Tendinite, il rimedio sono le onde d’urto
Tendinite: le onde d’urto, poco invasive e soprattutto risolutive, in molti casi possono rappresentare una valida strategia terapeutica, cui si arriva dopo una diagnosi approfondita
Come individuare le tendinopatie e una tendinite?
Nel caso di tendinopatie e processi infiammatori a carico dei tendini, gli esami di primo livello sono rappresentati da ecografia e radiografia.
Un’ecografia ben eseguita consente di avere una valutazione sia statica che dinamica, la quale, a sua volta, fornisce informazioni molto preziose sulla funzionalità del tendine e la sua integrità, e di scoprire eventuali aderenze che ne possono ostacolare il corretto movimento e scorrimento.
Inoltre, durante l’ecografia è possibile evidenziare anche l’eventuale presenza di vascolarizzazione “patologica”, che è correlata direttamente all’infiammazione: ciò consente di integrare i dati per una diagnosi ancora più accurata.
In alcuni casi di difficile inquadramento o dubbio diagnostico è possibile approfondire anche con risonanza magnetica.
Come curare una tendinite?
Dopo la diagnosi si pianifica la cura.
Quando altre terapie non invasive si siano rivelate inefficaci, le onde d’urto rappresentano lo strumento terapeutico d’elezione per le patologie tendinee, sempre associate all’esercizio fisico terapeutico (fisiokinesiterapia).
Tale associazione è molto importante, in quanto i tendini rispondono molto bene e positivamente alle corrette sollecitazioni meccaniche, oltre che alle stimolazioni biofisiche.
Che cosa sono le onde d’urto?
Le onde d’urto sono stimolazioni di natura meccanica, non invasive e quindi sicure, e relativamente ben tollerate (se correttamente eseguite, con apparecchiature idonee).
Con tali stimolazioni è possibile ottenere, in prima istanza, un effetto antinfiammatorio e antidolorifico, ma anche, con il passare delle settimane e dei mesi, contribuire al “benessere” del tendine nel suo insieme.
Allo stato attuale delle conoscenze, infatti, possiamo affermare che, con le onde d’urto non si possono riparare i tendini lesionati, ma si può sicuramente contribuire a migliorarne almeno in parte la struttura.
Questo tipo di stimolazione meccanica, infatti, non ha azione lesiva sui tessuti viventi, bensì è in grado di attivare fattori di crescita e altre sostanze locali, che stimolano cellule specializzate e cellule staminali di riserva, le quali fanno del tendine una struttura vitale, al pari di altre strutture dell’apparato muscolo–scheletrico e degli altri organi del corpo.
Per approfondire:
Quando un dito non si flette: la tenolisi dei tendini estensori
Tendinite della spalla: sintomi e diagnosi