Sanofi sensibilizza sulla dermatite atopica: in Italia ci sono almeno 35.000 pazienti
Dermatite atopica: bullismo, discriminazioni, vergogna. Chi soffre di dermatite atopica non deve fare i conti soltanto con i segni e i sintomi della malattia, ma deve lottare ogni giorno con le sue conseguenze sociali: quattro adolescenti su 10 dichiarano di essere vittime di bullismo, mentre tre adulti su 10 di subire discriminazioni sul luogo di lavoro
In occasione della giornata nazionale della dermatite atopica, istituita dall’associazione nazionale dermatite atopica (Andea) nel 2017, l’azienda farmaceutica Sanofi ha presentato al Cinemino di Milano ‘Dado e Adele.
Due amici per la pelle’: una serie animata per raccontare l’impatto della malattia nella vita dei due protagonisti, seguiti nel loro percorso dall’adolescenza all’età adulta.
L’obiettivo è informare sui corretti stili di vita e supportare i pazienti.
La dermatite atopica è una malattia della cute considerata invalidante, ma con cui convivere è possibile
Alla presentazione sono stati invitati diversi esperti che hanno dialogato sulle caratteristiche e sugli aspetti di questa patologia. Come sottolinea Devis Moretti, responsabile medico Immunologia di Sanofi, è importante ricordare che la dermatite “non è semplicemente una malattia cutanea, ma sistemica che nelle forme più gravi si associa ad altre patologie”.
La serie prodotta da Sanofi è la prima serie animata dedicata a questa malattia della pelle.
Una malattia che è tra le più diffuse al mondo e che ha un forte impatto negativo sulla qualità di vita e sulla salute psicologica.
“Si può osservare che, soprattutto a causa del prurito persistente, del dolore acuto, della difficoltà a dormire e della presenza di lesioni cutanee, ogni attività quotidiana, lavorativa o ricreativa può venire fortemente compromessa“, spiega Lucia Cattani, portavoce dell’associazione Andea.
Il 50% delle persone dichiara che la propria qualità di vita è influenzata negativamente e quasi il 70% considera la dermatite atopica un limite alla propria quotidianità
Un peso che si trasforma in giornate di lavoro o studio perse (17 giorni in media all’anno per gli studenti, quasi 11 per i lavoratori).
Per questo motivo secondo Cattani sarebbe fondamentale parlare di questi problemi e “ottenere una maggiore tutela sociale, attualmente assai carente”.
La dermatite atopica è una tra le condizioni dermatologiche più diffuse e problematiche nei paesi industrializzati
Essa colpisce il 5-20% dei bambini e il 5-8% degli adulti.
Nel 40-60% dei casi tende a scomparire durante l’adolescenza, altre volte invece compare direttamente in età adulta. In Italia ci sono almeno 35.000 pazienti, di cui circa 8.000 affetti da una forma grave.
“La forma da moderata a grave è caratterizzata da un prurito intenso, persistente e da lesioni cutanee che possono coprire gran parte del corpo, con conseguente secchezza della pelle, screpolature, arrossamenti, desquamazione ed essudazione”, spiega Anna Belloni Fortina, responsabile del servizio di dermatologia pediatrica dell’Università di Padova.
I sintomi e la gravità cambiano a seconda dell’età.
Nei primi anni di vita sono colpite soprattutto le zone delle guance e del mento, la piega del collo, le braccia e le gambe.
Dopo il primo anno di età la dermatite atopica colpisce il volto, le mani e le pieghe dei gomiti e delle ginocchia.
Per lenire il dolore e curare le lesioni il trattamento quotidiano è molto importante: “Alla base della corretta gestione della dermatite atopica è l’igiene, l’idratazione della cute con creme emollienti e l’utilizzo di farmaci locali”, osserva Gian Luigi Marseglia, direttore clinica pediatrica dell’Università di Pavia, Policlinico San Matteo.
Attraverso la serie animata Sanofi cerca di diffondere queste indicazioni e di aiutare i pazienti a superare lo stigma sociale che avvertono.
Essere informati e informare gli altri sono i primi passi, anche per ridurre i fenomeni di bullismo.
“Nel 52% dei casi i ragazzini con dermatite dicono di aver subito uno o più episodi di bullismo nel 19% dei casi si verificano una volta alla settimana più volte alla settimana”, spiega in conclusione la psicologa e psicoterapeuta Ilaria Baiardini.
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