Vigoressia: l’ossessione per il fisico perfetto
La vigoressia, o bigoressia (dall’inglese “big”, grosso), è un disturbo psicologico che si può classificare all’interno dei “nuovi” disturbi alimentari, come ortoressia (ossessione per il cibo ritenuto sano), drunkoressia (digiunare per poi poter assumere alcolici in quantità, senza ingrassare), e pregoressia (alimentarsi il meno possibile in gravidanza per evitare di aumentare di peso); la vigoressia è caratterizzata da una seria dispercezione corporea, opposta a quella dell’anoressia nervosa, che porta il soggetto a sentirsi sempre troppo esile, gracile e magro, temendo di apparire “piccolo”, debole ed anche inadeguato
Si nota una continua ossessione per il tono muscolare, da sviluppare con un esagerato allenamento e ripetuto esercizio fisico, e per la massa magra, da mantenere attraverso una dieta ipocalorica e iperproteica.
Spesso lo sport di elezione è il sollevamento pesi: in base ad alcune ricerche statistiche, la vigoressia riguarderebbe circa il 10% dei soggetti che praticano body building
Molto diffuso è l’uso di integratori alimentari (es. proteine, creatina), così come l’abuso di farmaci steroidi anabolizzanti, entrambi dannosissimi per la salute.
Il vigoressico pensa continuamente al fitness, al suo corpo ed alla sua immagine, all’alimentazione; frequenta palestre e centri sportivi in modo compulsivo, non come un’abitudine per divertirsi, scaricarsi o mantenersi, semplicemente, sano ed “in forma”, ma come una vera fissazione che origina continuamente stress, insoddisfazione e malessere.
E’ terrorizzato dal perdere i muscoli che si è costruito con tanti sacrifici e dal notare qualche eventuale “cedimento” fisico.
Questo disagio, di recente scoperta nell’ambito della psicologia, viene chiamato anche “Complesso di Adone”, dal nome del personaggio della mitologia greca che rappresenta l’idea della bellezza maschile, intesa come perfezione fisica nelle forma estetica; oppure, si può definire come “Dismorfia Muscolare” o piuttosto “Anoressia Inversa”, secondo la sua prima descrizione in un’attendibile rivista scientifica (1993), quando si usava questo termine per contrapporla all’anoressia nervosa.
Infatti, anche i vigoressici soffrono di una percezione distorta del loro corpo ma, al contrario di chi è affetto da anoressia nervosa, che si vede sempre troppo grasso e/o pesante, essi si percepiscono flaccidi, poco tonici o minuti, mentre in realtà posseggono fisici muscolosi ed ipertrofici.
La bigoressia è particolarmente diffusa nella popolazione maschile, tuttavia secondo le indagini statistiche più recenti, starebbe prendendo sempre più piede anche tra le donne; la fascia di età certamente più colpita è quella dei 25 ai 35 anni, seguita da quella tra i 18 e i 24, ma non manca una crescente fetta di persone più adulte, anche over 40, che inconsapevoli del tempo che passa, e spinte dall’idea di riconquistare la propria giovinezza attraverso l’allenamento, si lasciano gradualmente attrarre da allenamenti sempre più duri e frequenti, alimentazione sempre più rigida, sino a trovarsi vittima della vigoressia.
Per quanto riguarda le cause della vigoressia, secondo gli esperti queste sono da identificarsi in una combinazione di fattori di natura diversa
Tra essi fattori psicologici, fattori sociali e fattori biologici.
Sembra che l’autostima giochi un ruolo importante, infatti si tratta di soggetti con una cronica insoddisfazione del loro aspetto e di sé in generale, che sentono la necessità di irrobustire il loro fisico anche per rafforzare la propria immagine interiore.
Sono insicuri e si paragonano di continuo agli altri.
Rilevante è anche il ruolo dei media, che propongono continuamente il mito della “bellezza” (intesa sotto vari aspetti, come magrezza, tonicità, giovinezza, aderenza a certi canoni tipici del moderno occidente, ecc.) come unico modello per raggiungere il successo, la felicità, la realizzazione di sé e il riconoscimento sociale.
Articoli su riviste, pubblicità e programmi in Tv, video ed immagini sul web incitano a perseguire certi standard, condannando il minimo difetto ed instillando senso di colpa e vergogna in chi è “diverso”.
E’ curioso notare, poi, come siano andati di pari passo l’evoluzione del concetto di “perfezione fisica” e quello di modelli disponibili, anche nel mondo dei giocattoli per bambini.
Fu proprio lo stesso Harrison Pope, autore delle prime ricerche sulla vigoressia, ad osservare la particolare e palese evoluzione di Big Jim, personaggio molto in voga negli anni del boom di Barbie. Inizialmente (1964) era, infatti, morfologicamente simile ad un uomo medio, in forma ma non eccessivamente magro, né ipermuscoloso; con il passare degli anni, con l’avvento del business del fitness, mentre la bambola Barbie dimagriva sempre più fino a quella degli anni 2000, Big Jim cresceva sempre più in muscolatura, divenendo simile ad un classico body builder.
I sintomi della vigoressia sono svariati e spaziano da aspetti psicologici, come pensieri ossessivi e paure, a comportamenti anomali
Ecco un elenco dei più caratteristici:
- preoccuparsi, in modo ossessivo e spesso infondato, che il proprio corpo non sia sufficientemente magro, muscoloso e atletico;
- praticare programmi di esercizio estremo, che impegna molte ore della giornata e che consiste soprattutto nel sollevamento pesi;
- avere un’attenzione eccessiva e maniacale per l’alimentazione, che, nello specifico, deve comprendere esclusivamente “cibi sani”, ipocalorici ed altamente proteici;
- anteporre l’allenamento sportivo e la cura del proprio corpo alla vita familiare, sociale e lavorativa;
- dedicare la maggior parte del proprio tempo e molte delle proprie risorse economiche nella frequentazione di palestre/centri fitness/centri estetici e nell’acquisto di riviste che trattino la cura del corpo e l’allenamento sportivo finalizzato all’accrescimento muscolare;
- guardarsi continuamente allo specchio (come il Narciso della mitologia greca, inteso appunto in senso “classico” e non nell’attuale accezione psicopatologica), alla ricerca di qualche imperfezione nei muscoli. Per lo stesso principio, evitare categoricamente di guardarsi allo specchio in un periodo di inattività fisica dovuta a cause di forza maggiore;
- allenarsi anche in presenza di infortuni muscolari, che sconsiglierebbero la pratica sportiva;
- provare malessere, ansia e disagio se non possono dedicarsi all’allenamento come preventivato;
- ricorrere continuamente ad integratori alimentari;-far uso di steroidi anabolizzanti, per incrementare la massa muscolare.
Nella vigoressia, tutto ciò è accompagnato, spesso, da comportamenti auto-punitivi, tipo infliggersi allenamenti pesanti, spesso anche molto lunghi, che portano anziché a progressi ad uno stato di sovra-allenamento, con le dovute conseguenze psico-fisiche.
Troppo sport, senza giorni di riposo e con carichi estremi, può avere un effetto opposto sull’apparato muscolare, indebolendolo e rendendolo sempre più suscettibili agli infortuni.
Anche i regimi dietetici drastici e molto rigidi contribuiscono a quel che si può definire una forma di “auto isolamento” sociale: ciò emerge, ad esempio, quando si esce in gruppo, anche raramente, e si è terrorizzati dal dover ordinare cibo “normale”, come pizza e birra, per non distinguersi dagli altri.
Tutto questo può portare a stati d’ansia e veri e propri disturbi dell’umore, come depressione, fino a pensieri suicidi.
Le uniche persone che vengono ritenute degne di stima, capaci e competenti, sono coloro che condividono il medesimo stile di vita, e che magari hanno già ottenuto risultati di maggiore entità sul profilo fisico.
Il desiderio di emulazione diviene talmente grande che si è disposti a intraprendere qualsiasi strada, comprese quelle illecite
Se non trattata adeguatamente, la vigoressia può avere serie ripercussioni sulla qualità della vita del soggetto e sulla sua salute, infatti l’utilizzo di steroidi anabolizzanti, soprattutto se sconsiderato, è responsabile di gravi effetti collaterali, come atrofia testicolare, ginecomastia, ipertrofia cardiaca, intossicazione epatica, ecc; mentre le diete iperproteiche impegnano eccessivamente i reni, tanto che quest’ultimi, a lungo andare, potrebbero subire un grave danno.
Per giungere alla diagnosi di vigoressia sono necessari determinati criteri (diagnostici) opportunamente riconosciuti dagli esperti, che riguardano sia le preoccupazioni ossessive che comportamenti anomali, riscontrabili con colloqui clinici, osservazione del paziente e strumenti testistici/questionari.
Nello specifico sono 4:
1° criterio: l’individuo con vigoressia antepone l’esercizio fisico e l’attenzione alla dieta a tutto ciò che potrebbe, in qualche modo, fargli rinunciare a una seduta di allenamento o farlo mangiare in maniera inadeguata alle sue abitudini;
2° criterio: l’individuo evita di mostrare il proprio corpo ad altri, per la paura, spesso infondata, di non essere sufficientemente magro o atletico. Qualora non potesse proprio evitarlo, il mostrarsi in pubblico lo porta a sviluppare ansia, stress e disagio;
3° criterio: la preoccupazione ossessiva per la tonicità dei muscoli e per l’allenamento è tale da portare all’isolamento sociale, alla perdita del lavoro ecc.;
4° criterio: l’individuo continua nella pratica di esercizio fisico, anche a dispetto di infortuni, e nell’uso di anabolizzanti, nonostante la consapevolezza degli effetti nocivi che quest’ultimi hanno sulla sua salute.
Per poter parlare di vigoressia, è sufficiente che la preoccupazione per il corpo si manifesti anche soltanto con due di questi quattro criteri diagnostici.
Effettuare la diagnosi, comunque, è alquanto complesso, in quanto i soggetti affetti tendono a celare le proprie problematiche o, peggio ancora, non si rendono conto di avere una visione distorta del proprio corpo.
Proprio per questo, si ritiene che sia un disturbo sottostimato.
Del resto, quando abbiamo di fronte a noi è un soggetto particolarmente tonico e muscoloso, che pare “scoppiare di salute”, è più probabile che proviamo ammirazione (se non invidia), difficilmente lo consideriamo come un potenziale malato, bisognoso di cure come, invece, può apparire ad occhio chi soffre di anoressia.
Manca una reale presa di consapevolezza del problema e, a parlarne, si rischia di poter essere fraintesi, come se il messaggio inviato fosse un inno alla sedentarietà.
Essendo un disturbo di carattere psicologico, il trattamento di prima scelta per la cura della vigoressia consiste nella psicoterapia, preferibilmente ad indirizzo cognitivo-comportamentale, combinata a una terapia farmacologica a base di psicofarmaci di tipo SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina).
Detto questo, si nota che trattarla può rivelarsi assai difficoltoso, in quanto spesso il paziente non ne è consapevole e, innanzitutto, deve rendersi conto che soffre di una patologia e che sta conducendo una vita disadattiva, fonte di danno a carico della sfera sociale e lavorativa (ed anche pericolosa per la sua salute, se abusa di sostanze illecite).
E’ sempre fondamentale il supporto di familiari ed amici, i quali possono aiutarlo a comprendere le conseguenze negative che subisce e motivarlo nel suo percorso.
La psicoterapia ha lo scopo fondamentale di insegnare al paziente come identificare pensieri distorti e comportamenti errati relativi al suo disagio, per prevenirli e/o sostituirli con altre modalità più efficaci.
Se il paziente accetta di sottoporsi alle cure previste e dà continuità alle sedute di psicoterapia cognitivo-comportamentale, la vigoressia tende ad avere una prognosi positiva.
A compromettere l’esito, certe volte, anche a dispetto di cure adeguate, potrebbe essere l’uso prolungato, di steroidi anabolizzanti.
Si ricordano, infatti, i gravi effetti collaterali a lungo termine, anche dalle conseguenze irreversibili, di queste sostanze.
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