118 ed elezioni politiche: 6 domande importanti per i soccorritori, a cui pochi hanno voluto rispondere
Per il Partito “Per una Sinistra Rivoluzionaria” ha risposto Andrea Davolo, candidato al Senato
1 – Quale ruolo ha il servizio di emergenza pre-ospedaliero italiano nella vostra politica sanitaria?
L’emergenza pre-ospedaliera rappresenta la prima linea del soccorso al cittadino, ed ha una importanza cruciale in quanto costituisce l’inizio della catena del soccorso. Riteniamo che in questo ambito vadano impiegate le migliori risorse, economiche e umane, livellando verso la massima qualità il servizio. La sanità invece è sottoposta da decenni a criminali tagli di risorse, di personale e di posti letto, che hanno creato pazienti di serie A e B, privando ampie fasce della popolazione dei servizi fondamentali e quindi del basilare diritto alla salute.
2 – Quale posizione prendete rispetto al Numero Unico NUE 112?
L’esordio del NUE 112 in Italia è stato grottesco, a causa delle numerose inefficienze, che in un ambito come questo non ci si può permettere. A pagarne le conseguenze, ovviamente, la cittadinanza, con esiti drammatici. La causa della débacle è da imputarsi soprattutto ai limiti di spesa imposti dai tagli e dai vincoli di bilancio a livello nazionale ed europeo.
L’intenzione di avere una maggiore efficienza del sistema di emergenza tramite un unico numerosi scontra con la volontà di contenere al massimo la spesa, riducendo e accorpando le C.O., utilizzando call center e centralinisti laici anziché opportunamente formati, con dilatazioni fatali dei tempi di risposta, sprechi economici per acquisti errati, inefficienze e criticità inaccettabili, col risultato di rischiare di vanificare totalmente le conquiste raggiunte dal 118 in fatto di efficienza. L’unico modo per far funzionare il nuovo sistema è quello di destinare le necessarie risorse economiche e riprogettare profondamente il sistema, con modalità e protocolli unificati a livello nazionale, mantenendo attiva la funzionalità del 118 fino a che il nuovo numero non sia perfettamente operativo. Per noi risparmiare in questo ambito è semplicemente criminale.
3 – Riformereste il mondo dei soccorsi pre-ospedalieri? Seguendo quali linee e con quale metodo ne discutereste in Conferenza Stato-Regioni?
Il soccorso pre-ospedaliero va completamente ripensato e ricostruito. Anch’esso risente dei tagli selvaggi e continui effettuati negli ultimi anni alla sanità, che mirano ad una completa privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale.
Il soccorso è già stato di fatto privatizzato, silenziosamente, smantellando progressivamente le strutture del 118, con riduzioni del personale, accorpamenti, e con la dismissione di mezzi ed equipaggi, in favore di un sistema di esternalizzazione del servizio con appalti al ribasso assegnati a contractors privati – cooperative e associazioni di volontariato -, le cui dirigenze sono attivamente corresponsabili di questo scempio.
Questo è il frutto del sistema varato 20 anni fa dal governo di centro sinistra, con la legge Bassanini e l’adozione del sistema della sussidiarietà, un enorme regalo ai privati e alle strutture cattoliche che ha permesso loro di occupare spazi sempre più grandi (a fini di lucro), mentre lo Stato, con il pretesto di tagliare gli sprechi, si deresponsabilizzava dai suoi compiti fondamentali, caricando i costi della sanità sulle spalle dei lavoratori, tagliando decine di migliaia di posti letto, chiudendo presidi e bloccando i contratti collettivi.
La nostra proposta di riforma del soccorso non può prescindere da un ribaltamento della situazione: chiediamo, oltre al raddoppio immediato dei fondi destinati alla sanità, l’abolizione di ogni forma di finanziamento alla sanità e parasanità private, in favore di un sistema sanitario pubblico, universale, gratuito e di qualità. Ne discende che il soccorso pre-ospedaliero deve tornare ad essere interamente pubblico, con una copertura realmente capillare del territorio nazionale, un incremento sostanziale di mezzi ed operatori, esclusivamente professionisti di alto profilo del SSN, opportunamente formati e assunti tramite concorsi pubblici trasparenti.
Un servizio gestito, come tutte le articolazioni della sanità, in maniera democratica dai suoi lavoratori e non dai burocrati medici delle aziende sanitarie,
A chi ci chiede dove prendere le risorse per realizzare tutto questo, rispondiamo subito che le risorse ci sono e sono ingenti, nonostante la crisi e tutto ciò che ne è conseguito: bisogna cambiarne la destinazione per le necessità reali della popolazione.
Citiamo due episodi che non lasciano dubbi: i 26 miliardi di euro trovati dal governo in 24 ore per salvare le banche venete e il MPS, e i 68 milioni di euro al giorno spesi in armamenti.
Per raggiungere questi obiettivi è necessaria la lotta organizzata di tutti gli operatori della sanità, in un quadro di mobilitazione generale dei lavoratori, in quanto nel quadro attuale ogni proposta migliorativa si scontrerebbe inesorabilmente con i vincoli di spesa (imposti sia dallo stato italiano che dalla Comunità Europea) e con l’attuale architettura del sistema di finanziamento basato su un fallimentare meccanismo di federalismo fiscale.
4 – Quale peso date alla figura dell’infermiere nel settore dell’emergenza urgenza?
L’infermiere del 118 è il fulcro dell’intervento d’emergenza, e deve essere messo in grado di svolgere al meglio la sua funzione potendo utilizzare le specifiche competenze che permettono di operare con una certa autonomia. Oggi la posizione, il ruolo e l’impiego dell’infermiere variano da regione a regione, a volte da provincia a provincia. In realtà come Parma, ad esempio, agli infermieri viene impedito di svolgere appieno la loro funzione, mentre si ingaggiano medici d’emergenza, arruolati con procedure non chiare: in questo modo i costi levitano, a carico ovviamente del contribuente. Proponiamo che ogni ambulanza abbia almeno un infermiere H24 a bordo, per garantire un superiore standard di qualità nel servizio al cittadino.
5 – Pensate di regolarizzare la figura dell’autista-soccorritore come tecnico di soccorso non specializzato?
L’autista soccorritore è una figura tanto importante per i molteplici ruoli che svolge, quanto evanescente: non ha un preciso inquadramento e non esiste come categoria professionale. La conseguenza è che il suo lavoro fondamentale non viene retribuito e tutelato come dovrebbe.
Viene costretta alla precarietà una categoria di lavoratori che al momento regge sulle proprie spalle una enorme responsabilità, condizionati nelle proprie rivendicazioni dalla presenza dei volontari.
Noi chiediamo un inquadramento contrattuale definito e la trasformazione in Tecnico di soccorso specializzato, attraverso una formazione omogenea di alto profilo con status di pubblico ufficiale, retraining e aggiornamento professionale continuo. Consideriamo il soccorso una cosa estremamente seria e per questo servono professionisti formati seriamente
6 – Come pensate di valorizzare il ruolo delle associazioni di volontariato, e cosa fareste per ridurre la piaga del lavoro nero nel mondo del soccorso sanitario, che sta dilagando per effetto di rimborsi spese poco chiari?
Il volontariato può essere una grande risorsa, tuttavia riteniamo che debba essere posto un chiaro limite al suo utilizzo, per ovvie ragioni di tutela del cittadino, che ha diritto alla massima qualità del servizio, e degli stessi lavoratori del settore. Oggi, i pochi impiegati nelle Onlus sono stati assunti solo quando assolutamente inevitabile, per garantire l’operatività del servizio e mantenere la convenzione.
Spesso l’assunzione avviene in sordina, attraverso agenzie interinali e con meccanismi clientelari, disegnando una mappa precisa dei legami organici con il potere politico locale.
In molte realtà, Parma inclusa, non esistono più da tempo mezzi del 118, ma solo mezzi convenzionati col 118. In Italia gli equipaggi sono costituiti per oltre il 70% (95% a Parma) da volontari con una formazione di appena 120 ore, come previsto da leggi create ad hoc per permettere al terzo settore l’accesso alla ricca torta delle convenzioni.
Diversamente da quanto declamato dall’ideologia del volontariato e dalla retorica dominanti, onlus e cooperative sono di fatto aziende appaltatrici necessarie per tagliare il costo del lavoro sulla pelle dei pazienti e dei lavoratori. In concorrenza tra loro, ricorrono ad ogni escamotage per conquistare gli appalti. Per stare nel budget assegnato, non si forniscono i buoni pasto, si ignorano le più elementari norme di igiene e le leggi sulla sicurezza, gli equipaggi vengono formati con chi si riesce a trovare, si saltano i cicli di riposo (e bisogna sempre ricordare che questo è un lavoro che presenta alti rischi). La realtà è che questo sistema è stato e continua ad essere il cavallo di Troia attraverso il quale privatizzare il soccorso, disponendo di un esercito di entusiasti e spesso volenterosi ma inconsapevoli lavoratori, a costo zero.
L’operaio che spontaneamente lavora gratis: il sogno di qualsiasi padrone.
Il lavoro nero non esiste solo nelle onlus create ad hoc per intercettare denaro pubblico, che pagano finti volontari con finti rimborsi, ma grazie alla confusione normativa, anche nelle onlus “vere” troviamo turni di reperibilità (chiamata ipocritamente “disponibilità”) imposti con la minaccia di sanzioni e straordinari non pagati, che diventano magicamente “volontariato”, il tutto sotto ricatto occupazionale. E chi denuncia, potrebbe non ricevere mai una risposta dalla Direzione Territoriale del Lavoro.
Inoltre, mentre le associazioni e i comitati delle città maggiori o più ricche vedono i propri dirigenti legati a doppio filo con il potere economico (che spesso fornisce mezzi, strutture e la indispensabile propaganda) e politico-religioso (per le opportune protezioni), con buona pace della sbandierata indipendenza, i piccoli presidi di provincia non riescono a fare fronte alle necessità di soccorso della popolazione, stretti tra la carenza di volontari e la mancanza di risorse umane ed economiche.
Si può iniziare a cambiare tutto questo dal 4 di marzo nell’urna, e dal 5 cominciando a costruire un lavoro politico tra i lavoratori di questo settore, che finora sono rimasti senza voce per farla finita con il disprezzo della loro dignità e il saccheggio della sanità pubblica.
Per una Sinistra Rivoluzionaria