Società italiana ematologia, studio su The Lancet: da febbraio a maggio deceduto 37% pazienti ematologici colpiti da Covid
Ematologia e pazienti colpiti da Covid: uno studio su The Lancet da leggere con attenzione. ‘L’Italia e’ su un crinale sottile che non puo’ essere oltrepassato, se non esponendo a gravi rischi la vita di oltre 33mila persone che, ogni anno, nel nostro Paese ricevono una diagnosi di tumore del sangue’.
Cosi’ in un comunicato la Sie, la Societa’ italiana di Ematologia, che riporta i dati di uno studio italiano promosso proprio dalla Sie e pubblicato sul numero di ottobre di ‘The Lancet Hematology’: ‘ha evidenziato un altissimo tasso di mortalita’, pari al 37%, nei pazienti ematologici contagiati dal Covid-19 nel periodo da febbraio a maggio 2020.
Una percentuale 2,4 volte superiore rispetto a quella della popolazione generale che ha contratto il virus e ben 41,3 volte maggiore rispetto a quella dei malati ematologici osservata nello stesso periodo dello scorso anno, cioe’ in epoca pre-Covid.
Si tratta del piu’ grande studio al mondo che ha analizzato le caratteristiche cliniche e i fattori di rischio associati al Covid-19 in persone colpite da malattie del sangue maligne: sono stati coinvolti 536 pazienti di 67 centri’.
Secondo la ricerca, presentata oggi in una conferenza stampa a Milano, ‘il 70% dei cittadini colpiti da tumore del sangue guarisce- spiega il professor Paolo Corradini, Presidente Sie e Direttore Ematologia Istituto Nazionale Tumori di Milano-.
Un risultato molto importante, raggiunto grazie a terapie sempre piu’ efficaci.
Dobbiamo continuare a curare questi pazienti, anche durante la pandemia.
I trattamenti non possono essere interrotti.
Lo studio, infatti, dimostra che uno dei principali fattori di rischio di morte, in caso di contagio da Covid-19, e’ proprio la fase avanzata della patologia ematologica.
Ematologia, l’immunodepressione espone a maggiore rischio i pazienti covid
L’immunodepressione provocata dalla malattia che interessa il midollo, l’organo che produce le difese immunitarie, espone i pazienti a maggior rischio di morte, se contagiati dal Covid-19.
Anche a marzo e aprile, nel periodo piu’ critico della pandemia, i nostri centri hanno continuato a curare con regolarita’ i pazienti, raccomandando il rispetto delle regole fondamentali come l’uso della mascherina per i familiari e il tampone per ogni paziente prima del ricovero”.
‘Oggi, pero’- continua Corradini- stiamo assistendo al rischio reale che tutto possa essere vanificato dal comportamento poco responsabile di molti cittadini.
Troppi, soprattutto giovani, non indossano la mascherina e non osservano la distanza minima di almeno un metro dalle altre persone.
Il nostro Paese confina, ad esempio, con la Francia dove purtroppo, a causa dell’altissimo numero di contagi, stanno gia’ riducendo i posti letto per terapie salvavita, come i trapianti di midollo osseo e le CAR-T, in previsione di una seconda grave ondata del virus.
Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti e sensibilizzare i cittadini perche’ questo non avvenga anche in Italia, ma abbiamo poco tempo.
Ed e’ corretto imporre l’obbligo di utilizzo della mascherina anche all’aperto’.
La terapia cellulare CAR-T e’ una forma innovativa di immunoterapia, che utilizza le cellule del sistema immunitario (linfociti T): queste ultime vengono prelevate dal paziente, ingegnerizzate in laboratorio e addestrate a riconoscere e combattere con piu’ forza il tumore, per essere poi reinfuse nel paziente.
Sono indicate nel trattamento dei linfomi avanzati e aggressivi negli adulti e della leucemia linfoblastica acuta nei bambini. Inoltre, sono in corso sperimentazioni in altre patologie come il mieloma multiplo.
I trapianti allogenici, cioe’ da donatore, sono indicati per le leucemie acute, le mielodisplasie e i linfomi.
Prof. Fabio Ciceri, Primario Unità Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo San Raffaele su trapianti allogenici con coronavirus
“La terapia CAR-T e’ eseguibile solo in ospedali dotati di unita’ di trapianto di midollo osseo da donatore- spiega il Prof. Fabio Ciceri, Primario Unita’ di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e Presidente Gitmo (Gruppo Italiano per il Trapianto di Midollo Osseo)-.
Le due attivita’ coincidono, perche’ i requisiti organizzativi e strutturali sono sovrapponibili.
In Italia, durante la fase acuta della pandemia, i trapianti di midollo sono proseguiti regolarmente, pur con notevoli difficolta’ logistiche.
Ogni anno, nel nostro Paese, vengono effettuati circa 1.800 trapianti di midollo osseo da donatore.
A oggi, rispetto allo stesso periodo del 2019, c’e’ stata una diminuzione davvero irrisoria, pari a circa l’8%.
Il merito va al grandissimo sforzo degli operatori sanitari, del Registro donatori di midollo e dei centri, che hanno continuato a lavorare a pieno regime.
Ad esempio, all’Ospedale San Raffaele, dove portiamo a termine circa 100 trapianti allogenici all’anno, finora abbiamo eseguito lo stesso numero di trapianti registrati a ottobre 2019, ma i medici che hanno lavorato a marzo, aprile e maggio erano meno della meta’ dello staff ordinario, perche’ contagiati dal virus o destinati a reparti Covid.
Ecco perche’ oggi, a maggior ragione, dobbiamo continuare a proteggere e rendere possibile questa attivita’.
L’Italia, finora, non e’ stata toccata dal problema della riduzione dei posti letto per trapianti di midollo e terapie CAR-T, a differenza di quanto sta avvenendo nelle ultime settimane a Parigi.
Ma la situazione puo’ aggravarsi in poco tempo.
Nella pianificazione della riorganizzazione ospedaliera, le Istituzioni e le direzioni generali e sanitarie devono porre come cardine la preservazione e il proseguimento di questa attivita'”.
Su The Lancet Hematology ematologia e covid: studiati 536 pazienti
Tra i tumori del sangue piu’ frequenti vi sono i linfomi (13.182 nuovi casi di linfoma non Hodgkin e 2.151 di linfoma di Hodgkin, stimati in Italia nel 2020), le leucemie (7.967) e il mieloma multiplo (5.759).
“Nello studio retrospettivo pubblicato su ‘The Lancet Hematology’ sono stati considerati non solo i tumori del sangue ma anche altre malattie ematologiche maligne, come le sindromi mielodisplastiche- sottolinea il Prof. Francesco Passamonti, Ordinario di Ematologia all’Universita’ dell’Insubria di Varese e Direttore Ematologia Asst Sette Laghi di Varese-.
Il periodo considerato va dal 25 febbraio al 18 maggio 2020.
Il tempo mediano di ospedalizzazione e’ stato molto breve, pari a 16 giorni, 20 per i sopravvissuti e 11 per i morti.
Il 18% ha potuto accedere alle terapie intensive.
Su 536 pazienti con malattie ematologiche e contagiati dal Covid-19, 198, cioe’ il 37%, sono deceduti.
Una percentuale altissima.
Inoltre, abbiamo analizzato un altro parametro, cioe’ il tasso di mortalita’ standardizzato, che indica il rapporto fra la mortalita’ del malato ematologico con Covid rispetto a quella della popolazione generale italiana colpita dal virus.
È risultato 2,4 volte superiore, per arrivare a 3,72 volte maggiore nei pazienti ematologici under 70.
Questo dato e’ molto importante, perche’ i pazienti piu’ giovani sono i candidati ideali per il trapianto allogenico e le terapie CAR-T.
E la leucemia mieloide acuta e il linfoma non Hodgkin sono le patologie che pongono piu’ a rischio la vita dei pazienti, se contagiati”.
Malattia ematologica presenta fattore di rischio importante, in caso di Covid-19
Lo studio e’ stato promosso da Sie, in collaborazione con Fil (Fondazione Italiana Linfomi), Seifem (Sorveglianza Epidemiologica Infezioni nelle Emopatie) e Sies (Societa’ Italiana Ematologia Sperimentale).
“La malattia ematologica avanzata rappresenta un fattore di rischio molto importante, in caso di contagio da Covid- conclude il prof. Corradini- Per questo, dobbiamo continuare a trattare e tutelare i pazienti.
Obiettivo che puo’ essere raggiunto anche con una campagna di vaccinazione antinfluenzale mirata alle categorie a rischio e ai famigliari dei pazienti ematologici, gia’ abituati a seguire regole stringenti di protezione anche prima della pandemia.
Tutti i potenziali contatti dei malati devono essere vaccinati contro l’influenza, per creare una gabbia di difesa.
Anche perche’ solo alcuni pazienti possono essere sottoposti alla profilassi, ad esempio i trapiantati da meno di un anno non riescono a produrre una risposta immunitaria.
Inoltre, Sie vuole promuovere un altro studio per fotografare lo stato di salute delle persone con malattie ematologiche sopravvissute al virus.
Molte soffrono ancora di gravi problemi respiratori e non possono essere curate, ad esempio, con la chemioterapia.
È fondamentale capire qual e’ l’impatto della pandemia nel lungo periodo sulla popolazione che ha superato il Covid”.