Trombosi venosa profonda degli arti superiori: come affrontare un paziente con sindrome di Paget-Schroetter

La sindrome di Paget-Schroetter, nota anche come sindrome di Paget-von Schrötter, è una forma di trombosi venosa profonda degli arti superiori, una condizione medica in cui il sangue si coagula nelle vene profonde delle braccia. Ciò si verifica in genere nella vena ascellare o nella succlavia

La sindrome di Paget-Schroetter è caratteristica di soggetti giovani

La condizione si manifesta solitamente in pazienti di giovane età, e colpisce sia maschi che femmine.

Negli anni ’60 era nota come “trombosi indotta da sforzo”, ma la definizione oggi risulta desueta, non essendo attività faticose l’unico fattore di insorgenza.

Essa può verificarsi anche a seguito della sindrome dello stretto toracico superiore.

I sintomi possono includere l’improvvisa comparsa di dolore, calore, rossore, cianosi e gonfiore al braccio.

Questi trombi raramente causano embolia polmonare fatale.

Trattamento della sindrome di Paget-Schroetter

Il soccorritore che si imbattesse in questa patologia è chiamato a somministrare un anticoagulante con eparina (generalmente eparina a basso peso molecolare) fino ad arrivare al warfarin.

Va detto che l’anticoagulazione è quasi sempre un passo necessario ma non sufficiente.

Il trattamento infatti può essere ottenuto tramite anticoagulazione, trombolisi e/o decompressione chirurgica, anche se la anticoagulazione sistemica dopo la diagnosi è il primo passo del trattamento nella grande maggioranza dei pazienti.

Sebbene non sia specifico per la PSS, la 2016 CHEST Guideline and Expert Panel Report on antithrombotic therapy for VTE disease raccomanda dabigatran, rivaroxaban, apixaban o edoxaban per i pazienti con VTE e nessun cancro rispetto agli antagonisti della vitamina K.

Gli antagonisti della vitamina K sono raccomandati rispetto all’eparina a basso peso molecolare.

Un approccio più aggressivo che coinvolge la trombolisi e la chirurgia è superiore all’anticoagulazione da sola nei risultati riportati dal paziente, come la risoluzione dei sintomi e il ritorno al lavoro.

Se non ci sono controindicazioni, l’anticoagulazione terapeutica per almeno 5 giorni, seguita da venografia e trombolisi catetere-diretta è ottimale se eseguita entro 2 settimane dall’inizio dei sintomi.

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Per approfondire:

Catetere Venoso Centrale, un booklet che soccorritore in ambulanza dovrebbe conoscere: PDF dello studio

L’incidenza della Trombosi Venosa Profonda (TVP) nei pazienti con MIDLINE

Fonte dell’articolo:

NCBI

Wikipedia

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