Pediatria / ARFID: selettività o evitamento del cibo nei bambini
Il Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo (ARFID) è incluso nel DSM-5 nella categoria dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione
Esso va a sostituire la diagnosi di Disturbo della Nutrizione dell’Infanzia o della Prima Adolescenza contenuta nel DSM-IV-TR.
Formalizzato come diagnosi nel DSM-5 (2013), l’ARFID è stato recentemente inserito anche nell’ICD-11 (2018).
Ma cosa si intende quando parliamo di ARFID?
Se pensiamo ai bambini, è molto frequente trovare dei piccoli molto selettivi nelle scelte alimentari.
Essi vengono etichettati come “schizzinosi”, introducono gli stessi (pochi) alimenti e sembrano non nutrire alcun interesse verso il cibo.
Tale atteggiamento è spesso fonte di grande preoccupazione per i genitori che si rivolgono al pediatra per avere suggerimenti e indicazioni.
Ovviamente questi bambini non sono tutti affetti da ARFID. Per fare diagnosi a tale restrizione della scelta dei cibi, deve essere associato un danno significativo alla salute, allo sviluppo o al funzionamento generale.
Cos’è l’ARFID
L’ARFID è un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione caratterizzato da una persistente incapacità di soddisfare adeguati bisogni nutrizionali e/o energetici che portano a conseguenze clinicamente significative.
Queste conseguenze possono includere:
- Significativa perdita di peso o incapacità di raggiungere l’aumento di peso atteso (crescita ponderale normale dello sviluppo)
- Carenza nutrizionale significativa
- Dipendenza dall’alimentazione enterale o supplementi nutrizionali orali per mantenere il peso o lo stato nutrizionale
- Marcata interferenza con il funzionamento psicosociale
La restrizione alimentare non è correlata alla preoccupazione per il peso o la forma del corpo e questo contraddistingue l’ARFID dall’Anoressia Nervosa.
Si tratta di una diagnosi che raccoglie al proprio interno una grande variabilità di manifestazioni cliniche.
Allo stato attuale delle ricerche, non sappiamo cosa esattamente muova la persona ad avere comportamenti così problematici.
Non è stata infatti individuata una psicopatologia specifica.
Tuttavia, sono stati identificati tre profili che spiegano il motivo della carenza energetica e/o nutrizionale:
- Apparente mancanza di interesse per il mangiare o per il cibo. Spesso sono presenti difficoltà emotive come preoccupazioni, ansia o tristezza che interferiscono con l’alimentazione e producono un disinteresse nei confronti del cibo.
- Evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo. Alcune persone, ad esempio, mangiano solo cibi con certe consistenze, colori, temperature o sono molto sensibili alle variazioni dei gusti. Evitano quindi alcuni cibi perché, in anticipo, pensano di non tollerare certe caratteristiche di quell’alimento.
- Preoccupazione relativa alle conseguenze negative del mangiare. La riduzione dell’apporto di cibo è dovuta ad alcune paure come:
– Soffocare
– Vomitare
– Non riuscire a deglutire
– Causare diarrea
– Causare reazioni allergiche
– Causare dolori addominali o di petto
I tre profili possono variare in termini di gravità, ma non si escludono a vicenda.
Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo (ARFID) può avere esordio nell’infanzia o nella prima adolescenza, ma in alcuni casi, anche in età adulta.
Al momento non sono disponibili dati di prevalenza sulla popolazione non clinica.
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Cause e cura dell’ARFID
L’eziologia di questo disturbo attualmente non è conosciuta.
Tuttavia il modello tridimensionale di Thomas (2017) parte dall’ipotesi che esista una predisposizione genetica ad anomalie nella percezione del gusto e nell’appetito omeostatico.
La reattività emotiva spiegherebbe inoltre i tre profili precedentemente descritti.
Tale predisposizione potrebbe essere attivata da eventuali esperienze traumatiche legate al cibo, causando una restrizione o un evitamento dell’assunzione del cibo.
Questa, a sua volta, porterebbe a una compromissione nutrizionale o limitazione nelle opportunità di esplorazioni.
I limiti di questo modello sono legati al fatto che si basa su un’ipotesi biologica in assenza di specifici marcatori biologici.
Pur rimanendo un interessante modello teorico, manca ancora di una validazione empirica.
Psicoterapia del disturbo di evitamento/restrizione del cibo in bambini e adolescenti
Il trattamento cognitivo comportamentale che si basa su tale modello (CBT-AR) messo a punto da Thomas JJ and Eddy KT (2018), si basa principalmente su interventi comportamentali come la desensibilizzazione sistematica.
Recentemente, Calugi e Dalle Grave (2018) hanno proposto un modello alternativo a quello tridimensionale di Thomas, che vede come nucleo psicopatologico l’eccessiva valutazione del controllo dell’alimentazione e/o le preoccupazioni per le conseguenze avverse dell’alimentazione.
Il trattamento CBT-E adattata per l’ARFID, da loro proposto, utilizza una serie di strategie e tecniche specifiche che puntano ad affrontare il nucleo psicopatologico.
Ad oggi, comunque, nessun modello terapeutico cognitivo comportamentale ha evidenza scientifica o è stato testato dalla ricerca clinica.
È necessario, inoltre, sviluppare ed elaborare misure di screening e di assessment specifiche per l’ARFID.
Questo in modo da quantificare l’entità del problema nella popolazione generale, identificare le popolazioni a rischio e sostenere gli sforzi di ricerca in corso.
BIBLIOGRAFIA
Rachel Bryant-Waugh (2016) Avoidant Restrictive Food Intake Disorder In: K Brownell and T Walsh (Eds) Eating Disorders and Obesity: A Comprehensive Handbook, 3rd Edition. London: Guilford Press, 198-202
Thomas JJ and Eddy KT (2018) Cognitive-behavioral treatment of avoidant/restrictive food intake disorder. Current Opinion in Psychiatry, 31, 425-430.
Calugi, 2018, “La terapia cognitivo comportamentale adattata per l’ARFID” presentato al Congresso Nazionale AIDAP 2018. Garda, 9-10 Novembre 2018.
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