Frenesia da emergenza: quando squilla il telefono in sede...
Che voi siate soccorritori volontari, dipendenti o professionisti sanitari, siate onesti: il trillo del telefono che annuncia una nuova missione (o per i lombardi il più moderno allarme di EMMAweb che arriva sul terminale o sul tablet delle girovaghe ambulanze milanesi) porta sempre con sé aspettative e reazioni diverse. I soccorritori volontari sono i maggiormente colpiti dall’ansia da trillo e dalla frenesia che ne consegue, tuttavia anche le altre figure non sono esenti dal contagio.
Di solito questi personaggi si aggirano tipo “gufi” intorno al centralino sperando segretamente, ma qualche volta anche apertamente a voce alta, che presto arrivi una missione, magari interessante dove possano sentire l’adrenalina scorrere a fiumi. Peccato che l’aggettivo interessante nel soccorso extraospedaliero spesso è sinonimo di grave, di codice rosso, di pericolo di vita, di intervento complesso e difficile. Personalmente preferisco sempre che i servizi interessanti mi vengano raccontati, anche se non sono così fortunata!
Questa attitudine alquanto fastidiosa, crea nell’equipaggio un’inutile tensione che potrebbe anche riflettersi sullo svolgimento del servizio.
Il telefono squilla, l’allarme suona e questi individui sono sulla porta agitatissimi, con già sù i guanti (pessima ed inutile abitudine!!) e guardano in malo modo chi resta calmo e si veste in maniera adeguata e, silenziosamente, sta magari già facendo mente locale ai possibili protocolli da applicare nel servizio.
Spesso hanno in mano (sempre guantata) telefono della centrale, il dae,il foglio del servizio quando previsto, le chiavi dell’ambulanza prese all’autista e ad una velocità da far impallidire superman sono già seduti sull’ambulanza, hanno dato la partenza e attendono spazientiti il resto dell’equipaggio reo di non essersi reso conto, secondo loro, della gravità della situazione anche se si tratta di un codice verde urogenitale ( al 98% delle volte un cambio catetere!).
Quanto credete di guadagnare facendo così? Preziosissimi e vitali secondi 10, 15? Probabilmente non farebbero la differenza nemmeno in un ACC testimoniato. In compenso si esce nervosi, non lucidi, con i guanti che nel frattempo hanno raccattato ogni possibile germe annidato in ogni superficie che avete toccato da quando li avete indossati.
Il consiglio è quello, all’arrivo del servizio, di fare un bel respiro, sorridere al resto dell’equipaggio, ascoltare quello che il caposervizio ha da dire, e se siete caposervizio a maggior ragione ascoltare l’equipaggio e dare loro le indicazioni senza farsi vedere agitati o allarmati, con calma senza correre (il rischio di farsi male, magari inciampando sulle scale o nel corridoio è reale), controllare di aver preso tutto e mentalmente ripassare eventuali procedure, ma soprattutto non indossare i guanti.
Siate pronti a tutto, ma non pensate sempre al peggio! Il cuore batte a mille, lo so, magari l’aver letto codice rosso- respiratorio- bimbo di 3 anni (successo a me non più tardi di lunedì notte) vi ha fatto per un attimo pensare “non sono all’altezza” oppure “ dopo questa attacco la divisa al chiodo”, o più semplicemente siete consapevoli che potrebbe essere non solo un servizio interessante, ma anche doloroso e difficile da gestire. Agitarsi non serve, farsi prendere dalla frenesia, dal corri- corri -corri è inutile la situazione non cambia, il rosso non impallidisce per diventare giallo e il bimbo non riprende a respirare se voi urlate più forte, se scattate come molle. E soprattutto mettete i guanti solo al momento di toccare la persona, tenetene sempre in tasca un paio in più, cambiateli se necessario, ma non arrivate in casa o in strada con i guanti già indossati perchè nel frattempo vi hanno reso le dita più sudate e lessate di un cotechino a Natale e si sono già sporcati e magari rotti ancor prima di cominciare.
Buon lavoro!
La vostra Mizard