Pediatria / Malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici): organoidi intestinali proteggono i pazienti
Pediatria / Per testare l’effetto dei farmaci utilizzati nelle malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici), senza rischiare di danneggiare i giovani pazienti, all’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” di Trieste sono prodotti organoidi intestinali in vitro, ovvero modelli cellulari tridimensionali che mimano a tutti gli effetti l’intestino umano
Malattie Mici e Pediatria: i farmaci
Questo e’ l’obiettivo primario dello studio selezionato in occasione della Giornata mondiale di Farmacologia clinica, organizzata dall’International Union of Basic and Clinical Pharmacology (Iuphar), presentato dalla dottoressa Antonella Muzzo, dottoranda in Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo dell’Universita’ di Trieste che sta svolgendo il progetto di dottorato, sotto la supervisione della professoressa Giuliana Decorti e della dottoressa Marianna Lucafo’, nel laboratorio di Diagnostica Avanzata Traslazionale del Burlo.
“In questo studio- dichiara la dottoressa Muzzo- testiamo la citotossicita’ dei farmaci attualmente usati per la terapia delle Mici, sfruttando organoidi cellulari creati a partire dalle biopsie dei pazienti, prelevate in corso di indagini diagnostiche di routine dal dottor Matteo Bramuzzo, gastroenterologo della Clinica Pediatrica.
Per la loro creazione, le cellule intestinali sono tenute in coltura insieme a fattori di crescita che fanno si’ che le cellule si riproducano e crescano costantemente in maniera tridimensionale, grazie alla presenza di un gel solido.
Le Mici e gli organoidi:
I farmaci per trattare le malattie infiammatorie croniche intestinali come morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa, sono rivolti contro le cellule del sistema immunitario, ma non si sa nulla sugli effetti che essi hanno nei confronti dell’epitelio intestinale.
Con l’uso degli organoidi si vuole proprio valutare l’effetto dei farmaci sulla capacita’ delle cellule intestinali di rigenerarsi”.
Per ora sono stati prodotti modelli cellulari tridimensionali a partire da venti pazienti affetti da Mici e da nove pazienti non affetti da queste patologie, rispettivamente con un’eta’ media di 13 e 8 anni.
“Gli steroidi, usati nella fase acuta della malattia- prosegue Antonella Muzzo- non sembrano inficiare la capacita’ dell’epitelio intestinale di rigenerarsi.
Stiamo ora studiando l’effetto delle tiopurine, somministrate per il mantenimento della fase di remissione.
In generale, si nota una diversa sensibilita’ ai trattamenti da parte dei singoli pazienti, con maggiore sensibilita’ degli organoidi ottenuti da soggetti con Mici, rispetto ai soggetti sani.
Questo studio offre l’importante possibilita’ di andare incontro a una medicina sempre piu’ personalizzata”.
L’innovativa tecnologia degli organoidi, oltre a rappresentare un modello di studio della malattia infiammatoria intestinale e permettere una terapia sempre piu’ adattata al singolo paziente, fornisce numerose altre potenzialita’.
“Prospettive future legate all’utilizzo degli organoidi- conclude Antonella Muzzo- sono rappresentate dalla possibilita’ di mettere a confronto le proteine espresse da organoidi di soggetti con Mici rispetto a soggetti sani, per poter identificare possibili nuovi target terapeutici per i nostri pazienti.
Vista la potenzialita’ di questi modelli cellulari di mantenersi all’infinito, speriamo presto di poter sviluppare una biobanca in cui conservare gli organoidi dei vari pazienti per eventuali analisi future, evitando di sottoporre ripetutamente i ragazzi a biopsia, risparmiando ulteriori manovre invasive”.
Per approfondire:
Acufeni, vertigini e ipoacusia fluttuante: sono i sintomi della malattia di Menière
‘Raro chi trova’, caccia al tesoro online sulle malattie da accumulo lisosomiale