Vecchie ambulanze donate ai privati come nuove

Ambulanze “riciclate”: dopo essere state donate dal 118 alle associazioni, spesso, dopo essere state sistemate, vengono rivendute al 118 come veicoli nuovi.

Sempre più spesso accade che una vecchia ambulanza dopo essere stata donata dal 118 a privati, ad associazioni, ritornino al luogo d’origine. Lo prevede la normativa.
La normativa prevede che i mezzi in dotazione da un tot di anni dall’118 e con un tot di chilometri possano essere donati alle onlus, alle associazione del volontariato o della Protezione civile che ne abbiano i requisiti e ne abbiano fatto richiesta.

Sono automezzi iper-affidabili, il cui prezzo d’acquisto, quando sono nuovi, varia dai 60 agli 80 mila euro. Motori turbodiesel, cellule sanitarie attrezzatissime e collaudate, mezzi sofisticatissimi, insomma salvavita.

Per essere utilizzati tutti i giorni dal 118 devono essere perfettamente in forma. Gomme integre,
modulo interno a prova di test crash, freni sempre oliati. Tagliandi effettuati regolarmente. Sarà
per questo che al momento di essere dismessi fanno gola. Anche se hanno già percorso oltre 250
mila km si tratta di un usato molto ricercato. Alcune associazioni fanno la fila per averli.

Ed ecco che si scopre che a decidere l’assegnazione non è una commissione, come pure ci si aspetterebbe, bensì la direzione del Dipartimento sociale. A norma di statuto applica il regolamento e sancisce il passaggio di consegne. E fin qui tutto bene. Che male c’è. Il problema è
un altro. Spesso l’ambulanza “rottamata”, cioè donata dall’118, torna ad essere utilizzata in una
postazione del 118 assegnata in convenzione ad un’associazione di volontariato. Insomma è la
stessa vettura riveduta, corretta e revisionata, solo che sulle fiancate ha un’altra scritta. Il più delle volte il numero 118 non viene neanche scollato. Torna buono per un secondo giro.
In questo modo – fa osservare un tecnico – la stessa ambulanza viene pagata due volte. O meglio acquistata una prima volta, donata e poi di fatto noleggiata alle associazioni convenzionate.

La vicenda delle ambulanze “riciclate” all’interno del 118 è arcinota. La raccontano gli ex infermieri, alcuni ancora legati alle associazioni. Su 100 ambulanze da dismettere soltanto 20 in media sono quelle che finiscono allo sfasciacarrozze. Tutte le altre sono in grado di percorrere ancora decine di migliaia di chilometri, una secondo vita.

Ci sono infermieri che, una volta in pensione, per arrotondare le loro entrate hanno ripreso a lavorare nel sottobosco del volontariato. Qualcuno ha ritrovato la sua vecchia ambulanza. E non è l’unica anomalia. Qualcuno ricorda anche la vicenda delle motoscooter donate dalla Piaggio. Mezzi nuovi di zecca, innovativi e attrezzati per il trasporto del sangue. Per anni queste moto sono rimaste a impolverarsi nell’autoparco. Qualcuno poi ha pensato di rimetterle in strada. Troppo tardi: sono Euro 1, inadatte perciò alla città. Nonostante la sosta prolungata in garage… l’amministrazione ha continuato a versare bollo e assicurazione?
Paga la Regione.

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