Con Gli Occhi della Guerra: Nella prigione delle bandiere nere
Emergency Live sostiene il progetto “Gli Occhi della Guerra” un’iniziativa editoriale che vuole incrementare e sviluppare il reportage d’inchiesta, anche con il crowdfunding. Gli occhi della Guerra spinge il nostro sguardo verso quegli angoli di mondo e quelle tragedie che non possiamo o non vogliamo vedere.
Questa settimana abbiamo deciso di riprendere un reportage del giornalista Fausto Biloslavo dal titolo “Nella prigione delle bandiere nere” :
SIRTE – Il sibilo, troppo vicino, del proiettile di un cecchino dello Stato islamico fende l’aria. In prima linea è il soffio della morte. Poco dopo una cannonata parte verso le postazioni delle bandiere nere, che ancora non mollano nel quartiere 1 e 3 di Sirte. Un boato pazzesco, che ci fa scappare a tutta velocità per uscire dalla linea di tiro. Lo stradone a due corsie è deserto con i pali dell’illuminazione abbattuti dalle granate, come birilli.
Di intatto sono rimaste solo tre gigantesche bandiere nere disegnate come murales, quando Sirte era la roccaforte del Califfato in Libia.
Salem Ismir, giovane comandante della katiba “Martiri di Sirte” ci scorta verso la centrale della polizia segreta fin dai tempi del colonnello Gheddafi. Lo Stato islamico continuava ad utilizzarla come luogo di detenzione e di interrogatori. L’ avanzata delle forze libiche, che circondano i seguaci del Califfo, ha incenerito l’ingresso, ma la prigione sotterranea è rimasta intatta.
Un corridoio spettrale e semi buio ti fa capire che doveva essere un girone infernale. Una decina di celle divise sui due lati, hanno le porte di ferro nere spalancate. Non è chiaro che fine abbiano fatto i prigionieri. Sicuramente, se sono sopravissuti, vivevano in condizioni pietose. Buttati a terra su dei pagliericci con una ciotola per mangiare e probabilmente lavarsi. Nelle celle anguste erano rinchiusi anche due o tre detenuti. L’aria ed un po’ di luce filtrano da una finestrella con le inferriate a livello del terreno.