Ti senti il cuore in gola? Può essere amore o…tachiaritmia

Parliamo di tachiaritmia. La sensazione di “cuore in gola”, una percezione di cambiamento improvviso del ritmo cardiaco e accelerazioni repentine e improvvise: tutti questi possono essere sintomi di una tachiaritmia, ovvero di un aumento disordinato del ritmo cardiaco con battiti superiori ai 90 al minuto

La caratteristica della tachiaritmia consiste in questo ritmo accelerato che può essere fisso o alternarsi a quello regolare, e ne esistono sostanzialmente due tipologie: la tachiaritmia di tipo atriale e la tachiaritmia di tipo ventricolare, estremamente pericolosa per chi ne soffre.

In questo articolo vedremo insieme come riconoscere i sintomi di una tachiaritmia, come è possibile effettuare la diagnosi della tachiaritmia, quali sono le patologie correlate ad una tachiaritmia, quali farmaci assumere per la tachiaritmia e molto altro ancora.

Tachiaritmia e Tachicardia: differenti o sinonimi?

A questo punto forse ti starai chiedendo se il termine tachiaritmia sia sinonimo di tachicardia, e la risposta è no: sono due termini che sottendono sintomatologie differenti.

Mentre la tachicardia registra delle alterazioni esclusivamente nella frequenza del battito cardiaco, che risulta regolare ma più accelerato, la tachiaritmia comporta anche delle irregolarità nelle pulsazioni.

La tachiaritmia generalmente tende ad essere più severa e, in alcuni casi, può anche rivelarsi fatale.

Significato preciso di tachiaritmia

Alla base della tachiaritmia vi è una contrazione cardiaca anomala capace di accelerare ed alterare il ritmo cardiaco oltre i 90/100 battiti al minuto.

Questo si alterna generalmente con fasi di battito regolare.

In medicina di distinguono due tipologie diverse di tachiaritmia, a seconda della parte del cuore in cui parte lo stimolo per la contrazione anomala, ovvero:

  • tachiaritmia atriale
  • tachiaritmia ventricolare

La sintomatologia può essere similare, ma le conseguenze purtroppo molto diverse.

La diagnosi differenziale avviene generalmente tramite l’esecuzione di un elettrocardiogramma.

Vediamo di seguito cosa distingue una tachiaritmia atriale da una tachiaritmia ventricolare.

Tachiaritmia atriale

La tachiaritmia atriale è una forma meno pericolosa di quella ventricolare, ma non priva di complicazioni.

Un esempio molto comune di tachiaritmia atriale è la fibrillazione atriale, responsabile di un battito cardiaco molto rapido e irregolare.

Quando la fibrillazione atriale diventa persistente, può essere responsabile di alcune serie complicazioni, in quanto il paziente è più a rischio di sviluppare un’ischemia cardiaca o uno scompenso cardiaco.

Tachiaritmia ventricolare

Estremamente pericolosa e potenzialmente letale per il paziente, la tachiaritmia ventricolare viene definita come un’aritmia ipercinetica con battiti fra 100-150 al minuto.

Il disturbo in questo tipo di aritmia interessa la parte del cuore chiamata ventricolo, la più importante per la funzione di pompa cardiaca.

La patologia interessa solitamente pazienti con cardiopatie sottostanti o che hanno avuto in passato infarto del miocardio o cardiomiopatia.

Come già detto, poiché causa una disfunzione cardiaca importante, è potenzialmente letale per il paziente.

Quando si instaura una tachiaritmia ventricolare, il paziente lamenta la comparsa di palpitazioni, e in poco tempo la situazione clinica può evolvere fino alla morte cardiaca improvvisa o ad una severa condizione di compromissione emodinamica che richiede dei trattamenti medici urgenti.

I sintomi della tachiaritmia

Le tachiaritmie atriali e ventricolari condividono buona parte della sintomatologia, con la differenza che la seconda può portare anche alla morte improvvisa.

Generalmente, i sintomi iniziano con uno stato di forte ansia e angoscia, e la tipica paura che stia arrivando un infarto.

Quello che si sperimenta, in effetti, è piuttosto simile: forti dolori al petto, senso di compressione toracica, mal di testa e non solo.

Ecco qui di seguito elencati tutti i principali sintomi di una tachiaritmia:

  • palpitazioni
  • dolore al petto
  • senso oppressione toracica
  • respiro corto, sensazione di affanno
  • sudorazione
  • debolezza
  • vertigini
  • affaticamento
  • sensazione di ansia e paura

Le possibili cause

Una tachiaritmia può essere scatenata da vari fattori.

Uno di questi, ad esempio, è l’assunzione esagerata di caffeina o di bevande che ne contengono molta.

Ovviamente, la caffeina di per sé raramente risulta fatale: risulta più pericolosa laddove siano presenti dei concomitanti fattori di rischio per tachiaritmie, come ad esempio pregressi danni e alterazioni organiche del cuore (ad esempio, l’insufficienza coronarica o l’arteriosclerosi), patologie genetiche, un’alimentazione scorretta con quadro di obesità, l’abuso di alcool o di sostanze stupefacenti.

Sono più a rischio della popolazione generale di sviluppare episodi di tachiaritmia anche le donne in gravidanza o chi si sottopone ad eccessivo sforzo fisico.

Come si cura una tachiaritmia

Quando c’è una tachiaritmia in corso, la prima cosa da fare è certamente cercare di stabilizzare il ritmo cardiaco.

Questo può avvenire, nelle forme che richiedono un trattamento più tempestivo, utilizzando  un defibrillatore in maniera immediata, che grazie alla terapia elettrica è in grado di ristabilire un ritmo normale.

In alternativa, dietro indicazione del proprio medico, si può procedere con una terapia farmacologica, solitamente prescritta solo dopo l’esecuzione di alcuni accertamenti per meglio studiare la condizione emodinamica del paziente.

I farmaci utilizzati per curare e tenere sotto controllo le tachiaritmie sono principalmente l’amiodarone e l’adenosina.

L’amiodarone è un farmaco che si adatta ad ogni tipologia di tachiaritmia, che viene prescritto generalmente come terapia sintomatica laddove non sia stata riconosciuta la causa della tachiaritmia.

L’adenosina, invece, rallenta l’attività ventricolare e ripristina il ritmo sinusale: si tratta generalmente di una terapia ospedaliera.

In tutti i casi, sarà importante valutare e ridurre al minimo i fattori di rischio che possono aver condotto all’instaurarsi della tachiaritmia.

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