Giovani di buona volontà, tra solidarietà e disoccupazione
Delle due reazioni possibili alla mancanza di lavoro, pensare a se stessi o darsi una mano, i giovani hanno scelto la seconda. Angeli del fango, donatori di sangue, volontari sulle ambulanze: le nuove generazioni conoscono l’importanza del volontariato e sanno che non se ne può fare a meno, ora più che mai. Esattamente 110 anni fa, Giacomo Mellini, primo presidente Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) diceva: “Si lavora qui per ingentilire i cuori”. Forse, oggi, anche per occupare la mani.
SERVIZIO CIVILE: TANTE RICHIESTE, POCHI POSTI
All’ultimo bando per il Servizio civile, il rapporto tra le domande fatte dai giovani e il numero di posti a disposizione era di 5 a 1. Raddoppiate, rispetto al 2013, le richieste di servire le pubbliche assistenze, già frequentate per il 35% da persone tra i 16 e i 32 anni, un esercito di 30mila giovani volontari. Ma dei 200 milioni richiesti, si rischia che quest’anno il Governo ne stanzi solo 60, sacrificando così decine di migliaia di opportunità per i giovani che vogliono impegnarsi nel servizio civile. Così il Centro nazionale per il volontariato lancia l’hashtag #sognocivile, per chiedere investimenti adeguati.
I DATI DEL VOLONTARIATO GIOVANILE
Oltre un volontario su 4 in Italia ha meno di 35 anni e il record va alla Protezione civile, in cui è giovane quasi un terzo dei volontari. Eppure agli under 35 va meno del 4% delle poltrone di presidenza. Le discriminazioni sono anche di genere: i maschi sono meno della metà della base dei volontari, ma ricoprono la presidenza nel 64,0% dei casi (e nel 91,4% nella Protezione Civile). A dirlo è la “Struttura e dinamica delle organizzazioni di volontariato in Italia – rilevazione 2014”, a cura della Fondazione volontariato e partecipazione (Fvp) e del Centro nazionale per il volontariato (Cnv).
LA RICERCA
Per 9 giovani su 10 la solidarietà conta più dei soldi, della bellezza, del successo e della religione. Lo dice un’indagine condotta dall’Osservatorio Generazione Proteo della Link Campus University su 2500 studenti tra i 17 e i 19 anni, provenienti da Roma, Napoli, Genova, Torino, Catania, Latina, Marsala e Gela. “I giovani, nonostante le difficoltà ad accedere al lavoro, continuano a impegnarsi nel volontariato”, conferma a D.it il presidente della Fondazione volontariato e partecipazione Alessandro Bianchini.
I RAGAZZI RACCONTANO
Miriam Colaelo, 24 anni, è una volontaria Anpas del corpo di Protezione civile di Enna. “Grazie a mio papà, da sempre in Anpas, sono cresciuta a pane, latte e volontariato”, racconta. Miriam ha operato nell’alluvione in Sicilia due anni fa e in Emilia durante il terremoto. Esperienze fondamentali, come quella che ha fatto Rebecca Polloni, 28 anni, di Stiava (Lucca) in occasione del terremoto in Abruzzo del 2009. “Partii con due amici in una missione organizzata, ci siamo occupati di cucina assieme a molti altri. Volevo aiutare chi in quel momento viveva una situazione precaria, sia da un punto di vista fisico che morale. Mi ricordo di Cesare, un signore che si rifiutava di lasciare la sua casa perché pensava che ogni uomo avesse il suo destino. Dal signor Evandro presi quello che ancora oggi è il mio cane, Cecco, nato il giorno del terremoto. Credo che nei giovani ci sia sempre voglia di fare, ma spesso non vengono considerati”. Da allora Rebecca si è resa utile in altre occasioni, come con le raccolte alimentari nei supermercati per i poveri del territorio, con la onlus Cinque Spighe.
Sara Iob, 22 anni, è la responsabile giovani nazionale di Avis, Associazione volontari italiani del sangue. “L’Avis è una scuola di vita e investe in formazione su me e altri volontari”, dice a D.it. Sara deve la passione per il volontariato al nonno. “Ha saputo trasmettermi la cultura della donazione del sangue. Molti giovani non hanno avuto la fortuna di avere un donatore in famiglia e si ritrovano a compiere la maggiore età senza aver sentito parlare mai di donazione del sangue. È qui che dobbiamo intervenire noi come associazione”.