Sla (Sclerosi laterale amiotrofica): definizione, cause, sintomi, diagnosi e trattamento
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) è una patologia neurodegenerativa progressiva dell’età adulta, causata dalla perdita dei motoneuroni spinali, bulbari e corticali, che conduce alla paralisi dei muscoli volontari fino a interessare anche quelli respiratori
È nota anche come malattia di Lou Gehrig, dal nome del giocatore di baseball la cui malattia nel 1939 fu portata all’attenzione pubblica.
L’etimologia della definizione Sclerosi Laterale Amiotrofica chiarisce le caratteristiche della malattia.
La parola “amiotrofico” deriva dal greco: “a”corrisponde a no, “mio” a muscolo e “trofico” significa nutrimento.
Da qui, dunque, “Nessun nutrimento muscolare”.
Quando un muscolo non ha nutrimento, si “atrofizza” o si consuma.
L’aggettivo laterale identifica le aree nel midollo spinale di una persona dove si trovano le parti delle cellule nervose che controllano i muscoli.
Poiché questa zona degenera, causa formazione di tessuto cicatriziale o indurimento (“sclerosi”) nella regione.
La Sclerosi Laterale Amiotrofica SLA può presentarsi in due forme
- familiare (5% dei casi), cioè in diversi componenti del nucleo familiare, con esordio intorno ai 63 anni
- sporadica (95% dei casi) ossia ad eziologia non nota, con esordio più precoce, tra i 40 e i 60 anni.
In generale si osserva una leggera prevalenza degli uomini sulle donne con un rapporto di circa 1,2-1,5.
Purtroppo la SLA rientra nelle malattie rare.
Non esiste attualmente un trattamento capace di prevenire o sconfiggere questa patologia fatale.
La prognosi nel 50% dei pazienti è di circa 30 mesi dall’esordio dei sintomi.
Circa il 20% dei pazienti vive per 5 anni, il 5-10% dei pazienti sopravvive per più di 8 anni, mentre sono rari i casi in cui si osserva una sopravvivenza maggiore.
La morte si verifica spesso per paralisi della muscolatura volontaria respiratoria.
Cos’è la Sla
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) colpisce il motoneurone (o neurone motorio), cellula del sistema nervoso centrale.
Per questo è nota anche come “malattia del motoneurone”.
I motoneuroni sono le cellule responsabili della contrazione dei muscoli volontari, coinvolti principalmente nel movimento.
Ma sono coinvolti anche nelle funzioni vitali, come la deglutizione, la fonazione e la respirazione.
La loro degenerazione implica la progressiva paralisi dei muscoli innervati.
Le due tipologie di motoneuroni che entrano in gioco nella Sla sono i motoneuroni superiori, ossia quelli che collegano il cervello al midollo spinale, e i motoneuroni inferiori, cioè quelli che collegano i neuroni motori superiori dal midollo spinale a tutti muscoli del corpo.
Nella Sla i motoneuroni non sono più in grado di portare le informazioni elettriche dal cervello e dal midollo spinale al muscolo, che come conseguenza diventa inattivo (paralizzato).
Circa il 10-15% dei pazienti con Sla presenta anche sintomi di demenza frontotemporale dovuta alla degenerazione dei neuroni di questa area del cervello.
La sclerosi laterale amiotrofica spesso inizia con spasmi muscolari e debolezza in un arto o difficoltà ad articolare la parola.
La Sla progredisce sino a colpire tutti i muscoli necessari per muoversi, parlare, mangiare e respirare.
Purtroppo, come evidenziato prima, siamo di fronte ancora oggi a una patologia incurabile che culmina con il decesso.
Sintomi della sclerosi laterale amiotrofica
Analogamente ad altre malattie di origine neurologica, la Sla insorge spesso con una sintomatologia aspecifica.
La patologia evolve in silenzio.
La Sla si manifesta quando la progressiva perdita dei motoneuroni supera la capacità compensatoria dei motoneuroni superstiti.
I sintomi iniziali della Sla possono variare sensibilmente da soggetto a soggetto e spesso includono debolezza muscolare o rigidità.
Una persona potrebbe avere difficoltà ad afferrare una penna o sollevare un bicchiere, mentre un’altra persona potrebbe riscontrare un cambiamento nel tono della voce quando parla.
La Sla solitamente ha un esordio graduale e la progressione, ancora una volta, può differire in modo significativo da caso a caso.
I sintomi possono iniziare nei muscoli che controllano la parola e la deglutizione, o nelle mani, braccia, gambe o piedi.
Più in dettaglio, i segni della Sla variano in relazione alla classe di motoneuroni interessati.
In tale ottica, i sintomi connessi alla degenerazione dei motoneuroni superiori sono
- aumento eccessivo del tono muscolare (ipertono muscolare)
- accentuazione esagerata dei riflessi muscolo-tendinei (iperreflessia profonda)
- risposta anomala al riflesso cutaneo plantare (segno di Babinski)
I disturbi, invece, da riferire alla perdita dei motoneuroni inferiori si configurano come:
- riduzione del tono muscolare (ipotonia muscolare)
- riduzione del volume muscolare (atrofia muscolare)
- iporeflessia (i muscoli rispondono meno agli stimoli)
- contrazione spontanea, rapida e regolare di uno o più muscoli, senza conseguente movimento (fascicolazioni)
Il decorso della malattia
I sintomi che generalmente si osservano con il decorso della malattia comprendono:
- debolezza degli arti
- crampi muscolari e fascicolazioni (la connessione tra nervi motori e muscoli viene perduta, come conseguenza i muscoli manifestano delle contrazioni spontanee)
- difficoltà a camminare o a svolgere le consuete attività quotidiane
- difficoltà a masticare, a deglutire, a parlare; l’indebolimento dei muscoli della gola può portare a difficoltà di articolazione delle parole (disartria) e deglutizione (disfagia). A causa di quest’ultima, le persone a volte sbavano e possono soffocare con i liquidi. Il cibo o la saliva possono essere inalati (aspirati) nei polmoni, aumentando il rischio di polmonite (la così detta polmonite ab ingestis). La voce in genere ha un suono nasale, ma può essere anche rauca
- difficoltà a respirare, quando i muscoli coinvolti nella respirazione si indeboliscono. Alcune persone necessitano di un ventilatore polmonare per la respirazione
- cambiamenti nelle funzioni cognitive e comportamentali.
La patologia non influisce, invece, sulle funzioni sensoriali, sessuali, vescicali e intestinali, che non subiscono alcuna alterazione.
Molto spesso anche le funzioni cognitive vengono preservate: in sostanza il paziente resta consapevole del decorso della malattia e osserva il processo che lo condurrà alla paralisi e infine alla morte.
Sebbene nella maggior parte dei casi le persone colpite da SLA conservino intatte le funzioni cognitive e sensoriali, circa il 50% di esse può esperire danni cognitivi (difficoltà nell’apprendimento, nel linguaggio e nella concentrazione).
Inoltre, circa il 10-15% delle persone con Sla sperimenta gravi mutamenti cognitivi e comportamentali che vengono diagnosticati come demenza frontotemporale (FTD).
Alcuni evidenze dimostrano che le mutazioni nel gene C9ORF72 sono la causa più comune di FTD, Sla e Sla-FTD ereditaria.
È importante evidenziare che anche i casi di Sla sporadica (in cui non è nota storia familiare) sono fortemente connessi a mutazioni in questo gene.
Per quanto riguarda il decorso della SLA, i primi sintomi della malattia possono essere, per esempio, mioclonie, ossia brevi contrazioni muscolari.
Una certa rigidità muscolare (tipicamente denominata spasticità), debolezza dei muscoli con relativa alterazione del funzionamento di un arto, oppure tono nasale può essere una spia d’esordio.
Questi disturbi generali si traducono poi in forme di debolezza più evidente o atrofia, tali da indurre il medico a sospettare una forma di Sla quando l’entità del danno è già ingente (60 -70% di motoneuroni).
Cause della Sla
Oggi le cause esatte della SLA non sono note, tuttavia gli studi fin qui condotti lasciano ritenere che l’effetto combinato di molteplici fattori sia all’origine dell’insorgenza della malattia.
Tra i fattori riconosciuti come coinvolti nello sviluppo della Sclerosi laterale Amiotrofica si possono annoverare
- un eccesso di glutammato (aminoacido usato dalle cellule nervose come segnale chimico); quando il suo tasso è elevato determina un’iperattività delle cellule nervose che può risultare nociva
- cause genetiche; la forma familiare ed alcune forme di Sclerosi Laterale Amiotrofica sporadica sono dovute a mutazioni di geni coinvolti in diversi meccanismi fisiopatologici. Tra i geni più noti vi è il C9orf72, le cui mutazioni sono ad oggi le più rappresentate sia nella SLA familiare (40%) che in quella sporadica (20%) oltre che in alcuni pazienti affetti da demenza frontotemporale. A differenza di altri geni, la mutazione di C9orf72 può provocare sia una perdita di funzione della proteina che un’acquisizione di effetti tossici. Ad oggi sono oltre 30 i geni che presentano un rischio di associazione alla SLA; tuttavia, esiste una ereditarietà che include anche altre varianti geniche in cui la malattia si evidenzia solo con la presenza di più di un gene anomalo
- carenza di fattori di crescita, il cui ruolo all’interno del nostro organismo è quello di aiutare la crescita dei nervi e agevolare i contatti tra i motoneuroni e le cellule muscolari
- un danno di tipo ossidativo, ossia derivante dalla formazione di radicali liberi in eccesso
- l’accumulo di proteine alterate all’interno del motoneurone; esso contribuisce a condurre la cellula a morte
- fattori tossico-ambientali; esistono diversi elementi (alluminio, mercurio o piombo) e alcune sostanze impiegate in agricoltura (erbicidi e insetticidi) che possono provocare danni alle cellule nervose e ai motoneuroni.
Fattori di rischio e predisposizione
Inoltre, tra i fattori di rischio ambientali per la SLA si possono ravvisare:
- i traumi; esiste uno studio dell’Istituto Mario Negri – condotto su 377 malati e 754 persone sane intervistate da settembre 2007 ad aprile 2010 – che parla di una connessione tra SLA e traumi. In particolare, la relazione tra il numero di traumi e lo sviluppo della SLA mostrerebbe un andamento lineare, all’aumentare del numero di traumi è corrisposto un incremento del rischio di sviluppare la malattia.
- il fumo
- l’attività sportiva intensa
Secondo lo studio cui i calciatori professionisti si ammalerebbero di Sclerosi laterale amiotrofica mediamente due volte di più rispetto alla popolazione generale.
Se giocano nella serie A, il rischio sarebbe addirittura 6 volte maggiore.
Da quest’indagine non si deve desumere che l’attività sportiva sia nociva in sé.
A certi livelli, può anticipare la comparsa della sclerosi laterale amiotrofica nei soggetti predisposti geneticamente.
Quest’ultimo potrebbe avere un ruolo di rilievo nella progressione della Sla, aprendo nuove prospettive per future terapie.
Attraverso la biopsia del nervo motorio, una tecnica diagnostica innovativa, è stato osservato che la proteina pTDP-43 si accumula all’interno dei nervi motori dei pazienti con Sla.
Questo accade prima che avvenga la degenerazione assonale tipica della malattia, suggerendo che questo evento precoce potrebbe concorrere alla patogenesi della SLA e rappresentare in futuro un possibile biomarcatore diagnostico.
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