Soccorso in ambiente acquatico: annegamento, differenze tra finzione e realtà
L’annegamento come evento visto da chi opera nel soccorso in ambiente acquatico: ne parla ad Emergency Live Davide Gaeta, Lifeguard trainer
Annegamento, la differenza tra immaginario collettivo e realtà del soccorritore
Quando parliamo di salvataggio in acqua, la prima cosa che viene in mente è un pericolante che sbraccia e grida in cerca di aiuto, e un soccorritore pronto a farsi centinaia di metri a nuoto per raggiungerlo e riportarlo a riva.
In verità questa è una fantasiosa scena entrata nell’immaginario collettivo grazie al mondo cinematografico e grazie alle consuete simulazioni fini a sé stesse organizzate nei corsi di salvamento.
La realtà è tutt’altra cosa; a dimostrarlo sono le numerose clip di incidenti reali pubblicate sul web e l’esperienza maturata sul campo da chi questa professione l’ha svolta per anni.
La verità purtroppo è che qualcuno che sta annegando difficilmente è in grado di richiamare l’attenzione.
Quando una persona incapace di nuotare finisce in acqua fonda, dove non tocca, tende ad utilizzare schemi motori terrestri per tirarsi in superficie.
Il risultato è che le vie aeree emergono per pochi attimi, quali non bastano per poter tossire, respirare ed utilizzare anche la funzione fonetica.
Si tratta di un annegamento silenzioso, causa per cui ogni anno muoiono i bambini nelle piscine, anche frequentate da altre persone.
Ma questa triste evenienza può colpire in mare anche un adulto non-nuotatore che finisce per sbaglio in una zona di acqua alta, inconsapevole del fatto che il fondale marino è disomogeneo e non degrada uniformemente come quello di una piscina.
L’altra cosa irreale è l’eccessiva distanza rappresentata nell’idea di un salvataggio dall’annegamento
In acqua piatta gli annegamenti avvengono a brevissima distanza (anche meno di un metro) dalla cosiddetta “linea di sicurezza”, ossia quel tratto in cui la persona smetterebbe di essere in difficoltà.
In condizioni di mare formato purtroppo annegano anche (e soprattutto) persone capaci di nuotare: il ritorno è impedito dalle forze della natura.
Ma anche in questo caso gli incidenti non avvengono a notevole distanza dalla riva.
La fluidodinamica sottocosta è molto diversa rispetto a quella del mare aperto.
Le correnti di ritorno, la risacca e i frangenti sono particolarmente energici in prossimità della battigia, motivo per cui è possibile annegare anche a pochi metri dal bagnasciuga, con le dita dei piedi che sfiorano la sabbia del fondale.
Per questo motivo, per vivere una balneazione sicura, è bene scegliere una spiaggia sorvegliata, ascoltare le indicazioni del personale addetto al salvamento e seguire le informazioni fornite delle campagne in materia di prevenzione dell’annegamento.
Per approfondire:
La sindrome da semi-annegamento
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