Trauma toracico, una panoramica sulla terza causa di morte per traumi fisici
Il trauma toracico è una delle situazioni di primo soccorso e di intervento sanitario dell’equipaggio di un’ambulanza più frequenti: va conosciuto accuratamente, quindi
A una persona verrà diagnosticato un trauma toracico quando si avrà grave lesione toracica, e andrà diagnosticato correttamente, perché rappresenta la terza causa di morte per traumi fisici nei paesi occidentali
I traumi toracici includono ferite da armi da fuoco, può manifestarsi inoltre a seguito di cadute, dopo essere stati pugnalati, colpiti o picchiati.
Una diagnosi può essere fatta da un medico, di solito con una radiografia.
Il trauma toracico può dividersi in due tipi:
- Trauma penetrante che si verifica quando la vittima subisce una lesione che rompe la pelle, come un coltello nel petto o una ferita da arma da fuoco;
- Il trauma contusivo porterà ad avere qualche lacerazione della pelle, lo strappo non è la causa del trauma stesso e il danno è spesso meno localizzato. Essere presi a calci da un grosso animale o subire un incidente d’auto può causare un trauma contusivo.
Il trauma contusivo rappresenta il 25% di tutti i decessi dovuti a emergenze mediche traumatiche.
Il trauma toracico, presenterà diversi sintomi, tra i più comuni ci saranno dolore intenso e difficoltà respiratorie
Tra gli altri sintomi ci saranno emorragia, shock, mancanza di respiro, sanguinamento, lividi e perdita di coscienza che si manifesteranno a seconda della causa del trauma toracico.
Anche la frattura delle ossa potrebbe manifestarsi a causa di una lesione toracica.
Il trauma toracico verrà trattato a seconda della causa che l’ha provocato; potrebbero essere necessari interventi volti a liberare le vie aeree, sia in caso di collasso polmonare che per impedire al trauma di causare danni peggiori e sfociare quindi in un’infezione.
I traumi del torace possono provocare svariate forme di lesioni cardiache, come penetrazione di un corpo estraneo, rottura, tamponamento, lacerazione ed occlusione delle arterie coronarie, contusione miocardica, versamento pericardico, difetti settali, lesioni valvolari, rottura dei grossi vasi.
Queste lesioni sono spesso fatali.
Le lesioni cardiache penetranti sono il più delle volte provocate da armi da taglio o da fucili da caccia e determinano una mortalità compresa tra il 50% e l’85%.
I traumi chiusi si associano più frequentemente ad una rottura del cuore, il ventricolo destro è interessato più spesso del sinistro e determinano una mortalità di circa il 50% nei pazienti giunti ancora vivi in pronto soccorso.
A seguito della rottura di una camera cardiaca o di una lacerazione delle coronarie o dei grossi vasi, il sangue riempie rapidamente il sacco pericardico e determina un tamponamento cardiaco.
Anche soltanto 60-100 ml di sangue possono provocare un tamponamento cardiaco ed uno shock cardiogeno, conseguenti ad una riduzione del riempimento diastolico.
Le ferite da punta che penetrano nel sacco pericardico ed all’interno del cuore determinano una rapida emorragia, che domina il quadro clinico
Il tamponamento cardiaco conseguente ad un colpo di fucile al cuore si associa ad una maggiore sopravvivenza, grazie all’ipotensione sistemica ed all’aumento di pressione nello spazio pericardico, che contribuiscono a limitare l’emorragia.
Un tamponamento cardiaco si associa spesso ai sintomi clinici della triade di Beck (distensione venosa giugulare, ipotensione ed attenuazione di toni cardiaci).
Questa triade, può non essere presente nei pazienti divenuti ipovolemici a causa dell’emorragia.
L’evidenza radiografica di uno slargamento dell’ombra mediastinica può suggerire un versamento nel mediastino e/o un tamponamento.
La conferma di un versamento pericardico può essere fornita grazie ad un’ecocardiografia.
Si ricorrerà a toracotomia esplorativa d’emergenza, con bypass cardiopolmonare e correzione chirurgica, e nell’effettuazione delle trasfusioni richieste dalle condizioni cliniche.
Le alterazioni anatomopatologiche del cuore contuso consistono in emorragie intramiocardiche, edema del miocardio, occlusione coronarica, degenerazione miofibrillare e necrosi dei miocardiociti.
Queste lesioni determinano la comparsa di aritmie e di un’instabilità emodinamica simile a quelle osservate dopo un infarto miocardico.
Potrebbe essere necessario inoltre ricorrere ad intubazione, ventilazione o altri metodi di ossigenazione; si potrebbe ricorrere inoltre anche ad interventi chirurgici, a trattamenti farmacologici, ad assoluto riposo e in alcuni casi sarà necessario ricorrere a terapia fisica.
A causa dell’intensità del dolore, si ricorrerà all’utilizzo di anestetici locali per attenuare la portata di tali dolori. Gli analgesici verranno somministrati mediante l’epidurale.
Ai pazienti cronici o incurabili può essere fornita un’infusione autocontrollata da utilizzare su richiesta per gestire il dolore.
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