Parliamo di piedi piatti: quali problemi dà il piede piatto?
Il piede piatto – dal latino pes planus – è un dismorfismo che si presenta con alterati rapporti anatomici del piede, in particolare con la caratterizzante riduzione o totale sparizione dell’arco plantare con conseguente ampliamento della superficie d’appoggio del piede stesso
Con arco plantare mediale o volta longitudinale, si intende quella tipica formazione arcuata – caratteristica del piede degli esseri umani – che si stacca dall’appoggio col suolo.
L’altezza dell’arco plantare varia ovviamente da persona a persona
Quando una persona presenta il dismorfismo del piede piatto, l’arco plantare – che deve garantire la corretta distribuzione del peso corporeo sul piede e una corretta camminata – si presenta come parzialmente o completamente assente.
Il piede di chi ha, appunto, il piede piatto, poggia completamente al suolo alterando visibilmente la disposizione del peso corporeo che comporta in genere fenomeni dolorosi a danno di ginocchia, caviglie e piedi stessi.
Quella dei piedi piatti si presenta spesso come una malformazione bilaterale, che coinvolge cioè entrambi i piedi di un individuo.
I piedi piatti nel bambino e nell’adulto
Piede piatto nei bambini
Quando sono i bambini a presentare il dismorfismo del piede piatto, quest’ultimo può presentarsi sotto due differenti forme cliniche: il piede lasso infantile e il piede piatto genetico evolutivo.
Il piede lasso infantile si verifica quando lo sviluppo muscolare del piede non coincide con l’età anagrafica del bambino.
Se il piede si presenta mobile, sedute di fisioterapia e plantari appositi non apporteranno nessun beneficio a quello che può tranquillamente essere caratterizzato come un paramorfismo: fenomeno che si discosta dalla normale ma va comunque considerato normale perchè non sintomatico.
Se invece il piede del bambino presenta rigidità e dolore si è di fronte al piede piatto genetico evolutivo che potrebbe necessitare di trattamento o intervento.
Piede piatto negli adulti
Soltanto il 5% degli adulti presenta il dismorfismo del piede piatto.
Questo, nella grande maggioranza dei casi è del tutto asintomatico, e il paziente vive una vita senza limitazioni o stati dolorosi.
Soltanto alcuni casi necessitano invece di essere trattati in seguito alla comparsa di stati dolorosi, in genere a danno delle articolazioni connesse alla camminata: caviglie e ginocchia.
Quando presente nell’adulto, il dismorfismo può essere piede piatto flessibile nell’adulto – ovvero un piede piatto congenito non adeguatamente trattato – o piede piatto secondario – dipendente dalla disfunzione del muscolo tibiale posteriore, a fratture, a lacerazioni tendinee, ad artrite reumatoide, a neuropatia o a miopatia –.
I sintomi con cui si manifestano i piedi piatti
Come già ampiamente spiegato, spesso il dimorfismo dei piedi piatti si presenta come asintomatico e il paziente, sia esso un bambino o un adulto, non avverte alcun tipo di manifestazione dolorosa.
L’unico segno presente è l’evidente mancanza dell’arco plantare ben visibile ed incurvato.
Null’altro.
Nei rari casi in cui invece la mancanza di arco plantare si rifletta sulla postura del paziente, i sintomi del dismorfismo saranno:
- intenso dolore ai piedi, in particolare nella zona del tallone o a livello della parte centrale
- dolore alle caviglie
- dolore alla parte inferiore delle gambe
- dolore alle ginocchia
- dolore alle anche
- dolore lombare
- gonfiore nella parte interna delle caviglie
- problemi muscolo-scheletrici a livello dei piedi
- calli
- perdita frequente di equilibrio
Tra i sintomi associabili al dismorfismo dei piedi piatti vi è spesso anche l’iperpronazione.
La pronazione consiste nella rotazione che il piede compie verso l’interno non appena poggia al suolo, il momento del “contatto iniziale” all’interno del ciclo completo del passo.
Si parla di iperpronazione o pronazione eccessiva quando il piede compie una rotazione troppo accentuata verso l’interno durante il contatto iniziale, spostando così l’intero peso del corpo sul lato interno o mediale del piede e non sull’intera pianta come invece dovrebbe essere.
Questo sovraccarico – nella camminata a specialmente nella corsa – destabilizza il piede, che cercherà di bilanciare il carico con il movimento opposto all’iperpronazione con movimenti bio-meccanici a livello di ginocchia e anche.
Piedi piatti: le cause
Il dismorfismo del piede piatto può essere congenito, trasmesso in linea diretta da uno dei due genitori che ne soffre, oppure può essere adattivo, causato cioè da della condizione che ne hanno favorito la comparsa.
Tra i possibili fattori scatenanti, si ritrovano:
- traumi al piede o alla caviglia
- patologie neurologiche o neuromuscolari: la spina bifida, paralisi cerebrale, distrofia muscolare
- patologie del tessuto connettivo: la sindrome di Ehlers-Danlos o la sindrome da ipermobilità articolare
- un errato sviluppo intrauterino che causa la malformazione delle ossa del piede
- obesità e sovrappeso
- artrite reumatoide
- invecchiamento
- diabete
- errate abitudini posturali
- utilizzo di calzature inadeguate
- lunghi periodi di inattività
- gravidanza: gli effetti sono soltanto temporanei
La diagnosi dei piedi piatti
Come precedentemente accennato, nella maggior parte dei casi, il dimorfismo dei piedi piatti è una condizione che non porta alcuna sintomatologia.
Soltanto in alcuni casi, in genere quando la deformazione dell’arco plantare è davvero evidente, può svilupparsi una sintomatologia per la quale sarà necessario un consulto di tipo specialistico.
Durante il consulto, lo specialista interpellato procederà alla realizzazione dell’anamnesi, concentrandosi in particolare sulla storia clinica familiare del paziente: non è raro infatti che il dismorfismo dei piedi piatti si trasmetta geneticamente.
In genere, per diagnosticare i piedi piatti, possono essere già sufficienti l’anamnesi e l’esame obiettivo.
Quest’ultimo consiste in una serie di manovre diagnostiche, praticate dallo specialista al fine di riscontrare o meno la presenza dei segni indicativi della patologia in questione.
Nell’eventualità fossero necessarie ulteriori indagini, lo specialista richiederà l’esecuzione di raggi X, tac, ecografia o risonanza magnetica per approfondire ulteriormente il quadro clinico del paziente.
Il trattamento dei piedi piatti
Il modo corretto per trattare il dismorfismo dei piedi piatti dipende sostanzialmente dalla gravità del quadro clinico. Se quest’ultimo non si presenta particolarmente compromesso, l’ortopedico consiglierà di seguire una terapia non chirurgica o conservativa; in caso contrario potrebbe essere necessaria la terapia chirurgica.
Terapia non chirurgica o conservativa
Comprende l’utilizzo di ortesi plantari podologiche (plantari) modellate appositamente sul piede del paziente, esercizi di allenamento muscolare atti a rinforzare i muscoli delle gambe, utilizzo di apposite scarpe ortopediche, esercizi di fisioterapia per migliorare la tecnica di avanzamento nella camminata e nella corsa, se sovrappeso è previsto un programma dietetico per la perdita del peso corporeo in eccesso, farmaci antidolorifici, periodo di riposo da attività sportive o stancanti.
Terapia chirurgica
Dal momento in cui la terapia conservativa si è rivelata efficace per alleviare il paziente dai sintomi dolorosi dei piedi piatti, l’unica alternativa è intervenire chirurgicamente.
L’operazione sarà modulata in base alle deformità presentate dallo specifico paziente, ed è quindi differente da caso a caso.
L’unica costante sarà l’obiettivo finale: quello di creare un arco plantare accentuato.
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