Virus sinciziale dei neonati, i pediatri: “Sparito col Covid, ma tornerà”
Il virus sinciziale nei neonati è la causa principale di bronchiolite. Le misure anti Covid lo hanno neutralizzato, ma quest’assenza potrebbe dare avvio a un’epidemia più grave delle precedenti
“Prima dell’era Covid i pronto soccorso degli ospedali, nel periodo invernale, erano pieni di bambini con infezione da virus respiratorio sinciziale (VRS)”
“Con l’era Covid questo virus è sparito dalla circolazione, non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Probabilmente il motivo sta nelle misure adottate per contrastare il Sars-CoV-2: distanziamento, lavaggio delle mani, uso delle mascherine, chiusura dei luoghi affollati.
Ma cosa succederà dopo il Covid? Sicuramente il VRS tornerà a circolare e c’è il rischio che possa esserci un’epidemia un pochino più grave rispetto alle precedenti.
Di solito, infatti, i neonati sono protetti dagli anticorpi che la mamma gli passa attraverso la placenta.
Ma quest’anno c’è stato un salto, nessuno si è ammalato con il virus respiratorio sinciziale, dunque c’è il rischio che i neonati nasceranno da mamme che non hanno anticorpi e quindi saranno meno protetti”.
A dirlo è Fabio Midulla, presidente della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) e responsabile del pronto soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I di Roma, intervenuto al 76° Congresso italiano di pediatria con una lezione magistrale dedicata alla storia del VRS. Midulla tiene a sottolineare che “se continueremo a lavarci le mani, a usare le mascherine quando siamo raffreddati e a cercare di evitare i posti affollati, probabilmente anche la circolazione del virus respiratorio sinciziale verrà contenuta”.
Insieme al virus influenzale, il VRS (Virus Sinciziale Respiratorio) è tra i più importanti virus in circolazione “perché colpisce tutte le età, dal neonato fino alla persona anziana con comorbidità e le manifestazioni cliniche che dà dipendono dall’età e dallo stato immunitario del paziente
Nei neonati è la causa principale di bronchiolite– spiega il presidente SIMRI- nei bambini in età prescolare è causa di riacutizzazione della bronchite asmatica e di asma nei bambini più grandi; negli adulti fumatori causa la riacutizzazione della bronchite cronica ostruttiva; nelle persone sopra i 75 anni con comorbidità è causa di insufficienza respiratoria grave e di polmoniti interstiziali che possono portare al decesso.
E poi è un virus presente in tutto il mondo- dice Midulla- è stato stimato che in un anno 30 milioni di bambini sotto ai 5 anni si ammalano, più di 3,5 milioni di questi bambini vengono ricoverati e circa 100.000 muoiono, prevalentemente nei paesi in via di sviluppo”.
Raccontando la storia del virus Midulla ricorda come “nel 1979 a Napoli ci fu un’epidemia di bronchiolite per la quale morirono più di 20 bambini.
Venne creato un Comitato scientifico per cercare di capire quale fosse il motivo di questi decessi, si parlava di ‘male oscuro’”.
Dopo due anni si scoprì che era stato il virus respiratorio sinciziale
“Le scarse condizioni socioeconomiche, l’affollamento, la denutrizione con una riduzione delle difese immunitarie avevano scatenato questo tipo di patologia”.
Oggi la mortalità è bassa “però- spiega Midulla- esistono dei bambini a rischio come quelli che hanno cardiopatie congenite, i prematuri gravi, quelli che hanno malformazioni congenite, malattie neuromuscolari o malattie respiratorie croniche; loro possono prendere questa infezione in forma molto più grave rispetto a un bambino nato a termine che non ha problematiche.
La mortalità poi- sottolinea l’esperto- rimane ancora alta nei paesi in via di sviluppo”.
Il virus respiratorio sinciziale dunque fa paura ancora oggi “è molto frequente e colpisce prevalentemente i neonati perché non hanno ancora un sistema immunitario completamente sviluppato”
“Inoltre, un’altra sua caratteristica- spiega l’esperto- è che non dà un’immunità duratura, ossia la stessa persona si può riprendere l’infezione più volte nel corso della vita”.
Per sconfiggerlo “non esiste un farmaco antivirale e la terapia è o preventiva o sintomatica- dice Midulla- ci sono in commercio degli anticorpi monoclonali specifici che si possono usare in alcune categorie di pazienti come i neonati pretermine, i cardiopatici, i bambini che hanno malattie croniche respiratorie o malattie neuromuscolari, questi anticorpi si danno nel periodo epidemico (tra novembre e marzo) per prevenire che il bambino possa prendere l’infezione.
È l’unica terapia efficace contro il virus”.
L’esperto ricorda poi che negli anni ‘60 “era stato messo in commercio un vaccino fatto col virus ucciso in formalina ma la vaccinazione fu un disastro perché i bambini che erano stati vaccinati si presero comunque la bronchiolite e anche in forma più grave.
Due bambini morirono- ricorda in conclusione l’esperto- Quindi dal ‘60 non esiste un vaccino contro questo virus, non si riesce a svilupparlo perché non si conosce bene la risposta immunitaria dell’ospite”.
Esiste una sperimentazione in fase 3 di un vaccino somministrato nelle mamme in gravidanza durante i l terzo trimestre, ma non è ancora disponibile in commercio.
Per approfondire:
Pediatria, il microbiota intestinale di un bambino può predire l’obesità futura
Pediatria, i bambini con apnea notturna in adolescenza avranno tre volte il rischio di ipertensione