Il Diario di Piero - I Posti Medici Avanzati (PMA)
L’Adattabilità dei Posti Medici Avanzati (PMA) nel Piano di Emergenza Sanitaria: Un’Anticipazione del Moderno Sistema di Soccorso Sanitario Extraospedaliero
Risolto il problema dei soccorritori sanitari, circa 280 (medici, infermieri, volontari del soccorso, barellieri militari, operatori radio) e delle 18 ambulanze, era necessario individuare i luoghi dove raccogliere i pazienti e prestar loro le prime cure.
Mi ricordai che pochi anni prima a Parigi (all’Ospedale Henri Mondor sede del SAMU 94, avevo seguito i corsi di Medicina delle Catastrofi e Servizio Medico Urgente di Rianimazione (SMUR) diretti dal prof. Pierre Huguenard storico inventore e direttore del Samu 94.
Huguenard era parente dell’ancor più famoso professor Laborit che mise a punto il “Gamma OH”, uno dei primi anestetici endovenosi che prendeva il posto dello straconosciuto “Pentotal”.
In occasione dei corsi avevo notato che i colleghi francesi avevano trasferito nel mondo civile ciò che avevano sperimentato militarmente nel corso di tante guerre; predisponevano grandi tende militari disposte a croce con ingresso-uscita e spazi laterali.
Erano i Posti Medici Avanzati (PMA) ubicati vicino al luogo di un qualsiasi grande evento, anche prima che si potesse verificare un incidente qualsiasi, e le destinavano ad accogliere le persone coinvolte per effettuare il “triage”, la classificazione della gravità delle lesioni e il loro conseguente smistamento eventualmente nel PMA per la stabilizzazione prima dell’invio al reparto ospedaliero più idoneo per le cure del caso.
In pratica anche oggi il triage determina i codici colore (bianco – verde – giallo – rosso -nero) recentemente modificati e che classificano appunto la reale gravità dei casi clinici osservati.
La classificazione al triage in vigore al SAMU 94 negli anni ottanta prevedeva gli incolumi (verdi), le urgenze relative (gialli), le urgenze assolute (rossi) e i deceduti (blu).
Il PMA rappresentava il punto di arrivo dei pazienti, provenienti dalla scena dello evento, dopo un trasporto a breve distanza (petite NORIA) veniva effettuato il TRIAGE , quindi i pazienti venivano trattenuti oppure inviati all’ospedale a distanza maggiore (grande NORIA) con mezzi di velocità variabile (ambulanze – elicotteri -aerei).
A Varese nel 1984 , in occasione della visita del Papa presso un santuario distante diversi chilometri dal centro abitato (sul Monte Santo a 800 metri s.l.m.) erano stati distribuiti lungo tutto il percorso circa duecento barellieri militari per supportare il personale sanitario.
Noi a Cagliari, per l’evento del 20 ottobre 1985, ci saremmo trovati dentro il centro abitato e in una zona pianeggiante.
Avremmo dovuto fare a meno delle grandi tende militari, avevamo tuttavia a disposizione due BUS – auto emoteche – PMA, in realtà due bus adattati (utilizzati di norma per la raccolta delle donazioni di sangue) e dotati all’interno di due o tre lettini e personale sanitario.
Nell’occasione i due Bus vennero utilizzati come PMA presidiati da personale sanitario (medici e infermieri, volontari del soccorso, oltre i barellieri militari, gli operatori radio e un numero adeguato di ambulanze, una ventina circa).
Un’auto emoteca – PMA fu posizionata sul lato destro della Basilica di N.S. di Bonaria e l’altra sul lato sinistro della Basilica.
Ci rendemmo subito conto che forse due soli PMA erano insufficienti, ed ecco l’idea: ne avremmo attivato un terzo all’interno dell’Istituto Nautico Buccari che si affacciava sulla piazza dei Centomila ed era proprio di fronte all’area della Basilica, che restava quindi compresa in un spazio triangolare delimitata appunto da tre PMA.
Ci erano stati promessi dei lettini da campo militari da sistemare nelle aule dell’Istituto Nautico, ma non arrivarono. Fu così che facemmo accostare i banchi di scuola (due attaccati tra loro) e addossati ai muri perimetrali delle aule, con il piano inclinato rivolto proprio all’interno, verso i muri, in modo che le persone soccorse che vi fossero state sistemate non corressero il rischio di scivolare sul pavimento
Aeroporto militare di Decimomannu 18 ottobre 1985
La mattina del 18 ottobre 1985 per l’arrivo del Papa all’aeroporto militare di Decimomannu di competenza della vicina Unità Sanitaria Locale Usl 20 una loro equipe sanitari avrebbe dovuto occuparsi dell’assistenza. Ma all’ultimo momento ebbe un problema e diede forfait. Si trattava dunque di sostituirla in poche ore e nessuno era disponibile. Alla fine, cambiando i miei programmi, decisi di prendere il loro posto coadiuvato da due infermiere di rianimazione, Daniela Resinelli e Licia Piredda, che munite di guanti alcool e ovatta sanificarono letteralmente l’ambulanza prima di sistemare all’interno i pochi presidi sanitari disponibili e i farmaci di prima necessità che in gran parte conservavo in una sacca personale.
L’occasione di stare a pochi metri dall’ aereo del Papa era di quelle da non perdere, quindi decisi di portare con me anche la mia macchina fotografica con teleobiettivo che avevo nascosto dentro una borsa, prevedendo divieti e conseguenti perquisizioni. Che in effetti ci furono, ma nessuno si accorse di nulla. Fu così che dall’interno dell’ambulanza riuscii a fotografare Wojtyla che usciva dall’aereo, nonostante l’area e anche il nostro mezzo fossero letteralmente circondati da un cordone di militari.
Ad accogliere il Papa, con le altre autorità, c’era il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, allora l’Onorevole Mario Melis con un folto gruppo di autorità civili e militari.
Durante la breve cerimonia di saluto, all’interno di un hangar, vedemmo arrivare un gatto nero. Ci fu un sorriso collettivo soffocato pensando a chissà quale disgrazia sarebbe potuta accadere con quel “nefasto” segno del destino.
Terminata la cerimonia il Papa prese posto su un grosso elicottero militare per fare tappa alla miniera di Monteponi (Iglesias), per una visita storica, durante la quale incontrò i minatori e scese con loro in galleria a meno duecento metri di profondità.
Il tour dell’Isola continuò nei giorni 18 e 19 ottobre nelle province del centro nord dell’isola dove attendevano migliaia di pellegrini e devoti.
CAGLIARI 20 OTTOBRE 1985
Due giorni dopo il Papa sarebbe stato a Cagliari dove la curia aveva stampato il programma della giornata indicando “due momenti forti”.
Per noi sarebbero stati due momenti di massima allerta a causa della grande folla di pellegrini prevista: (al mattino alla Basilica di Bonaria in piazza dei Centomila e alla sera in pazza Matteotti tra il palazzo civico e l’edificio di un grande magazzino).
La mattina ci fu un grande afflusso di pellegrini bisognosi di assistenza.
Mi trovavo nel PMA fisso dentro l’Istituto Nautico e ricordo in particolare che un giovane collega che aveva soccorso una persona con un calo di pressione, inutilmente aveva chiesto alle infermiere un farmaco analettico, tonificante, capace di stimolare il battito cardiaco. Non ce n’era o l’avevamo finito. Sorridendo gli consigliai di usare le “gocce di Trendelemburg”. Il collega capì al volo ricambiando il sorriso, non esistono infatti le gocce di Trendelemburg.
Col termine di posizione di Trendelemburg – posizione anti shock si intende una semplice manovra che consiste nell’abbassare il livello della testa e tirare su gli arti inferiori. Insomma, testa in basso e gambe in alto! Aveva funzionato, così come del resto aveva funzionato alla grande e il piano, attuato davvero a tempo di record.
Trascorsa la mattina davanti alla Basilica di N.S. di Bonaria in piazza dei Centomila, al pomeriggio il Papa avrebbe parlato ai giovani dal palco allestito in centro città davanti al palazzo civico, in una piazza gremita di giovani. Passò alla storia una frase pronunciata dal Papa rivolta ai giovani:
“Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”
Nel pomeriggio ai due BUS PMA se ne aggiunse un terzo fisso ubicato nei locali di una caserma del quartiere. Mi trovavo vicinissimo alla Papa mobile, circondato da agenti in borghese e in divisa, quando notai che dalle torri dei palazzi circostanti spuntavano le canne di fucile dei tiratori scelti. Gli operatori delle ambulanze e dei tre PMA dislocate nelle strade adiacenti facevano intanto il loro lavoro.
Alla fine il bilancio dell’intera attività fu più che soddisfacente.
Durante quella giornata era stata stimata la presenza di centotrentamila pellegrini.
Circa duecento furono gli interventi per emergenze quasi tutte non gravi: per lo più malori, crisi ipoglicemiche, ipertensive, disturbi del ritmo e persino crisi “mistiche”.
Il tutto quasi sempre risolto in loco, con pochissimi trasporti verso gli ospedali.
I numeri e la storia di questo piano di “Emergenza Papale”, se così possiamo definirlo, vennero riportati nei mesi seguenti in diverse relazioni congressuali.
Insomma, le basi per un organizzato servizio di assistenza nelle emergenze sanitarie extraospedaliere erano tracciate.
Da quella esperienza per Papa Wojtyla si poteva prendere spunto per organizzare davvero un sistema di soccorso sanitario extraospedaliero moderno ed efficace come quello dei giorni nostri che si attiva con un semplice numero telefonico unico come il 112/118.
Ma per arrivare a questo risultato sarebbero passati almeno quindici anni, fatti di osservazione attenta delle realtà nazionali e straniere, e di esperimenti e attività divulgative e di ricerche scientifiche molto frequenti in tutto il territorio nazionale, fino al 1992 per il decreto che istituiva il sistema di emergenza sanitaria 118 e il decreto del 1996 per le linee guida attuative.
Dott. Piero Golino – Medico del 118
Hanno collaborato:
Andrea Coco Giornalista – Testi
Michele Golino – Immagini
Enrico Secci – Grafica