Vespe, api, tafani e meduse: che fare in caso di puntura o morso?
Con l’arrivo dell’estate può capitare di essere punti da una vespa o da un’ape, di essere morsi da un tafano o da una vipera, di imbattersi nei tentacoli di una medusa o di mettere un piede su una tracina. Cosa fare per un soccorso corretto e immediato?
Puntura di vespe, calabroni, api e bombi
La reazione alla puntura degli imenotteri, cioè vespe, calabroni, api e bombi, è molto soggettiva poiché dipende dalla risposta immunitaria della singola persona.
Quando ci pungono questi insetti iniettano con il loro pungiglione una certa quantità di veleno che il nostro organismo riconosce come estranea e cerca, per così dire, di combatterla per eliminarla.
In base alla sensibilità individuale i sintomi possono essere diversi: si va da normali manifestazioni locali (reazione cutanea) al coinvolgimento di tutto l’organismo (reazione sistemica).
Questo spiega il motivo per cui in alcune persone la puntura di una vespa provoca solo un po’ di dolore e un leggero fastidio nella sede di puntura che passa nel giro di poche ore; mentre in altre, la stessa puntura può causare reazioni più gravi che in alcuni casi possono portare anche a morte.
IMENOTTERI E VELENO
Gli imenotteri utilizzano il pungiglione per difendersi.
Quando ci pungono causano dolore sia per l’azione meccanica sia (soprattutto) per la presenza nel veleno di sostanze irritanti e stimolanti le fibre nervose dolorifiche.
La quantità di veleno iniettata da una vespa non è sempre uguale, dipende se prima di pungerci ha già punto qualcun altro o qualche insetto/animale: se così fosse la sua vescicola velenifera contiene poco veleno.
Il calabrone, invece, inietta una quantità di veleno anche tre volte superiore a quella delle comuni vespe, per questo causa maggior dolore e può determinare una reazione più grave.
Le api pungono raramente e se lo fanno è perché si sentono minacciate.
Dopo la puntura, il pungiglione seghettato rimane ‘incastrato’ nella cute e continua a contrarsi iniettando veleno.
L’ape tentando di volare via muore poiché il suo addome si lacera.
Questo è un ‘sacrificio’ per difendere l’alveare: quando muore, infatti, viene rilasciata un feromone detto “feromone di allarme” che serve per avvisare le altre api di un pericolo imminente.
Per questo motivo, quando si è punti da un’ape è importante allontanarsi rapidamente dal luogo in cui ci si trova e fare attenzione a non essere attaccati dallo sciame se si è in vicinanza di un alveare.
Cosa fare in caso di puntura di imenotteri?
1) Mantieni la calma: per prima cosa è importante non farsi prendere dal panico e nel caso in cui venga punto un bambino, i genitori non devono creare agitazione nel piccolo.
2) Fai attenzione al pungiglione: bisogna guardare la sede di puntura per accertarsi che non vi sia il pungiglione.
Vespe, calabroni e bombi hanno un pungiglione liscio e raramente rimane nella pelle, viceversa quello dell’ape è seghettato e quando punge rimane ‘incastrato’ nella cute assieme alla vescicola velenifera (una sacchetta bianca che contiene il veleno) che continua a contrarsi e ad iniettare veleno: è importante rimuovere rapidamente il pungiglione con il bordo dell’unghia senza schiacciare con le dita la vescicola per evitare di far uscire altro veleno.
3) Osserva i sintomi: si possono avere reazioni locali o sistemiche differenti in base all’estensione e ai sintomi per le quali è previsto un intervento terapeutico mirato.
Vediamo nel dettaglio le singole situazioni.
Reazione locale
–> Limitata
Nella maggior parte dei casi la puntura degli imenotteri causa una reazione attorno alla puntura caratterizzata da dolore, gonfiore e rossore che in genere si attenua nel giro di poche ore.
Cosa fare? In questi casi, può essere utile mettere del ghiaccio per ridurre il gonfiore e una pomata al cortisone per trattare l’infiammazione (rossore, dolore, gonfiore). Per ogni dubbio rivolgersi al proprio medico curante o al farmacista.
–> Estesa
Può succedere che nel giro di qualche decina di minuti o ore la reazione cutanea si estenda oltre i 10 cm dalla zona della puntura: ad esempio, se si viene punti su di una mano il gonfiore e il rossore arrivano fino al gomito, ma non compaiono altri sintomi (es. giramenti di testa, problemi respiratori, orticaria diffusa – vedi Reazione Sistemica). La reazione locale estesa si risolve in genere nel giro di qualche giorno, massimo una settimana.
Cosa fare? Come per le reazioni locali limitate è utile mettere subito del ghiaccio per ridurre il gonfiore e prendere cortisone e antistaminico per bocca per trattare l’infiammazione e il prurito associato, rivolgendosi poi al proprio medico curante o al farmacista.
Reazione sistemica
–> Orticaria diffusa
Se nel giro di 15-30 minuti dalla puntura il rossore compare su tutto il corpo ed è accompagnato da pomfi simili alle punture di zanzara (orticaria diffusa) significa che la reazione è di tipo sistemico, cioè coinvolge tutto l’organismo, anche se interessa solo l’apparato cutaneo/mucoso.
Cosa fare? In assenza di altri sintomi (vedi Reazione Anafilattica) si tratta di una reazione di bassa gravità per la quale però è necessario recarsi al Pronto Soccorso per un controllo e per la prescrizione di una adeguata terapia cortisonica ed antistaminica.
–> Reazione anafilattica
Si parla di reazione anafilattica quando oltre alla cute sono coinvolti altri apparati come il cardiocircolatorio, il respiratorio e il gastrointestinale.
Devono essere interessati almeno 2 dei 4 apparati target dell’anafilassi, ma possono essere coinvolti anche tutti e quattro contemporaneamente.
Alcuni sintomi sono i seguenti:
– giramenti di testa, abbassamento della pressione, sensazione di svenimento (coinvolgimento del sistema cardiocircolatorio);
– rinite acuta intensa (starnuti, raffreddore, lacrimazione e gonfiore degli occhi), asma, difficoltà a respirare, sensazione di gonfiore alla gola (coinvolgimento del sistema respiratorio);
– crampi addominali intensi, nausea, vomito (coinvolgimento del sistema gastrointestinale).
Cosa fare in caso di puntura?
In genere la reazione anafilattica compare dai 5 ai 20 minuti dopo la puntura.
Bisogna recarsi rapidamente al Pronto Soccorso più vicino.
–> Shock anafilattico
La situazione più grave della reazione anafilattica è lo shock anafilattico dove sono coinvolti tutti e quattro gli apparati con marcata ipotensione (abbassamento della pressione) che causa perdita di coscienza.
Bisogna recarsi subito al Pronto Soccorso più vicino in quanto in questi casi è necessario somministrare adrenalina.
Per far fronte alle emergenze esiste l’adrenalina per auto-iniezione, un farmaco salvavita da portare sempre con sé soprattutto se si hanno già avute reazioni allergiche alla puntura di imenotteri.
Questo presidio terapeutico è il primo approccio alla reazione anafilattica da veleno di imenottero, in aggiunta al cortisone e agli antistaminici.
È opportuno recarsi al più vicino Pronto Soccorso e in caso di forte abbassamento della pressione sanguigna sdraiarsi sul sedile posteriore con le gambe rialzate.
Come prevenire la puntura d’insetto con pungiglione
- Evita di indossare colori troppo sgargianti e profumi o deodoranti con fragranze troppo intense per non attirare gli insetti
- Indossa maglie a maniche lunghe, pantaloni, scarpe e cappello al fine di ridurre al minimo l’esposizione della pelle
- Utilizza spray repellenti per insetti sulla pelle esposta
- Utilizza prodotti repellenti per gli insetti quando stai all’aperto (giardino, terrazza…)
- Non lasciare all’aria aperta bevande, dolci o cibo. Evita di lasciare aperte le lattine di bibite non completamente consumate.
- Controlla che non vi siano insetti prima di sederti, sdraiarti o comunque prima di fermarti in un luogo all’aperto
- Evita di passeggiare in zone dove sono presenti colonie di insetti (es: frutteti, arnie, prati in fiore…)
- Indossa i guanti se raccogli frutta anche caduta al suolo.
- Non tentare per nessun motivo di schiacciare vespe o api. Aumenta il rischio di essere punti e di attirare lo sciame.
- Non utilizzare le braccia per allontanare gli imenotteri e non compiere movimenti rapidi. Se ti ritrovi in un’area in cui vi sono api o vespe, cammina lentamente e allontanati per non infastidire gli insetti.
Morso di tafano
Il tafano è simile ad una grossa mosca non punge ma morde per succhiare il sangue necessario a produrre le uova.
Come per le zanzare si tratta di tafani femmine.
Il loro morso è molto doloroso a causa della particolare conformazione della bocca che lacera la cute.
Le mandibole di questi insetti, infatti, assomigliano per così dire a delle piccole falci taglienti: inizialmente sono unite, mentre mordono si aprono verso l’esterno per far uscire più sangue.
Tafani e zanzare, e così tutti gli insetti ematofagi (che succhiano sangue) durante il morso iniettano delle sostanze ad azione anticoagulante per mantenere il sangue fluido.
Nelle loro salive sono presenti sostanze irritanti simili a quelle degli imenotteri responsabili della reazione locale cutanea caratterizzata da rossore e dalla formazione di un pomfo nella sede del morso.
Anche se è una reazione rara, in persone più sensibili il morso di tafani (e zanzare) può provocare allergia.
– Cosa fare in caso di morso di tafano?
Il morso del tafano porta a una piccola ferita che sanguina.
È bene lavare e disinfettare la parte con cura.
Mettere del ghiaccio per contrastare il gonfiore e una pomata al cortisone per ridurre gli effetti infiammatori (rossore, dolore e gonfiore) scatenati dalle sostanze irritanti iniettate durante il morso.
Nel giro di qualche giorno la situazione torna alla normalità, ma è importante controllare che la ferita non si infetti.
Nel caso in cui il gonfiore dovesse estendersi ci si può rivolgere al proprio medico o al farmacista.
Anche se raro, se dovessero comparire altri sintomi come orticaria diffusa, giramenti di testa o difficoltà a respirare bisogna recarsi al Pronto Soccorso.
Morso di vipera
Le vipere difficilmente mordono, lo fanno solo se infastidite.
In genere avere con sé un bastone da picchiare per terrà è sufficiente a farle fuggire, poiché sono molto sensibili alle vibrazioni del terreno.
– Cosa fare?
Se si viene morsi è importante non farsi prendere dal panico, ma recarsi al Pronto Soccorso più vicino.
Se si viene morsi a un braccio o una gamba è importante muovere l’arto il meno possibile per rallentare la diffusione in circolo del veleno e togliere anelli o bracciali per evitare che in caso di gonfiore la loro rimozione risulti difficile.
Di serpenti ce ne sono molti e per i soccorritori sapere se si tratta di una vipera o di un altro serpente è molto utile per poter somministrare la terapia più adeguata (es: siero antivipera).
Se si riesce e non si è esperti di serpenti è bene fare una fotografia.
Non incidere la ferita e non tentare di succhiare il veleno.
Meduse e anemoni
Meduse e anemoni sono parenti stretti.
All’estremità dei loro tentacoli presentano delle cellule urticanti che se toccate liberano il loro veleno.
Sulla pelle la sensazione che si avverte è di un forte bruciore.
Per intenderci, la reazione è simile a quella che si potrebbe avere mettendosi un acido sulla pelle.
In base al tipo di medusa o anemone e alla quantità di tentacoli con cui si viene in contatto e che rimangono attaccati, la zona cutanea colpita può presentare un leggero arrossamento oppure vescicole e ustioni anche di secondo grado.
– Cosa fare?
Uscire subito dall’acqua.
È importante rimuovere nel giro di pochi minuti eventuali pezzetti di tentacoli utilizzando un panno morbido bagnato con acqua di mare o acqua salata.
Non utilizzare le dita perché si ustionerebbero anche loro.
Non sciacquare con acqua dolce perché a causa della diversa pressione osmotica causerebbe l’esplosione delle vescicole contenente il veleno con peggioramento della situazione.
Con il bordo di una carta di credito o col retro della lama di un coltello ‘passare’ delicatamente la zona per rimuovere tutte le vescicole presenti, spesso non facilmente visibili.
Le tossine contenute nel veleno sono termolabili, cioè funzionano bene a basse temperature (come quella del mare), ma vengono inibite da quelle più alte.
Per contrastare l’azione del veleno e trarre maggior sollievo, una volta che la zona è stata esaminata e ripulita, si può utilizzare dell’acqua salata calda (non bollente) per:
- eseguire delle spugnature dall’alto facendo cadere a pioggia l’acqua sulla zona colpita senza toccarla con mani, spugne, panni per evitare di irritare ulteriormente la parte lesa;
- immergere se è possibile la parte interessata nell’acqua calda salata.
Dopo aver trattato in questo modo la parte per una decina di minuti, lasciar asciugare.
Rivolgersi al proprio medico o al farmacista per valutare la terapia necessaria in base al tipo e all’estensione della lesione (pomata cortisonica, medicazioni cicatrizzanti, antistaminico per bocca).
Raramente queste tossine danno allergia, in genere le lesioni sono di tipo caustico a livello cutaneo.
Nel caso in cui si presentino sintomi diversi come orticaria diffusa, gonfiore esteso, giramenti di testa, perdita di coscienza recarsi al Pronto Soccorso più vicino.
Non utilizzare il ghiaccio in quanto peggiorerebbe la situazione poiché raffreddando la zona si facilita l’azione delle tossine presenti sulla cute. Evitare anche di utilizzare urina o ammoniaca non sono metodi efficaci.
Pesce ragno
I pesci ragno o tracine sono un pesci che si nasconde sotto la sabbia.
Sulla schiena hanno una pinna dorsale composta da più spine, normalmente chiusa, che viene aperta di scatto quando si sentono in pericolo.
Può capitare di metterci inavvertitamente sopra un piede quando si entra in acqua. La puntura è molto dolorosa a causa delle tossine contenute nel veleno.
Spesso il dolore avvertito è così forte che non si riesce a muovere tutta la gamba, si hanno vertigini, nausea e vomito.
– Cosa fare?
Prima di tutto controllare che non vi sia rimasto un pezzetto di aculeo.
Poi per contrastare l’effetto del veleno utilizzare acqua calda per inibire la tossina.
Può essere utile anche spremere la lesione per far fuoriuscire parte del veleno iniettato.
Per trattare il dolore si possono assumere dei farmaci antidolorifici.
Per approfondire:
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