Chiamate di Emergenza, abbiamo un problema, ma non è il 112: pregi e difetti di una evoluzione indispensabile
Tutti contro il 112. Prima il Lazio (e abbiamo indagato LEGGI QUI), poi il Piemonte, e adesso il Trentino. Mentre il Numero Unico sta diventando prassi comune, è iniziata la battaglia per ostacolarlo in tutti i modi: Perché?
Dall’inizio dell’anno, da quando cioè il NUE112 ha iniziato la sua strada per coprire più del 75% della popolazione italiana, cè una battaglia contro il filtro alle chiamate di emergenza. A dare il via a questa polemica, che scatena giustamente grande attenzione mediatica, sono state diverse sigle sindacali, in particolare nei settori dei Vigili del Fuoco e dell’emergenza sanitaria. A coordinare lo sviluppo del 112, fra miriadi di sigle che ancora risultano poco chiare fra i professionisti dell’emergenza, c’è il Ministero dell’Interno che ha scelto da qualche anno il modello lombardo come sistema primario da portare, Regione per Regione, in tutta Italia.
Chiaramente ogni realtà locale può apporre modifiche, aggiustamenti e migliorie al modello proposto, ma non si può più cambiare il modello e la strada intrapresa. In Europa è obbligatorio avere un numero unico per le emergenze, e tutti i paesi devono attivare il 112, per un semplice motivo.
Qualunque cittadino europeo, e qualunque veicolo circolante in Europa, dovrà collegarsi a un numero di emergenza unico in caso di necessità.
L’introduzione obbligatoria dell’eCall su tutte le auto è un passo che non può essere posticipato. Entro il 31 marzo 2018 tutti i veicoli di nuova produzione in tutta Europa dovranno avere il sistema di chiamata automatica al 112 in caso di incidente. Il sistema eCall è il discrimine su cui l’Italia non può permettersi di ritardare, perché alle già ampie multe per le mancate implementazioni del 112 dal 2010, si andrebbero ad aggiungere grane notevoli.
Eppure c’è – proprio adesso – chi vorrebbe un sistema diverso, migliore, o ancora meglio un sistema che non faccia da filtro, oppure un sistema dove il filtro lo fanno Polizia-Sanitari-Vigili insieme, come nella decantata Madrid dove però i problemi ci sono stati e ci sono tuttora.
Peccato però che i problemi che abbiamo visto nel Lazio e in Trentino, con le ultime emergenze gravi, non siano dovuti a mancanze del NUE112, ma delle centrali di secondo livello.
Ed è lì che bisognerebbe intervenire tempestivamente e con sistemi tecnologici in grado di baypassare i problemi delle cosiddette PSAP2, per garantire a chi ha bisogno di assistenza d’emergenza un servizio accurato. Oggi infatti se le centrali del 115 (per esempio) non riescono a filtrare tutte le chiamate che vengono passate correttamente dal 112, il NUE piano piano va lentamente in blocco, perché i centralinisti rimangono occupati nell’attesa di una risposta dall’altro lato del telefono.
Questo diventa un problema grave se – nei 10 e passa minuti di attesa della risposta da parte del 112 di Roma e di Trento si sono verificati – il cittadino ha necessità di un intervento urgente da parte di un’ambulanza. É l’utente del 118 che viene danneggiato dalle lentezze delle altre centrali, che si dovevano (e si devono) adeguare ai tempi di risposta e di “delivery” dello strumento più rapido e veloce, non il contrario.
Il 112 infatti non può subire le lentezze e le problematiche di una centrale sottodimensionata. Perché il 112 serve per tre scopi:
- – Geolocalizzare la richiesta di emergenza (che è un problema tecnologico dai costi elevati)
- – Compilare una scheda elettronica (che è inviata a tutte le centrali competenti, non solo a quella attivata)
- – Tagliare le chiamate improprie (che facevano perdere tempo a professionisti formati su competenze specifiche)
E’ difficile pensare che le proteste dei sindacati siano dovute alla nostalgia per chiamate del tipo “mi si è rotto un tubo in cantina”, “mi son chiuso fuori casa” oppure “il mio cane è stanco, venitemi a prendermi con l’elicottero”. L’Italia ha perso anni nell’attesa di implementare il 112, e il risultato è evidente nella disparità di servizio offerto dal 118 rispetto agli altri numeri di emergenza. Al di là di importanti e seri tecnicismi, è per questo motivo che è stato scelto il modello lombardo di NUE112: perché deriva da un modello basato sulla centrale sanitaria. Il 118 infatti è stato un fiore all’occhiello coltivato con pazienza dai vari servizi sanitari, chi meglio e chi peggio, ma che ha garantito nel nostro paese tempi di intervento sanitario fra i 7 e i 20 minuti, in città capoluogo e in provincia. Un sistema che – ovviamente – è assicurato anche grazie a chi sul territorio le ambulanze ce le ha messe e le fa funzionare.
Per questo motivo le recriminazioni sindacali “non attaccano”. Alla fin fine l’impressione è che si stia usando il NUE112 come scudo per proteggersi da colpe di mancati aggiornamenti e di mancati interventi, e in alcuni casi per polemizzare continuamente con chi dovrebbe essere un collega di servizio, non un antagonista sulla scena – effimera – della carta stampata. Perché nel mondo del soccorso, tutti hanno sempre lo stesso obiettivo, i colori delle maglie, importano poco.
Mario Robusti