Pap-Test: cos’è e quando farlo?
Il Pap-test rappresenta un prezioso alleato per la salute della donna. Consente, infatti, di individuare precocemente cellule anomale nel collo dell’utero che possono progredire fino al cancro
Come si esegue e ogni quanto bisogna farlo?
Che cos’è il Pap-Test
Il Pap test è un esame che permette l’osservazione al microscopio delle cellule presenti nel muco prelevato dalla cervice uterina, strisciato (per questo talora impropriamente chiamato anche striscio) su un vetrino e poi colorato per rendere visibili le cellule.
La metodica fu messa a punto più di 80 anni fa da un medico greco, George Papanicolaou, emigrato negli Stati Uniti. Da qui, il nome di Pap-test.
Attualmente è utilizzata, in alternativa al tradizionale campionamento, una nuova metodica.
Il muco prelevato viene raccolto in un flaconcino contenente un liquido conservante che, una volta centrifugato, viene deposto su vetrino per la colorazione e l’osservazione.
Questa tecnica, chiamata citologia in fase liquida, evita la dispersione delle cellule e permette una migliore e più omogenea visione del preparato.
Pap- test, a cosa serve?
Il Pap-test consente di individuare eventuali anomalie delle cellule provenienti dal collo dell’utero, la sede anatomica più frequentemente sede dei tumori del tratto genitale inferiore.
Come si interpretano i risultati del Pap-test
Le anomalie rilevate possono essere di natura infiammatoria o neoplastica.
Nel primo caso, l’esame segnala la presenza di infezioni dovute a funghi (ad esempio candida albicans), batteri (ad esempio Gardnerella vaginalis), virus e protozoi (ad esempio Herpes o Trichomonas).
Nel secondo caso, l’esame segnala atipie cellulari, dette anche displasie.
Le atipie cellulari si distinguono in:
- anomalie lievi, chiamate lesioni intraepiteliali squamose di basso grado (LSIL), che comprendono le modificazioni cellulari legate al papillomavirus umano (HPV)
- anomalie più gravi, chiamate lesioni intraepiteliali squamose di alto grado (HSIL).
Ad alcune anomalie cellulari che si presentano all’osservazione del citologo non è possibile attribuire una classificazione definitiva: sono le cosiddette ASCUS (cellule atipiche di significato indeterminato) che necessitano di una valutazione clinica da parte del ginecologo.
La maggior parte delle alterazioni intraepiteliali non sono cancerose, ma sono suscettibili di diventarlo con il tempo.
Per questo motivo vanno precocemente individuate, seguite e, eventualmente, trattate.
Le più lievi guariscono spontaneamente: pertanto, vanno solo tenute sotto controllo.
Le forme più gravi vengono trattate con un intervento minimo, di tipo ambulatoriale, consistente nell’asportazione della sola parte interessata dalla neoplasia.
Le complicanze sono rare e la capacità di procreare viene interamente conservata.
Come si esegue il Pap-test
Il Pap-test è un esame semplice, rapido e indolore. Viene eseguito dal ginecologo o dall’ostetrica.
È inserito delicatamente in vagina lo speculum allo scopo di divaricare le pareti e rendere così visibile il collo dell’utero.
Con la spatola in legno o in plastica si prelevano le cellule dalla superficie esterna del collo dell’utero; quindi, con il cytobrush (bastoncino con piccola spazzola terminale) si effettua un secondo prelievo all’interno del canale cervicale.
È consigliabile sottoporsi all’esame in periodo non mestruale ed evitare nei 2-3 giorni precedenti rapporti sessuali e l’applicazione di creme, ovuli e lavande vaginali.
Dopo il prelievo sono possibili piccoli sanguinamenti a causa del contatto della spatola o del citobrush con le mucose.
Pap-test: quando si esegue?
Secondo le linee guida europee per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero, il Pap-test deve essere eseguito ogni 3 anni tra i 25 e i 65 anni.
Molti stati europei gestiscono programmi di screening organizzati: con una comunicazione postale le donne sono invitate a recarsi presso gli ambulatori dedicati con appuntamento prestabilito.
Il programma prevede anche i controlli periodici e il management dei casi positivi.
Il Pap-test può essere eseguito anche al di fuori dei programmi di screening come strumento diagnostico in caso di sanguinamenti anomali o di stati infiammatori.
Come test di screening recentemente il Pap-test tradizionale è stato sostituto dall’HPV test.
L’HPV test
L’HPV test permette di scoprire la presenza di un’infezione da HPV anche in assenza di alterazioni cellulari.
È infatti un test molto sensibile, in grado di segnalare il rischio di sviluppare la malattia e di selezionare donne che dovranno sottoporsi a controlli frequenti.
In questo modo si rende possibile cogliere con prontezza il formarsi di anormalità cellulari che, subito trattate, impediscono la progressione verso il carcinoma.
Il Pap-test è ancora un test valido?
Il Pap-test è ancora effettuato in molte parti del mondo come test di screening.
Continua ad essere usato nelle giovani donne al di sotto dei 35 anni, nelle quali la presenza dell’HPV è molto frequente ma, fortunatamente, anche molto fugace.
Con l’utilizzo dell’ l’HPV test in questa fascia di età c’è il rischio di trovare e, quindi, controllare moltissime infezioni destinate a scomparire spontaneamente, senza cioè progressione verso il carcinoma.
Rimane fondamentale il suo ruolo come test diagnostico.
Nei casi di positività al test dell’HPV, il successivo Pap-test permette di individuare eventuali alterazioni cellulari, non rilevabili con il test molecolare dell’HPV.
Perché è importante sottoporsi allo screening
Come riportato da AIRC, è dimostrato che nel 99% dei casi l’infezione da Papillomavirus è causa del tumore del collo dell’utero e che circa l’80% delle donne contrae l’infezione almeno una volta nel corso della propria vita (dati aggiornati al 2020).
È vero, sì, che nella maggior parte dei casi l’infezione regredisce in maniera spontanea in breve tempo, senza causare particolari problemi e soprattutto senza dare vita a lesioni “precancerose”.
Bisogna ricordare, però, in altri casi l’infezione porta allo sviluppo del cancro.
Il processo tumorale è in genere lento ed è proprio per questo motivo che è fondamentale per le donne sottoporsi regolarmente ai controlli in modo da diagnosticare precocemente eventuali lesioni pericolose.
La diagnosi precoce è l’arma più efficace nella prevenzione del tumore del collo dell’utero.
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