Trigliceridi alti, cosa fare?
Parte della famiglia dei gliceridi insieme ai monogliceridi e ai digliceridi, i trigliceridi sono esteri neutri del glicerolo che – al posto degli atomi d’idrogeno dei gruppi ossidrilici – si compongono di tre catene di acidi grassi
Li si trova nel sangue, ma la loro concentrazione non dovrebbe superare i 180 mg/dl: quantità più elevate di trigliceridi espongono la persona al rischio di malattie cardiovascolari.
Per rilevarli si utilizza il semplice esame del sangue, e il loro valore permette di determinare il colesterolo cattivo (LDL).
La formula è: colesterolo LDL = colesterolo totale – colesterolo HDL – trigliceridi/5
Chi ha troppi trigliceridi nel sangue soffre di ipertrigliceridemia.
Una condizione che, se non individuata e trattata, espone la persona a numerosi rischi.
Trigliceridi alti, cosa sono
Avere i trigliceridi alti nel sangue significa soffrire di ipertrigliceridemia.
Riserva energetica per l’organismo, i trigliceridi sono lipidi introdotti nel sangue attraverso l’alimentazione e – in minima parte – prodotti dal fegato.
Essi sono la principale componente del tessuto adiposo.
Tuttavia, è fondamentale che la loro concentrazione sia tenuta sotto controllo.
Trigliceridi normali < 150 mg/dl
Trigliceridi border-line 150-199 mg/dl
Trigliceridi alti 200-499 mg/dl
Trigliceridi molto alti > 500 mg/dl
Trigliceridi superiori ai 200 mg/dl espongono ad un più alto rischio di aterosclerosi, eventi cerebrovascolari, coronaropatie e diverse altre patologie cardiovascolari.
Trigliceridi alti, i sintomi
A meno che non si parli di casi molto gravi, i trigliceridi alti non danno sintomi.
Solamente se il loro valore sale sopra i 1000 mg/dl il paziente può avvertire:
- forti dolori addominali correlati a verificarsi di pancreatite acuta
- xantoma (placche o noduli giallastri causati da depositi di macrofagi infarciti di grasso nella pelle).
Tuttavia, anche quando la persona non avverte alcuna sintomatologia, i trigliceridi lavorano silenziosamente e aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, aterosclerosi e pancreatiti acute.
L’ipertrigliceridemia espone a numerose e pericolose patologie, ma è ancora più rischiosa quando si associa ad altri fattori di rischio:
- bassi livelli di colesterolo buono (HDL) a fronte di alti livelli di colesterolo cattivo (LDL)
- diabete
Sindrome metabolica
La sindrome metabolica, in particolare, è una condizione che necessita la massima attenzione.
Caratterizzata da ipertensione, ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, obesità addominale e iperglicemia a digiuno, aumenta sensibilmente il rischio di ictus, infarti e altre malattie cardiovascolari.
Trigliceridi alti, le cause
Alla base dei trigliceridi alti vi è uno stile di vita con abitudini scorrette.
Particolarmente rischiosi sono:
- il fumo di sigaretta
- una dieta ricca di grassi
- obesità o sovrappeso
- eccessiva sedentarietà
- abuso di alcol
Tuttavia, alla base dell’ipertrigliceridemia vi possono essere anche:
- il diabete mellito
- la sindrome metabolica
- gravi malattie renali
- uno stato di insulino-resistenza non curato
- malattie endocrinologiche come l’ipotiroidismo
- l’utilizzo di farmaci quali la pillola anticoncezionale e i diuretici tiazidici
- malattie genetiche come l’ipertrigliceridemia familiare (che colpisce però solamente l’1% della popolazione)
Nella maggior parte dei casi, i trigliceridi alti sono causati da una dieta eccessivamente calorica.
Nel processo digestivo, le cellule intestinali catturano i lipidi dietetici e li trasformano in chilomicroni, la cui funzione è proprio quella di trasportare i “nuovi” trigliceridi nel sangue.
La produzione viene messa in atto anche dal fegato, dove parte però dagli aminoacidi e dal glucosio dietetici e – per il trasporto – produce VLDL.
I trigliceridi vengono dunque portati nel sangue, affinché le cellule tissutali impieghino i lipidi come fonte di energia (immediata o di riserva).
Quando la persona ha un corretto stile di vita, fatto di una dieta equilibrata e di una sufficiente attività fisica, la produzione di trigliceridi e dei loro trasportatori è in linea con le esigenze delle cellule tissutali; quando l’alimentazione è eccessivamente grassa o è presente una condizione patologica, la produzione supera al contrario le esigenze delle cellule e i trigliceridi si accumulano nel sangue.
Trigliceridi alti, la diagnosi
In genere, i trigliceridi alti vengono rilevati “casualmente” nel corso di normali esami del sangue: il medico, periodicamente, andrà a prescrivere al paziente la misurazione del colesterolo totale, del colesterolo LDL e HDL, della glicemia, dei trigliceridi e di molti altri parametri “standard”.
L’esame deve essere svolto a digiuno da almeno 12 ore e, la sera prima, è necessario consumare una cena leggera.
Se non si rispettano tali regole è possibile che l’esame rilevi un “falso positivo”.
Altre buone regole da seguire sono:
- evitare gli eccessi alimentari nei 4-5 giorni precedenti
- evitare il consumo di alcol nei 2-3 giorni precedenti
- non esagerare con l’attività fisica nelle 48 ore che precedono il prelievo
Trigliceridi alti, la terapia
La prima terapia, per chi soffre di trigliceridi alti, è la modificazione dello stile di vita: varia da paziente a paziente, ed è volta ad un cambiamento – principalmente – nelle abitudini alimentari.
Se poi tutto questo non dovesse bastare, il medico potrà prescrivere farmaci come i fibrati, l’olio di pesce, la niacina e le statine.
Ad essere determinante è la causa della ipertrigliceridemia:
- alimentazione ricca di grassi e di calorie: modifica della dieta
- obesità/sovrappeso: dieta volta al dimagrimento e piano educativo per apprendere le basi di un’alimentazione sana
- patologia renale: trattamento per la cura della medesima (se possibile)
- assunzione di un medicinale: sospendere la sua assunzione discutendo col medico di base il migliore sostituto
La dieta per i trigliceridi alti
La maggior parte dei casi di ipertrigliceridemia è causata da un’alimentazione scorretta: molto spesso è sufficiente modificare il proprio stile alimentare per far rientrare i valori nella norma.
Consumare abitualmente cibi ad alto contenuto calorico e bevande zuccherate/alcoliche, ancor più a fronte di un’attività fisica scarsa o inesistente, causa una risposta metabolica inefficace e inappropriata.
Non è solo questione di grassi: se si consumano molti zuccheri, la glicemia sanguigna si innalza causando iperglicemia e dunque iperinsulinemia.
La metabolizzazione dei nutrienti viene compromessa, questi vengono convertiti in acidi grassi e il numero di trigliceridi nel sangue si alza.
Lo stesso succede se si consuma molto alcol: il suo stimolo insulinico è simile a quello dei carboidrati semplici e comporta anch’esso un innalzamento dei trigliceridi.
Le abitudini alimentari (e non solo) che prevengono l’innalzamento dei trigliceridi sono dunque:
- seguire una dieta equilibrata, tenendo sotto controllo il peso corporeo
- ridurre o evitare il consumo d’alcol
- non fumare
- fare regolare attività fisica
- consumare pesce tre volte alla settimana, preferendo sgombro, sardine, trote, aringhe e salmone per via del loro contenuto di omega-3
- limitare il consumo di carne, specialmente quella rossa
- consumare molta frutta e verdura, ricche di antiossidanti
- preferire i cereali integrali a quelli semplici
- limitare il consumo di grassi saturi (contenuti soprattutto in latticini)
- prediligere gli acidi grassi monoinsaturi (contenuti in olio d’oliva e frutta secca)
- evitare i grassi idrogenati (presenti in merendine, snack e prodotti da forno confezionati)
Esistono infine alimenti capaci di contrastare l’innalzamento dei trigliceridi, per via dell’elevato contenuto di acidi grassi essenziali omega-3, acido alfa linoleico, acido eicosapentaenoico e acido docosaesaenoico.
Si tratta del pesce azzurro, degli oli di pesce e degli oli vegetali.
I farmaci per i trigliceridi alti
Qualora cambiare le abitudini alimentari non bastasse per ridurre il numero dei trigliceridi nel sangue, è possibile fare ricorso ad alcuni farmaci su prescrizione medica:
- olio di pesce: grazie al contenuto di omega-3 abbassa i trigliceridi e la glicemia, protegge il cuore e svolge un’azione antinfiammatoria e antiossidante
- fibrati: sono i farmaci più efficaci per chi soffre di ipertrigliceridemia
- niacina: riduce i trigliceridi ma anche il colesterolo cattivo, aumentando quello buono
- statine: principalmente impiegate per ridurre il colesterolo LDL, sono efficaci anche in caso di trigliceridi elevati
Adottando un corretto stile di vita, agendo sull’alimentazione e sull’attività fisica, le probabilità che i trigliceridi nel sangue diminuiscano sono molto elevate.
Tuttavia, la risposta non è la medesima per tutti: ogni paziente reagisce in modo diverso ai cambiamenti e alle terapie.
Ecco dunque che, l’ipertrigliceridemia, va sempre monitorata dal proprio medico affinché il rischio cardiovascolare si abbassi.
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