Sfigmomanometro : misurare con precisione la pressione al paziente fa la differenza
Lo sfigmomanometro è in grado di rilevare la pressione arteriosa minima (diastolica) e quella massima (sistolica) con un meccanismo che varia a seconda del modello di apparecchio che si usa.
Gli sfigmomanometri più moderni sono quelli elettronici ma è ancora diffuso tra i medici l’uso della auscultazione dell’arteria brachiale mediante lo stetoscopio.
Sfigmomanometro, funzionamento
Il funzionamento di tale procedura è il seguente: un manicotto collegato ad un mantice viene legato intorno al braccio del paziente all’altezza del cuore (questo dettaglio è di fondamentale importanza per evitare alterazioni nella misurazione date dallo scarico dovuto alla pressione idrostatica: si cerca infatti di annullare una ipotetica altezza h dal cuore).
Tra il manicotto e il braccio è stato posto lo stetoscopio.
Pompando aria all’interno del manicotto si crea sull’arteria brachiale una pressione decisamente superiore alla massima arteriosa (120 mmHg circa).
Grazie ad un’apposita valvola il medico è in grado di abbassare gradualmente la pressione sull’arteria fino a quando non ausculta uno schiocco caratteristico dallo stetoscopio; questo schiocco coincide con la pressione arteriosa sistolica (detta anche “massima”) ed è determinato dalla ripresa del flusso del sangue che è però dotato della massima pressione.
Lo schiocco assume poi il ritmo del battito cardiaco; quando il rumore cessa totalmente significa che ora sta circolando nuovamente nella brachiale anche il sangue alla pressione arteriosa diastolica (detta anche “minima”).
Il medico legge sul manometro a quanti millimetri di mercurio coincidono questi due “rumori” ed è così in grado di determinare la pressione arteriosa del paziente.
È un errore comune dire la minima seguita dalla massima, mentre sarebbe corretto il contrario.
Generalmente, durante la misurazione, si tiene sotto controllo anche il polso radiale tramite l’indice ed il medio della mano libera (l’altra tiene la pompetta).
Tramite questa misurazione è però possibile determinare solo la massima e non la minima.
Questo perché al di sopra della massima scompaiono sia i rumori nello stetoscopio che il polso radiale, mentre sotto la minima sono solamente i rumori a scomparire.
Storia
Lo sfigmomanometro è un’apparecchiatura biomedicale inventata alla fine dell’800 dal medico italiano Scipione Riva Rocci.
L’apparecchiatura che lui ha portato al perfezionamento é lo strumento per misurare la pressione arteriosa.
Ne esistono infinite variazioni, da quando l’Europa ha proibito la produzione del modello con la colonnina di mercurio, data la pericolosità del metallo ben conosciuto con il nome di “argento vivo”.
Il prof. Riva-Rocci,una autentica gloria della nostra medicina, presentò alla stampa scientifica il suo strumento – che si sarebbe rivelato determinante per la cura di una patologia fino allora sconosciuta, l’ipertensione arteriosa – il 15 dicembre 1896 e non volle mai trarre un guadagno dalla sua invenzione, rifiutandosi di brevettarla.
Sebbene il funzionamento di questo apparecchio possa apparire relativamente semplice, la sua importanza clinica è enorme; basti pensare a quanto sia rilevante la conoscenza della pressione arteriosa di un paziente e quanto malattie come l’ipertensione siano diffuse nel mondo occidentale.
Può essere utilizzato da chiunque.
Pressione arteriosa
La pressione del sangue dipende dall’azione intermittente del cuore, dall’elasticità dei vasi sanguigni e dal tratto del sistema circolatorio considerato.
Se le pareti sanguigne fossero rigide, si avrebbe un brusco aumento di pressione che si ridurrebbe a zero ad ogni diastole.
L’elasticità delle pareti assorbe parte della pressione, restituendola fino alla diastole successiva, in tal modo non si ha mai una pressione uguale a zero.
Si ha così una pressione minima e una pressione massima.
Viene misurata in mm Hg (millimetri di mercurio) o in centimetri di acqua a seconda che si parli della pressione arteriosa o di quella venosa.
La pressione, come detto, dipende dall’elasticità delle pareti del vaso, dal volume e dalla viscosità del sangue, e soprattutto dall’energia con cui il cuore pompa il sangue.
La pressione arteriosa ha un valore massimo (pressione sistolica) che si aggira tra i 120-130 mm/Hg ed un valore minimo (pressione diastolica) tra i 70-80 mm/Hg.
Nei capillari si hanno valori nettamente inferiori, tra i 10 e i 30 mm/Hg.
Questi valori sono puramente indicativi, in quanto la pressione arteriosa è un indicatore di stati patologici dell’individuo (ipertensione, ipotensione).
Con l’età le arterie diminuiscono la propria elasticità, provocando un aumento della pressione.
La pressione arteriosa è determinata da quattro fattori:
- l’azione del cuore;
- il volume del sangue in circolazione;
- la resistenza del flusso del sangue nei vasi sanguigni;
- la viscosità del sangue.