Pillole di iodio: è giusto fare scorta in caso di radiazioni nucleari?
In questo periodo è tornato alla ribalta il dibattito sull’assunzione preventiva di iodio per la protezione della tiroide da possibili incidenti nucleari
Per inquadrare correttamente il problema è bene capire il ruolo e la funzione dello iodio.
Cos’è lo iodio e a cosa serve?
Lo iodio è un elemento indispensabile per il corretto funzionamento della tiroide, una delle ghiandole endocrine (che immettono cioè ormoni nel circolo sanguigno) del nostro organismo.
La tiroide produce due ormoni, la tri-iodotironina (T3) e la tetra-iodiotironina (T4), rispettivamente contenenti tre e quattro atomi di iodio, che svolgono funzioni essenziali per il nostro organismo: senza questi ormoni si instaura l’ipotiroidismo responsabile di gravi conseguenze per molti organi ed apparati, senza iodio la ghiandola non riesce a sintetizzare questi due ormoni.
Qual è il fabbisogno di iodio?
Il fabbisogno giornaliero di iodio è di 150 microgrammi e, nella donna in gravidanza e durante l’allattamento, di 250-300 mcg.
Lo iodio è presente in alcuni alimenti come i pesci e i crostacei, le alghe marine, il latte e le uova, l’aglio, i fagioli, le bietole, le zucchine, i formaggi ma con la comune dieta giornaliera la quantità assunta non raggiunge i 150 mcg/dì.
Questo è un problema, se pur con differenze regionali, di tutto il mondo in quanto per ragioni idrogeologiche la Terra nel corso della sua evoluzione si è progressivamente impoverita di iodio.
Iodio e tiroide: quale legame?
Questa carenza di iodio è il motivo principale per cui circa 400 milioni di anni fa gli esseri terrestri hanno iniziato a sviluppare un organo specifico (la tiroide appunto) allo scopo di concentrare lo iodio che era e rimane un potente antiossidante.
Le cellule tiroidee hanno quindi sviluppato dei recettori chiamati NIS, dall’acronimo inglese Na (sodio) Iodide Symporter, deputati a catturare lo iodio.
I pesci non hanno tiroide perché il mare è ricco di iodio, mentre i pesci ibridi (di acque salate e dolci) come il salmone hanno un abbozzo di ghiandola tiroidea.
Lo iodio in natura è così importante che se in uno stagno manca lo iodio il girino non si può trasformare in rana.
Assunzione di sale iodato
A causa di questa cronica carenza iodica in tutti i Paesi sono state attuate politiche di profilassi.
Con legge n. 55 del 21 Marzo 2005 anche l’Italia ha introdotto la profilassi iodica che si attua con l’assunzione di sale iodato.
Il sale deve essere usato con moderazione e la quantità massima giornaliera non deve superare i 4-5 gr che comprendono sia il sale discrezionale (che aggiungiamo agli alimenti) che quello non discrezionale (presente in alimenti preconfezionati).
Pertanto, ai fini della profilassi iodica, è essenziale usare il sale iodato, reperibile in tutta la distribuzione alimentare, in una quantità totale giornaliera (discrezionale e non discrezionale) corrispondente al fondo “raso” di un cucchiaino da tè (non tutto il cucchiaino!) secondo la formula: poco sale, ma iodato.
Nella donna in gravidanza, essendo controindicato un eccessivo apporto di sale, si usano, invece, opportuni integratori calibrati.
Occorre, qui, sfatare un mito.
La vicinanza al mare non rappresenta una condizione privilegiata per l’assunzione di iodio: lo iodio è volatile e quello che evapora nell’aria dal mare viene respirato e non ingerito, quindi, è inutile ai fini della sintesi ormonale.
Cosa succede quando scoppia un ordigno nucleare?
Oltre all’effetto esplosivo si propagano nell’ambiente radiazioni che determinano effetti letali acuti e cronici.
Durante questo processo si generano alcuni radioisotopi, elementi chimici che differiscono dall’elemento originale per il numero di neutroni.
Sono contrassegnati da un numero posto in alto a sinistra che rappresenta la somma di neutroni e protoni (detto numero di massa).
Questi radioisotopi sono instabili
Tornano alla stabilità emettendo radiazioni per periodi che vanno, a seconda del radioisotopo, da giorni a migliaia di anni.
Gli isotopi radioattivi più frequentemente rilasciati durante gli incidenti nucleari sono lo Iodio (131I), il Cesio (137Cs), lo Stronzio (90Sr), il Polonio (210Po), il Plutonio (239Pu) che possono irradiare il nostro organismo e produrre malattie e reazioni di vario tipo.
Per quanto riguarda lo iodio, la ghiandola tiroidea non distingue tra iodio alimentare e radioisotopo 131I per cui, in caso di incidente nucleare anche quest’ultimo può concentrarsi nella tiroide attraverso i recettori NIS e qui, tramite le radiazioni, può modificare il DNA e indurre tumore della tiroide.
Anche se non bisogna minimizzare, occorre sottolineare, tuttavia, che fortunatamente i tumori della tiroide hanno un alto tasso di guarigione che arriva fino al 95%.
L’assunzione preventiva di iodio serve?
La domanda che più frequentemente viene posta al riguardo è se, in previsione di esplosioni o di conflitti nucleari, sia utile iniziare ad assumere preventivamente delle pillole di iodio. Innanzitutto, vediamo qual è il razionale.
Come facciamo a impedire allo iodio 131I di entrare nella tiroide?
Per quanto abbiamo detto sopra dovremo occupare tutti i recettori NIS della ghiandola e, per fare questo, dovremo dare una quantità di iodio elementare sufficiente a saturare tutti i recettori NIS.
In questo modo lo 131I, trovando tutti i siti occupati, non entrerà in tiroide.
È possibile fare prevenzione della contaminazione nucleare con l’automedicazione?
La risposta è: assolutamente no, perché non si tratta di assumere integratori, ma veri e propri farmaci a base di ioduro di potassio o ioduro di sodio che apportano quantità di iodio da 700 a 1000 volte superiori a quella degli integratori, un eccesso di iodio con potenziali effetti collaterali sulla salute.
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Iodio e rischio radiazioni: la profilassi pubblica
In caso di incidente nucleare occorrerà quindi attendere le disposizioni delle Autorità Sanitarie che daranno le opportune istruzioni in merito.
Sarà attuata, infatti, entro un lasso di tempo congruo la profilassi con opportuni farmaci a partire dagli under 18 e dalle donne in gravidanza ed in allattamento che sono, per motivi anagrafici, i più esposti al rischio.
Non dobbiamo pertanto fare assolutamente automedicazione.
Proprio per evitare questa eventualità le Società scientifiche di settore e l’Istituto di Superiore di Sanità italiano hanno l’anno scorso emanato una raccomandazione che così recita:
“A seguito del conflitto in Ucraina, le cronache hanno dato conto di un’accresciuta richiesta di “pillole allo iodio” in alcuni Paesi europei per contrastare gli effetti negativi sulla salute dell’esposizione a radiazioni.
A tale proposito si precisa che attualmente in Italia è raccomandato il solo utilizzo del sale iodato per la preparazione e la conservazione degli alimenti, mentre è sconsigliato il ricorso fai-da-te a preparati contenenti elevate quantità di iodio che invece potrebbero determinare conseguenze negative per l’organismo, incluso il blocco funzionale della tiroide.
Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione”.
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