"Siria chiama Italia risponde" ma gli aiuti umanitari sono bloccati alla frontiera
La burocrazia può soffocare anche le più buone intenzioni e le migliori iniziative. E’ il rischio che sta correndo oggi “Siria chiama Italia risponde” l’iniziativa nata nelle Marche per portare aiuto e sostegno ai rifugiati e alle persone colpite dalla guerra civile siriana. Una colonna di aiuti ormai alla sua undicesima missione che vede i volontari del gruppo (coordinati da ONSUR e OSSMEI) sono infatti bloccati da 4 giorni alla frontiera fra Grecia e Turchia. Le 5 ambulanze dirette in Siria sono cariche di generi medicinali sia per adulti che per bambini. E sono soprattutto i presidi pediatrici che rischiano il deperimento, sotto il sole turco. Flebo e latte per neonati rischiano di dover essere buttati se non si muove qualcosa per far ripartire la spedizione, ferma – secondo le autorità doganali – per un cavillo burocratico. La pazienza ormai è terminata: “Si deve muovere qualcuno per farci ripartire – racconta Wasim Charaf, uno dei volontari – altrimenti il materiale rischia di deperire e i nostri sforzi rischiano di essere stati vani”.
Una cosa simile non era ancora capitata a ONSUR e OSSMEI che da più anni portano aiuto alle popolazioni in difficoltà e sono ormai “veterani” di questo tipo di missioni umanitarie. Alla spedizione, per la seconda volta, si è unita la colonna di “Un Ponte per la Siria“, iniziativa nata in Basilicata che ha prodotto un bellissimo documentario relativo agli aiuti che possono essere dati alla popolazione siriana martoriata dalle atrocità
La storia di ONSUR invece è in questo video, a favore della campagna mondiale di sostegno al popolo siriano
OSSMEI invece è la Organizzazione Siriana dei Servizi Medici e di Emergenza in Italia