CROCE D'ORO SAMPIERDARENA - L'ambulanza dalla doppia vita
Certo, l’impresa non appare delle più agevoli.. per certi aspetti è quasi più una ricostruzione perché se l’erba che circondava il mezzo ne nascondeva almeno in parte le magagne, una volta portata al sicuro il progetto assume fin da subito i contorni della disperazione: i “magnifici 8” coinvolti a vario titolo nella parte più strettamente operativa ( in stretto ordine alfabetico, Sergio Barabino, Maurizio Bisio, Rossano Giorgio Ferrari, Alessio Lo Monaco, Roberto Massa, Andrea Oreglia, Daniel Risso ed Aldo Sciaccaluga ) sono guidati solo dalla forza della passione, perché altrimenti – avessero dovuto usare quella della ragione – ci sarebbe stato da mollare tutto un’altra volta.. Non per nulla, se per costruire l’ambulanza a Fissore bastarono i consueti 90 giorni lavorativi, per il restauro ne sono serviti quasi 700, complice certo anche il fatto che si tratta di volontari che hanno dedicato il loro tempo al mezzo togliendolo dalle attività della vita quotidiana e senza mancare l’appuntamento con i turni in ambulanza, o di professionisti del settore che hanno però lavorato nei ritagli di tempo.
In ogni caso, la ruggine nell’arco degli anni aveva lavorato indisturbata e anzi nelle migliori condizioni possibili; aveva fatto danni praticamente ovunque, compreso l’attacco del rialzo del tetto sia all’esterno che all’interno (!), e non aveva dimenticato i fondi (ma in effetti quando mai un’auto d’epoca che è stata esposta così tanto tempo agli agenti atmosferici ha i fondi sani?), i sottoporta, i parafanghi, il portellone posteriore…praticamente tutto il corrodibile, insomma.
Ora, già con un’auto d’epoca “normale” non si può in genere andare dal concessionario sotto casa ad ordinare i ricambi mancanti, ammesso di avere la disponibilità economica per farlo: finita la produzione di un modello, i ricambi vengono prodotti ancora per qualche anno, ma poi anche questi cessano di essere realizzati ; qui, si aggiunga che alcuni pezzi erano stati costruiti ex-novo da Fissore ed ecco che entra in gioco, nel restauro, il trascurabile particolare che la carrozzeria Fissore ha chiuso i battenti nel 1984.
Di conseguenza non sarebbe stato possibile accedere ad un ipotetico magazzino ricambi, anche ammesso che in azienda vi fossero state delle rimanenze di magazzino.
Ma se le cose devono girare nel verso giusto, lo fanno: ed è accaduto quando, nella ricerca dei particolari mancanti, Aldo Sciaccaluga, appassionato collezionista di vecchie ambulanze a sua volta, si è imbattuto nella Floricoltura Musante a Nervi. Ebbene , qui il proprietario – che ha avuto negli anni alcuni 900 come mezzi di servizio e ne ha mantenuti un paio – ha donato (sì, esatto, avete letto bene, donato!) molti particolari di difficile reperibilità, e che anche a riuscire a scovarli nei mercatini specializzati si sarebbe rischiato lo svenamento economico. Ed invece, grazie a questo benefattore, ecco arrivare senza colpo ferire, tra gli altri, i sedili, le portiere, la pompa dell’acqua. Certo, bisogna lavorarci: il portellone posteriore, per esempio, che a prima vista appare identico a quello del furgone a tetto alto di serie, è in realtà più ampio di questo, perché Fissore per consentire una più agevole entrata della barella aveva allungato l’apertura verso il basso di qualche centimetro….quei centimetri che mancavano al pezzo di ricambio fortunosamente recuperato, che era oltretutto di una versione a tetto basso.
Quindi, il battilastra Stefano Musante, nella sua carrozzeria a Rapallo, ha dovuto ampliarlo nelle due direzioni con riporti di lamiera, fino a raggiungere le dimensioni della luce di accesso al vano sanitario. Facile? Come no, basta sbagliare di pochi millimetri, ed il portellone non si chiuderà mai, oppure rimarrà una luce da cui passerà di tutto…
Sono stati quindi ricostruiti tutti quei lamierati che definire corrosi sarebbe un garbato eufemismo, e raddrizzate le parti che avevano meglio resistito, il tutto non prima di avere riportato alla nuda lamiera il mezzo. Al termine delle operazioni, la carrozzeria Musante ha verniciato il mezzo e poi lo ha rimontato eccezion fatta per i vetri, dei quali fino a quel momento mancavano le guarnizioni.
Una volta fatto questo, mentre la tappezzeria Sitolin di Cornigliano sistemava le stoffe dei sedili e del rivestimento del tetto, Aldo Sciaccaluga – “in prestito” dalla associazione G.A.U. di Struppa per l’occasione – ha provveduto a rimontare la sirena, i lampeggiatori ed il brandeggiabile al loro posto. Suo cognato Bruno Solaini, titolare della omonima officina, si è invece assunto il compito di badare alla parte meccanica, il che ha significato oltre ad uno scontato controllo e ripristino del motore, la sostituzione dei sincronizzatori del cambio; quella della pompa dei freni, dei cilindretti – ormai andati – e delle tubazioni dello stesso impianto; la sistemazione dell’avantreno, con il cambio dei cuscinetti delle ruote anteriori. Ma non è mancato nemmeno l’apporto di un falegname, in particolare della falegnameria Giorgi, in Via Bavari sempre a Genova, che ha ricostruito la fòrmica bianca dei rivestimenti interni.
Una volta recuperate le guarnizioni dei vetri, la carrozzeria Busalla ha rimontato questi ultimi particolari e lucidato la macchina prima della consegna alla Croce d’Oro. Dopo oltre un anno e mezzo di amorevoli cure, il 900T è pressoché identico a come era 38 anni prima. Ma manca ancora una cosa, la “O” di Giotto: e badate bene che non è un modo di dire, ma la pura realtà. Per i volontari moderni, cresciuti a pane e computer, la realizzazione delle scritte non è altro che un lavoro di stampa delle stesse su specifici adesivi la cui posa in opera è – nella stragrande maggioranza dei casi – cosa abbastanza semplice. Ma nel 1979 i computer, semplicemente, non esistevano: esistevano gli uomini, o meglio in questo campo esistevano gli Artisti che con la loro capacità riuscivano a riprodurre ogni sorta di scritta o marchio su quasi ogni superficie. Ed allora, Rossano Giorgio Ferrari, che quasi 40 anni prima aveva realizzato il marchio della Croce d’Oro sulle portiere del 900T ha concesso il bis, ed armato di vernice e pennelli di varie sezioni ha di nuovo dipinto quello stesso marchio, con identico stupefacente risultato.
Rimontata infine la sua targa GE 734274 che per fortuna non è mai andata persa, il “nuovo” 900T ha avuto il suo secondo battesimo il 24 Settembre 2017, pronta ad affrontare la nuova vita, fatta stavolta però di tranquillità, cioè di mostre, di sfilate, di manifestazioni. Niente a che vedere con la prima, con gli strapazzi, gli stress, i turni gravosi, come è giusto che sia per un’ auto di 39 anni. E’, ora, il testimone di un’epoca che da un lato non è ancora lontanissima nel tempo (per cui molti di quelli che l’hanno guidata ed utilizzata la ricordano e ne ricordano gli aneddoti), ma un’epoca comunque già assai diversa da quella che oggi viviamo.