Francia, non chiamatele Pompieresse: la rivolta delle donne contro la storpiatura di genere dei Vigili del Fuoco
In Francia l’associazione per la valorizzazione dell’uguaglianza uomo-donna Femmes Ici et Ailleurs, collaborando con la Fédération Nationale des Sapeurs-Pompiers de France (FNSPF), ha creato una specifica dicitura per indicare i pompieri donna, declinando al femminile il nome “pompiere”. E’ scoppiata una “rivolta” social guidata proprio dalle donne: scopriamo il perché.
“Valorizzare la donna nelle professioni che sono spesso stereotipate come prettamente maschili, fra le quali quella dei Vigili del Fuoco”. Recita così l’idea di fondo di alcune associazioni per l’uguaglianza di genere, che hanno scelto di proporre come appellativo per le Vigile del Fuoco donna il sostantivo “Sapeuse-Pompière” che tradotto è letteralmente “Pompiera” o “Pompieressa”.
Certamente, se si guarda l’iniziativa da un punto di vista prettamente etico e filosofico, è un’istanza corretta. Le donne sono ormai sacrosante colonne nelle gerarchie militari, nella Polizia di Stato, nei Carabinieri, fra i piloti dell’Aeronautica e ovviamente in tante altre professioni che sono solitamente “stereotipate” come maschili: esistono associazioni di camionisti donne, per esempio.
Al lato pratico, però, il risultato di questa iniziativa è stato totalmente opposto: rabbia, contestazione e vergogna nella componente femminile dei Sapeur-Pompier, che vedono come una violenza verbale la declinazione femminile di un nome sacro nella storia del soccorso francese. “I Sapeur-Pompier sono una divisa, non un genere” hanno tuonato migliaia di donne facenti parte del glorioso Corpo dei Vigili del Fuoco transalpino.
Ma dato che siamo nell’epoca del “Petaloso” e della storpiatura accettata e anzi socialmente promossa, cosa accadrebbe se questo succedesse anche in Italia? Se tutto d’un tratto dopo “Ministra”, “Onorevola” e “soldatessa” ci trovassimo di fronte al neologismo “pompiera” , “pompieressa” o “vigilessa del fuoco”?
Potremmo tutti facilmente concordare sul fatto che questi nomi una volta pronunciati non solo suonano veramente male, ma evocano pure immagini poco serie rispetto al ruolo della donna nel mondo del soccorso e della sicurezza anticendio. Tantissime donne Vigile del Fuoco potrebbero non prendere bene la stessa inziativa qui in Italia, esattamente come hanno fatto le donne Vigile del Fuoco francesi. Più che di uguaglianza uomo-donna, non è forse questa corsa al particolarismo di genere, una scelta che rischia di ghettizzare la figura femminile con il rischio di uno “svilimento” verbale? Fino a dove possiamo spingere la femminilizzazione, senza cadere nel ridicolo?
In questo periodo in Italia centinaia di ragazze stanno cercando di superare le selezioni per entrare a far parte del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Le loro prove sono sullo stesso piano di quelle dei colleghi maschi. Perché nel mondo del soccorso non conta il sesso, ma la capacità operativa.
Infatti in Francia la proposta di cambiare il nome dei Sapeur Pompier ha scatenato l’ira di tutti: uomini, ma soprattutto donne, che si definiscono solo e semplicemente pompieri. Qualunque sia il loro sesso, non è infatti attraverso un nome che si esprime la parità di genere ma in base a quanto viene svolto sul campo, ogni giorno.
Il termine incriminato “sapeuse-pompière” secondo i francesi non solo risulta brutto da pronunciare, ridicolizzando così la professione, ma anche svilente, capace di dare un’immagine riduttiva del ruolo delle donne pompiere. Sulla cosa si è espressa anche l’Académie française che ha detto semplicemente: “Ce mot est considéré comme un barbarisme – questo sostantivo è considerato come un barbarismo”. Avrebbe risposto allo stesso modo l’Accademia della Crusca che ha approvato petaloso fra tripudi di gioia social e crisi mistiche degli insegnanti di grammatica?
E’ necessario quindi sottolineare che l’intento dell’associazione per l’equità di genere risulta totalmente sovvertito. Certamente l’attenzione sulla tematica ha portato in luce le donne che svolgono questo mestiere, ma solo per farle urlare con forza e scrivere indegnate sui social che “No, noi siamo Vigili del Fuoco, punto e basta!”.