estensione da tessuti molli infetti circostanti l’osso come nel caso di traumi, operazioni chirurgiche, ulcere, tumori o esiti di radioterapia.
Anche in questo caso i soggetti più a rischio sono i soggetti immunocompromessi e fragili.
Osteomielite: i sintomi
I sintomi dell’osteomielite dipendono dalla sede, dall’estensione e dalla gravità dell’infezione.
Il principale sintomo delle osteomieliti acute è il dolore, di tipo pulsante e generalmente molto intenso, soprattutto nei casi di infezione da protesi.
Nel caso di osteomielite a sede vertebrale, il paziente lamenta mal di schiena esacerbato dal movimento e non responsivo alla assunzione di analgesici.
La regione cutanea corrispondente alla sede ossea infetta può essere tumefatta e calda, e in alcuni casi si può osservare la formazione di un ascesso.
Altri sintomi tipici delle forme acute sono
- calo ponderale
- astenia
- piressia con brividi
- cefalea
- formazione di fistole
- fratture
Osteomielite, la diagnosi
Nel caso di sintomi sospetti (dolore, piressia, brividi, perdita di peso, astenia) e segni suggestivi (tumefazione, ascessi) è necessario rivolgersi tempestivamente al proprio medico per ulteriori accertamenti.
Tra questi, gli esami ematici saranno il primo passo per evidenziare una infezione, indagando VES e PCR (proteina C reattiva) i cui livelli potrebbero risultare elevati.
Conseguenzialmente, verranno prescritti esami diagnostici come RX, TC, RMN o scintigrafia ossea, le ultime due particolarmente indicate per porre diagnosi.
Osteomielite, le terapie
È fondamentale impostare tempestivamente una terapia antibiotica o, nei casi di infezione da funghi, terapia antimicotica; possono essere somministrate per via orale o via endovenosa, e generalmente il trattamento dura diverse settimane, inizialmente con un farmaco ad ampio spettro, successivamente ottimizzato secondo il patogeno identificato.
È inoltre raccomandato l’utilizzo di farmaci analgesici per il controllo del dolore, combinati al riposo e, nei casi di osteomielite vertebrale, l’utilizzo di un corsetto.
In alcuni casi lo specialista può ritenere necessario l’intervento chirurgico per effettuare il drenaggio degli ascessi o la stabilizzazione delle vertebre.
Se le cure sono tempestive, la prognosi dell’osteomielite è buona.
Più complesso è il trattamento di un’infezione coinvolgente i tessuti molli circostanti, in quanto può essere necessaria la rimozione dei tessuti morti e, in alcuni casi, l’asportazione dell’osso stesso.
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