Palpebre cadenti: come curare la ptosi palpebrale?
Le palpebre cadenti, dette anche ptosi palpebrale, sono una condizione che può essere congenita o che può presentarsi nel corso della vita. Consiste nell’abbassamento parziale oppure completo delle palpebre
Palpebre cadenti: cosa sono?
La ptosi palpebrale è una patologia conosciuta come palpebre cadenti.
Si tratta di un abbassamento delle palpebre, superiori o inferiori.
Quando la condizione è presente dalla nascita si parla di ptosi palpebrale congenita, nel caso in cui insorga durante la vita invece la patologia viene denominata ptosi palpebrale acquisita.
Quando la condizione è piuttosto grave e precocemente presente nel corso della vita la palpebra cadente può dare origine ad altri disturbi gravi come l’ambliopia, per questo motivo è fondamentale non ignorare il problema, sia nel caso si presenti alla nascita, sia quando appare nel corso dell’esistenza.
Le palpebre cadenti presentano sintomi piuttosto evidenti
La patologia provoca infatti l’abbassamento di una oppure di entrambe le palpebre.
L’aspetto della palpebra può rimanere uguale nel tempo, sviluppandosi in modo graduale nel corso di decenni oppure avere un andamento intermittente.
Il disturbo a volte è impercettibile, altre è così evidente che la palpebra copre parte dell’occhio, la pupilla e l’iride.
Nei casi più gravi le palpebre cadenti possono impedire la normale visione riducendo l’ampiezza del campo visivo.
La ptosi palpebrale si individua facilmente quando a essere colpito è un solo occhio, nel caso in cui la malattia coinvolga entrambi una diagnosi veloce può risultare più difficile.
A volte la palpebra cadente modifica solo l’aspetto del volto, senza compromettere in nessun modo la visione, in altri casi invece può essere il segnale di patologie più gravi legate ai nervi e al cervello.
I pazienti affetti da palpebre cadenti avvertono difficoltà nell’aprire o chiudere gli occhi, la pelle intorno alla zona ha un cedimento e grave lassità.
Durante la giornata la vista si stanca facilmente e si percepisce un dolore nell’area circostante gli occhi.
Nei bambini la ptosi palpebrale è associata il più delle volte a mal di testa e torcicollo.
Questo perché i piccoli pazienti tendono a inclinare la testa all’indietro nel tentativo di vedere meglio.
Palpebre cadenti: cause
Le palpebre cadenti possono colpire persone di qualsiasi età.
Questa condizione si presenta sia negli adulti che nei bambini e ha diverse cause.
La ptosi congenita è presente dalla nascita ed è causata dal mancato sviluppo dei muscoli che hanno il compito di sollevare o chiudere la palpebra.
In alcuni casi i bambini nati con palpebre cadenti possono soffrire di malattie muscolari, errori di rifrazione, disturbi neurologici o tumori.
Quando la ptosi insorge in età adulta può essere legata all’invecchiamento.
La causa più comune è l’indebolimento dei muscoli delle palpebre.
Fra le altre cause della patologia troviamo lesioni o effetti collaterali derivati dalla chirurgia oculare correttiva.
La malattia può presentarsi anche in caso di tumori oculari, malattie sistemiche, come il diabete o infortuni.
La condizione inoltre è legata all’uso di farmaci oppioidi, come morfina e ossicodone, ed è un effetto collaterale nell’abuso di droghe.
Diagnosi
Le palpebre cadenti possono essere diagnosticate dall’oculista dopo un attento esame.
Nel corso della visita vengono valutati alcuni parametri come la fessura palpebrale, ossia la distanza fra la parte superiore e quella inferiore della palpebra in allineamento con il centro della pupilla, la distanza marginale riflessa 1 (MRD-1) fra il centro del riflesso pupillare e il margine palpebrale superiore, la MRD-2, ovvero la distanza fra il centro del riflesso pupillare e il margine palpebrale inferiore.
Lo specialista controllerà anche la funzione del muscolo elevatore e la distanza della piega cutanea rispetto al margine palpebrale superiore (MFD).
Ci si può avvalere anche dell’esame del campo visivo binoculare, che mostrerà una riduzione nella sua ampiezza.
Cura e terapie
Se le palpebre cadenti sono lievi e il disturbo non interferisce con la vista, il problema si può risolvere con degli esercizi oculari volti a rafforzare i muscoli.
Alcuni specialisti consigliano inoltre l’uso di occhiali “stampella” oppure di lenti a contatto sclerali che consentono di sostenere la palpebra.
Nei casi più gravi si può intervenire chirurgicamente accorciando e quindi rafforzando l’azione del muscolo elevatore della palpebra, oppure nei casi più gravi in cui la funzione residua del muscolo sia inesistente, connettendo il margine palpebrale al muscolo della fronte. In questo modo la funzione della palpebra dipenderà dall’uso del muscolo frontale.
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